Skip to content

cina russia

Putin e Xi alla testa dei BRICS lanciano il loro “contro G7” per un nuovo ordine mondiale

 In Russia Putin ha riunito i leader di 36 Paesi per mostrare che non è isolato. Con l’alleato cinese Xi Jinping ha parlato di Ucraina e di un ordine finanziario, basato sul dollaro, per arginare le sanzioni.  Oggi i lavori del summit Brics a Kazan entreranno nel vivo e i due presidenti puntano sui “Paesi scontenti” per costruire un “nuovo ordine mondiale”

Mentre da noi si “festeggiano” i due anni del governo di Giorgia Meloni, a Karzan,  sulle rive del fiume Volga, c’è una parte del mondo che prova a lanciare una sfida all’Occidente. Sono i BRICS, il club fondato da Brasile, Russia, India e Cina, a cui si è aggiunto presto il Sudafrica. Sono i cosiddetti paesi emergenti, tra questi anche l’Iran, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto. A volerli guidare è una partnership strategica tra Pechino e Mosca, con  Putin, presidente di turno dei BRICS, pronto a prendersi la sua rivincita di fronte al mondo occidentale che lo vorrebbe isolato e sconfitto.

LA RIVINCITA DI PUNTIN: “NUOVO ORDINE FINANZIARIO”

Lo scrive bene Antonella Scott, corrispondente da Mosca per il Sole24Ore: “Per Putin è un’occasione irripetibile per dimostrare il fallimento, fin qui, delle sanzioni occidentali che avrebbero dovuto togliere ossigeno all’economia russa, privandola di partner; mentre per proteggersi da ulteriori rischi nel futuro, il presidente russo intende mettere in campo iniziative con cui costruire un ordine finanziario ed economico mondiale alternativo a quello attuale, basato sul dollaro. In modo da poter riprendere a scambiare merci e valute senza dover sottostare alle sanzioni, permettendo alle banche commerciali di “parlarsi” anche al di fuori del circuito Swift e senza mettere a rischio i partner”.

GLI STATI “CANAGLIA” INSIEME PER UN “CONTRO G7”

E’ un passaggio delicato questo perché di fatto Vladimir Putin insieme a Xi Jinping come riporta il Corriere della Sera sta aprendo un “contro G7” e sta provando a tirare verso di se tutti quegli stati, un tempo definiti “canaglia” che per un motivo o per un altro sono nella black list occidentale. Lo riporta Federico Fubini nella sua analisi per il quotidiano milanese: “Dodici miliardi di dollari all’Iran nel 1979, 24 miliardi alla Repubblica popolare democratica della Corea nel 2005, 168 miliardi alla Banca di Libia e al Fondo d’investimento libico nel 2011, circa 14 miliardi alla Siria nel 2014, 100-120 miliardi all’Iran nel 2018, 31 tonnellate d’oro e 342 milioni di dollari al Venezuela nel 2018-2019, circa sette miliardi all’Afghanistan nel 2021 e 300 miliardi alla Russia nel 2022”.  Sono tutte le “sanzioni” che potrebbero far unire questa parte del mondo contro l’Occidente.

UN FORUM IN ESPANSIONE ANCHE CON IL SUD DEL MONDO

Il vertice di Karzan forse non arriverà fino a questo punto ma rimane il forte messaggio politico di un forum in piena espansione, polo di attrazione per tanti Paesi del «Sud globale» che non accettano una governance mondiale a immagine e somiglianza degli Usa e dell’Occidente, deciso, sono le parole del leader cinese riportate da Repubblica, a diventare “pilastro per promuovere una multipolarità globale equa e ordinata”. Per il presidente cinese Xi l’obiettivo “è dettare legge, in un mondo dove gli attori si moltiplicano” come scrive su Avvenire, Marta Ottaviani. “Il Dragone ci spera, il Cremlino anela. E quella fra di Mosca e Pechino somiglia sempre più a una diarchia, dove i rapporti, però, sono alla pari sono in apparenza. In realtà è sudditanza. A Xi Jinping. Cui tutto torna utile pur realizzare il suo disegno. Se non fosse che deve ancora fare i conti con una parte di mondo – nel nuovo “ordine multipolare” – dove non è affatto detto che tutti siano pronti ad accogliere i suoi piani. Anzi”.

OCCHI PUNTATI SULL’INDIA, PAESE MEDIATORE DI INTERESSI

Già perché anche se Putin ha in mente una sua strategia e Xi vuol dimostrare che la Cina è ancora l’economia che traina il mondo, i Paesi BRICS sono molto eterogenei e a volte hanno interessi contrastanti.  “L’India è in stretti rapporti sia con gli Stati Uniti sia con Mosca, da cui importa armi ma anche grandi quantità di petrolio a prezzo scontato” scrive Giuseppe Agliastro su la Stampa “E, come la Cina, cerca di proporsi come possibile mediatrice per mettere fine alla guerra in Ucraina”. Così il  premier indiano Narendra Modi dopo aver abbracciato Putin ha dichiarato «Sosteniamo totalmente gli sforzi per ripristinare rapidamente la pace e la stabilità» e nei prossimi giorni dovrebbe incontrare anche Erdogan, il presidente della Turchia, che non esclude un proprio ingresso nel gruppo delle economie “emergenti”, e probabilmente anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Cosi potrebbe essere proprio l’India a “mediare” tra gli interessi dell’Occidente e le mire dei BRICS alla ricerca di un “ordine globale” che magari sia meno conflittuale. 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su