Protesta di massa nella capitale serba, al centro delle accuse: corruzione, controllo sui media e crescente deriva autoritaria del governo guidato da Aleksandar Vucic
E’ stata sicuramente delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni: una folla oceanica ha riempito le strade di Belgrado, scesa in piazza contro il governo serbo e il presidente Aleksandar Vucic. Secondo l’organizzazione indipendente Arhiv javnih skupova, tra le 275.000 e le 325.000 persone hanno partecipato alla protesta, un numero ben superiore ai 100mila manifestanti stimati dalle autorità governative.
LE CAUSE DELLA PROTESTA DI BELGRADO
La mobilitazione, nata inizialmente come una protesta studentesca, si è progressivamente allargata coinvolgendo lavoratori, movimenti politici e semplici cittadini, accomunati da un diffuso malcontento. Al centro delle accuse vi sono la corruzione, il controllo sui media e la crescente “deriva autoritaria del governo”. Ma il punto di rottura è stato il crollo della stazione di Novi Sad, avvenuto il 1° novembre scorso, che ha causato la morte di 15 persone. Un disastro che molti attribuiscono all’incuria e alla corruzione della classe dirigente.
Fin dal mattino i manifestanti si sono mossi da diversi punti della città per convergere verso il Parlamento e Piazza Slavija, epicentro della protesta. Bandiere serbe, striscioni e cartelli con la scritta “La corruzione uccide” hanno colorato la marcia, mentre il fragore di fischietti e vuvuzelas ha accompagnato slogan contro il governo. Uno dei cori più ripetuti, “Pumpaj, Pumpaj” (Pompa, Pompa), è ormai diventato il simbolo della protesta, a indicare la volontà di mantenere alta la pressione sulle istituzioni.
La giornata è stata segnata anche da momenti di tensione. Il parco Pionirski, vicino al Parlamento, è presidiato da studenti filogovernativi, che dal 6 marzo hanno allestito un accampamento per contrastare le proteste. Secondo testimoni, tra loro ci sarebbero anche ultranazionalisti e veterani delle guerre balcaniche, creando un clima di forte contrapposizione. Venerdì sera e durante la manifestazione si sono verificati lanci di pietre e bottiglie, danneggiando i trattori usati a protezione del parco.
IL BILANCIO DEGLI SCONTRI
Il presidente Vucic ha parlato in serata dei disordini, riferendo che 56 persone sono rimaste ferite, sebbene nessuna in modo grave. Ha inoltre annunciato 22 arresti per aggressioni alla polizia e atti di violenza. “La protesta è stata caratterizzata da un’enorme e negativa energia, ma non ci sono stati morti né feriti gravi”, ha dichiarato, elogiando il comportamento della polizia, che non ha usato manganelli nonostante le provocazioni. Uno dei momenti più critici si è registrato in Piazza Nikola Pasic, dove una persona è stata violentemente picchiata, ma secondo le autorità non è in pericolo di vita.
VUCIC: “PRONTO A UNA VERIFICA DI LEGITTIMITA'”
Di fronte alla massiccia mobilitazione, Vucic ha dichiarato di essere disposto “a una verifica della sua legittimità”, tramite elezioni anticipate o un referendum, entro tre, quattro o cinque mesi. “Io penso che la legittimità sia qualcosa di cruciale, ma ho l’impressione che loro (gli oppositori, ndr) non siano in grado di leggere i sondaggi più semplici. Io sono sempre pronto ad andare loro incontro”, ha osservato. Vucic ha vinto per due volte consecutive le presidenziali al primo turno e, stando a tutti sondaggi dei principali istituti demoscopici del Paese, gode di percentuali di consenso popolare molto alti. Ai suoi critici e oppositori, ha affermato, ha sempre offerto il dialogo dicendosi disposto a parlare di tutto e con tutti, ma per avviare un dialogo bisogna essere in due, e dall’altra parte non è mai giunta disponibilità a farlo.
QUALE FUTURO PER LA SERBIA?
La Serbia sta vivendo senza dubbio un momento cruciale che ultimemamente si è acuito. Le prossime settimane saranno decisive: il presidente manterrà la promessa di una verifica elettorale? Le proteste continueranno con la stessa intensità? O, come già accaduto in passato, il dissenso verrà assorbito senza portare a reali cambiamenti? Di certo, dopo ieri qualcosa è cambiato o, meglio, si è manifestato: la mobilitazione di Belgrado ha dimostrato che una parte significativa della popolazione non intende più rimanere in silenzio.