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Le Pen

“Le Pen abbandoni il nazionalismo per arrivare all’Eliseo”. Parla l’on. Rotondi

Il Rassemblement national esce sconfitto dal confronto elettorale, che vede il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella arrivare terzo dietro il Nuovo Fronte Popolare e Ensemble. Ne abbiamo parlato con l’on. Gianfranco Rotondi, leader della Democrazia Cristiana con Rotondi.

Le elezioni legislative francesi hanno incoronato il Nuovo Fronte Popolare, l’alleanza delle forze progressiste e radicali, primo gruppo parlamentare con 182 seggi. A seguire Ensemble, la coalizione centrista di Macron con 168 seggi, e, solo in terza posizione, il Rassemblement National alleato con i repubblicani di Eric Ciotti con 143 seggi. Risultati che ribaltano quanto emerso nel corso del primo turno elettorale quando il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella sembrava a un passo dal raccogliere lo scettro della vittoria che rincorre da più di 20 anni.

Degli inciampi del Rassemblement National e del risultato delle elezioni francesi ne abbiamo parlato con Gianfranco Rotondi, deputato di Fratelli d’Italia e leader della Democrazia Cristiana con Rotondi.

Le elezioni francesi hanno restituito un quadro partitico frammentato. Come faranno a collaborare, da posizioni molto distati, il Nuovo Fronte Popolare ed Ensemble? Il minimo comun denominatore del contrasto al RN basterà a fare da collante?

I governi di salute pubblica raramente sono durevoli ed efficaci. In questo caso,poi, la base dell’intesa è ancor più labile perché fondata sull’ antagonismo con la Le Pen.

In una recente intervista sul Foglio lei ha raccontato di aver ricevuto una delegazione di RN con cui ha interloquito della costruzione della relazione tra centro moderato e destra. È quella la strada per vincere le elezioni?

Si. Mi pare che la Le Pen sia la prima ad aver capito questo fatto. Mi sembra pure che lei abbia avviato un percorso immaginando che potesse maturare entro le elezioni presidenziali. Evidentemente le elezioni anticipate hanno colto di sorpresa il Fronte nazionale in mezzo al guado. Era del resto l’obiettivo di Macron.

In termini di elaborazione culturale, secondo lei quali e quanti sono i passi che il RN dovrà compiere per convincere anche gli elettori più moderati?

La cultura non porta voti ma è la base di ogni progetto politico: quale è la cultura di riferimento della nuova destra francese? Più velocemente la Le Pen allontana i fantasmi nazionalisti, più probabilmente potrà centrare l’obiettivo dell’Eliseo. Io modestamente ho suggerito agli amici del Fronte nazionale di richiamarsi al pensiero sociale cristiano, che in Francia ha radici profondissime, si pensi a Maritain.

Sul nostro giornale il prof. De Sio (direttore del CISE – Centro Italiano di Studi Elettorali) ha detto che la frammentazione del sistema partitico francese è stata causata proprio alla nascita di un soggetto politico di centro moderato come En Marche!. Lei cosa ne pensa?

In effetti si. Il tradizionale bipolarismo francese era costituito da gollisti e socialisti, Macron ha mescolato gli eserciti provocando una radicalizzazione a destra.

Perché nel nostro Paese, che ha avuto un grande e importante partito di centro moderato, stenta a decollare un soggetto politico e partitico dichiaratamente di centro-liberale?

Perché il centro liberale in Italia aveva l’un per cento. Di centro liberale parlò all’inizio Berlusconi, poi si rese conto che i suoi elettori erano democristiani, e non ne parlò più.

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