L’incontro, che inizialmente avrebbe dovuto avere come sede Roma, dovrebbe svolgersi, di nuovo, in Oman. Al momento la Farnesina non può né confermare né smentire
Il secondo round negoziale tra Stati Uniti e Iran resta in Oman. A confermare che il secondo incontro sul nucleare si sarebbe tenuto a Roma era stato il ministro degli esteri Antonio Tajani. “Abbiamo ricevuto la richiesta da parte delle parti interessate e da parte dell’Oman che svolge il ruolo di mediatore e abbiamo dato una risposta positiva”.
Questo era vero fino alla mezzanotte di ieri quando dall’Oman è arrivata la notizia che anche la nuova puntata dei negoziati tra Usa e Iran si terranno a Muscat.
A smentire il ministro Tajani l’agenzia statale iraniana Irna che, attraverso la voce del portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran, Esmaeil Baqaei, ha dichiarato che “a seguito di consultazioni, è stato deciso di tenere il prossimo round di colloqui nella capitale dell’Oman il 20 aprile”.
FARNESINA: “NON CONFERMIAMO E NON SMENTIAMO”
La Farnesina, che ieri aveva detto a Policymakermag che il ruolo dell’Italia era stato quello di “facilitatore politico dell’incontro” e che Roma aveva “risposto positivamente alla richiesta di ospitare l’incontro”, oggi dice che la notizia “non può essere né confermata e né smentita”.
DA DIALOGO MEDIATO A DIALOGO DIRETTO
Cambia (forse) la sede ma non dovrebbe cambiare la formula. Nel corso del secondo round le due delegazioni dovrebbero passare da un formato incrociato (dialogo delle due parti con il moderatore) al formato “diretto”, con le delegazioni riunite nella stessa stanza.
LE CRITICHE RELAZIONI TRA IRAN E USA
Stati Uniti e Iran hanno interrotto le relazioni diplomatiche dal 1980, anno in cui gli studenti fedeli all’ayatollah Khomeini attaccarono l’ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio parte del corpo diplomatico. Un primo riavvicinamento ci fu durante la Presidenza Obama, nel 2015 venne siglato un accordo sul nucleare dal quale gli Usa uscirono nel 2018 per decisione di Donald Trump che riteneva l’intesa per impedire a Teheran di ottenere un’arma nucleare troppo debole. Dal 2018, il programma nucleare iraniano ha compiuto passi importanti, con l’arricchimento dell’uranio al 60%, facendo aumentare le probabilità che si possa dotare della bomba atomica.
ACCORDO NUCLEARE USA – IRAN: L’ATTENZIONE DELL’EUROPA
Ebrahim Rezaei, portavoce della Commissione per la Sicurezza Nazionale e la Politica Estera del Parlamento, aveva detto che il secondo round di colloqui tra Iran e Stati Uniti si sarebbe dovuto tenere “in un Paese europeo con la mediazione dell’Oman”. L’incontro dovrebbe essere il primo passo per avviare discussioni per definire “un quadro generale di un accordo futuro”. Una prospettiva interessante, capace di solleticare l’attenzione di Francia, Gran Bretagna e Germania. “Saremo vigili, insieme ai nostri amici e partner britannici e tedeschi – ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot –, per garantire che tutti i negoziati (USA-Iran) che dovessero aver luogo rispettino i nostri interessi di sicurezza per quanto riguarda il programma nucleare iraniano”.
LA GIRANDOLA DI NOMI (E PAESI) INTERESSATI ALL’ACCORDO SUL NUCLEARE TRA USA E IRAN
In ogni caso, a prescindere dalla sede dell’incontro, la partita diplomatica chiama in causa molteplici attori. Dopo i colloqui in Oman Witkoff ha informato il ministro israeliano per gli Affari Strategici, Ron Dermer, con Israele che resta scettico su un accordo, e diversi funzionari degli Stati del Golfo. Il ministro Araghchi ha sentito i suoi omologhi di Qatar, Kuwait ed Egitto.
Intanto, mercoledì prossimo, l’Onu invierà a Teheran il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Raphael Grossi, che dovrebbe affrontare il tema delle attività di monitoraggio e verifica negli impianti nucleari iraniani.
WITKOFF E ARAGHCHI, RAPPRESENTATI DI USA E IRAN NEI NEGOZIATI DI MUSCAT (OMAN)
Il primo round si è svolto lo scorso 12 aprile a Muscat, capitale del sultanato dell’Oman alla presenza del ministro degli Esteri omanita, Badr bin Hamad al-Busaidi, che ha svolto il ruolo di mediatore.
La Casa Bianca, rappresentata dall’inviato speciale Steve Witkoff, ha definito i colloqui con l’Iran “molto positivi e costruttivi”. A rappresentare l’Iran il ministro degli esteri Abbas Araghchi.
Witkoff ha dichiarato di aver ricevuto “istruzioni da Trump per risolvere le differenze fra i due paesi tramite il dialogo e la diplomazia, se possibile. Questi temi sono molto complicati e la comunicazione diretta dell’inviato speciale Witkoff di oggi è un passo in avanti nel raggiungere un risultato che porta benefici”. Il vertice di Muscat ha riguardato “la riduzione delle tensioni regionali, lo scambio di prigionieri e accordi limitati per allentare le sanzioni imposte all’Iran, in cambio del controllo del programma nucleare di Teheran”.
DA TRUMP “NO” ALLE ARMI NUCLEARI IRANIANE
Resta ferma la posizione statunitense sul “no” al nucleare per il paese persiano. “Voglio che l’Iran sia un Paese felice, ma non può avere armi nucleari”, ha detto Trump, in partenza verso Mar-a-Lago per il weekend, aveva sintetizzato: “Teheran ha preferito rimanere sul vago, pubblicando sulla tv di Stato un video con la dichiarazione di Araqchi: “La nostra intenzione è di raggiungere un accordo equo e onorevole da una posizione paritaria, si spera che ci sia la possibilità di un’intesa iniziale che porti a un percorso di negoziati”.