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La svolta militare dell’economia europea

Perché costruire nuovi armi? Che ruolo hanno l’Ue e la Nato? Questioni e riflessioni scomode di Riccardo Pennisi per Aspenia online sulla svolta europea verso un’economia di guerra

L’Unione europea va dritta verso l’economia di guerra. Ma intanto, ecco alcune questioni scomode su cui almeno riflettere.

1. Priorità. Lo sappiamo bene, sia l’Ue che gli Stati stanno cancellando o rinviando molti degli impegni assunti sulla transizione ecologica ed energetica. Invece, le risorse (pubbliche) per la militarizzazione delle politiche europee si trovano eccome.

2. Strategia. Perché costruire armi: perché Putin sta per invaderci? Perché la Russia potrebbe reagire all’ingresso nell’UE di Ucraina, Moldavia, Serbia o Georgia? Perché ne abbiamo poche? Oppure per dissuasione e deterrenza? Sarebbe bello discuterne. Ma dove? E con chi?

3. Democrazia. Appunto: il tutto avviene senza che ci siano attori politici che possano dichiararsi “responsabili” di queste decisioni. La Commissione ci mette la faccia, organo “tecnico”. Il resto accade dietro le quinte, senza possibilità di controllo, sanzione, consenso.

4. Diplomazia. L’industria europea degli armamenti costruirà armi per la NATO o per la UE? Le due istituzioni, ormai, quasi coincidono. Ma dato che l’Unione non ha ancora una politica estera comune, né una di difesa comune, quel ruolo è ricoperto dall’Alleanza Atlantica?

5. Geopolitica. E’ una svolta che conferma il nuovo baricentro dell’Unione tra Germania & frugali, Scandinavia, Baltici e Polonia. La stessa alleanza “geografica” che al di là delle etichette ideologiche affonda le ipotesi di bilancio comune, spesa sociale e condivisione del debito europeo.

6. Cultura. Nei Paesi baltici e nell’Europa protestante c’è da anni un militarismo di ritorno. Precedente all’invasione dell’Ucraina. Dovremmo essere più consapevoli di ciò che si agita in quei paesi, al di là dei luoghi comuni: da anni si preparano alla guerra.

7. Germania. Il mantenimento del consenso liberal-democratico in Germania è un problemone per l’Europa. La crisi dell’industria tedesca (già avviata in vari campi) può aprire le porte a derive di tipo trumpiano, insomma, hanno già i para-nazisti al 20%… La Germania, comunque, sopravvivrebbe; l’Europa come la conosciamo no. Le sue classi dirigenti hanno deciso che produrre armi è un modo per tenere in piedi quell’industria vitale per mezzo continente.

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