La Commissione Ue vuole vederci chiaro sulla partnership tra Microsoft e Open AI e sull’investimento da 13 miliardi di dollari che potrebbe distorcere la concorrenza
Microsoft ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI, la società che ha lanciato ChatGPT. Questo maxi-investimento è finito sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea che vuole verificare se sia in linea con il regolamento Ue sulle concentrazioni. Un’iniziativa che potrebbe portare a un’indagine formale.
LE INDAGINI DELLA COMMISSIONE UE SUL MERCATO DIGITALE E DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Le verifiche dell’esecutivo comunitario sulla partnership tra Microsoft e OpenAI fa parte di un’indagine a più ampio raggio. La Commissione ha iniziato a esaminare alcuni degli accordi conclusi tra le Big Tech del mercato digitale e dagli sviluppatori di intelligenza artificiale generativa. L’obiettivo dell’esecutivo comunitario studiare le conseguenze di queste partnership sulle dinamiche di mercato.Nell’ambito di queste iniziative, la Commissione ha pubblicato due inviti “a presentare contributi sulla concorrenza nei mondi virtuali e sull’intelligenza artificiale generativa e ha inviato richieste di informazioni a diversi grandi attori digitali”, come ha scritto la Commissione in una nota.
La Commissione ha inviato richieste di informazioni ad altre grandi aziende del settore digitale. “Tutte le parti interessate sono invitate a condividere la loro esperienza e fornire un feedback sul livello di concorrenza nel contesto dei mondi virtuali e dell’IA generativa, e le loro intuizioni su come la legge sulla concorrenza può aiutare a garantire che questi nuovi mercati rimangano competitivi – si legge nella nota -. La Commissione europea esaminerà attentamente tutti i contributi ricevuti attraverso gli inviti a presentare contributi”.
LE INDAGINI DELL’AUTORITÀ BRITANNICA PER LA CONCORRENZA SULLA PARTNERSHIP OPEN AI – MICROSOFT
Il Financial Times ricorda che a investigare sulla partnership Microsoft – Open AI ci sono anche le autorità di regolamentazione della concorrenza di Stati Uniti e Regno Unito. Il mese scorso, l’Autorità britannica per la concorrenza e i mercati è stata il primo organo di controllo della concorrenza a esaminare l’accordo tra le due Big Tech. L’autorità ha aperto l’indagine quando l’amministratore delegato Sam Altman di Open AI è stato prima estromesso dal consiglio di amministrazione e poi reintegrato su pressione di Microsoft. Come scrive la CNBC la Competition and Markets Authority inglese sta valutando se la partecipazione di Microsoft nell’intelligenza artificiale abbia creato una “situazione di fusione rilevante”, citando “una serie di sviluppi nella governance di OpenAI, alcuni dei quali hanno coinvolto Microsoft” come principale fonte di preoccupazione. Inoltre, secondo Bloomberg News, anche la Federal Trade Commission degli Stati Uniti sta valutando l’operazione.
PARTNERSHIP OPEN AI – MICROSOFT: UN’INDAGINE COMPLESSA
L’iniziativa della Commissione Ue è solo un primo passo ma se trovasse “prove” sufficienti per l’ostacolo alla concorrenza la Commissione potrebbe avviare una vera indagine antitrust. Tuttavia, come sottolinea il Financial Times, le indagini sulla partnership tra Microsoft e OpenAI potrebbero essere particolarmente complesse. “Nonostante la promessa di investire miliardi di dollari nell’infrastruttura IT come “fornitore cloud esclusivo” di OpenAI – si legge sul quotidiano britannico -, Microsoft non possiede alcuna partecipazione azionaria nella società di intelligenza artificiale. Ha invece diritto a una quota limitata dei suoi profitti”.
Questo complica il lavoro della Commissione che sta esaminando alcuni degli accordi conclusi tra i player del mercato digitale e i fornitori di intelligenza artificiale generativa. Inoltre, i contorni degli accordi tra Microsoft e OpenAI non sono noti. “Sebbene i dettagli del nostro accordo rimangano confidenziali – ha affermato Frank Shaw, Chief Communications Officer di Microsoft -, è importante notare che Microsoft non possiede alcuna parte di OpenAI e ha semplicemente il diritto di condividere la distribuzione degli utili”.
L’ACCESSO DELLE START-UP INFLECTION, COHERE, ANTHROPIC E MISTRAL ALLE RISORSE DI CLOUD COMPUTING E AI CHIP AD ALTE PRESTAZIONI
“Start-up come Inflection, Cohere, Anthropic e Mistral – si legge nel Financial Times – hanno cercato l’accesso alle vaste risorse di cloud computing e ai chip ad alte prestazioni necessari per creare modelli linguistici di grandi dimensioni, i sistemi che sostengono gli strumenti di intelligenza artificiale generativa in grado di creare prosa e codice simili a quelli umani o immagini realistiche. Nell’ultimo anno, Google e Amazon hanno fatto investimenti multimiliardari su società private di intelligenza artificiale come Anthropic. Anche Microsoft è un sostenitore di Inflection, mentre il produttore di chip Nvidia ha effettuato una serie di investimenti in start-up di intelligenza artificiale”.
LA VISITA DELLA COMMISSARIA EUROPEA ALLA CONCORRENZA VESTAGER ALLA SILICON VALLEY
Intanto la mossa di Bruxelles cade nella settimana in cui la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager va in visita nella Silicon Valley per incontrare i dirigenti delle principali Big Tech statunitensi, tra i quali, come scrive Reuters, anche rappresentanti di OpenAI. “Invitiamo aziende ed esperti a parlarci di eventuali problemi di concorrenza che potrebbero esserci in questi settori – ha detto la Commissaria Vestager -. Monitoriamo allo stesso tempo da vicino le partnership sull’intelligenza artificiale per garantire che non distorcano indebitamente le dinamiche del mercato”.
LE RICHIESTE DELLA SOCIETÀ CIVILE ALLA COMPETITION AND MARKETS AUTHORITY INGLESE
Intanto un gruppo di organizzazioni della società civile, tra cui l’Irish Council for Civil Liberties, Article 19, Foxglove e Mozilla Foundation, ha presentato opinioni e domande che dovrebbero essere incluse nell’indagine della Competition and Markets Authority inglese. Tra i punti su cui fare chiarezza ci sono anche “l’indipendenza operativa e strategica di OpenAI” e “l’accesso esclusivo di Microsoft” ponendo anche l’attenzione sull’impatto che una potenziale acquisizione della società di San Francisco da parte di quella di Redmond potrebbe avere sul mercato britannico.