Un piano, articolato in sette step, per arrivare a una vera europa della difesa. Il PPE prova a indicare la strada a un’Europa disorientata dall’attivismo del presidente Usa Donald Trump
Il pericolo numero uno dell’Europa nell’era Trump è quello dell’irrilevanza. L’attivismo in politica estera del presidente degli Stati Uniti rischia di mandare a monte (quasi) tre anni di vicinanza e sostegno, morale e materiale, dell’Unione europea all’Ucraina, vittima dell’aggressione russa.
PPE: IN UCRAINA UNA PACE GIUSTA CHE GARANTISCA SICUREZZA E LIBERTÀ IN EUROPA
Arrivare alla pace è l’obiettivo di tutte le parti in causa, non solo di Donald Trump, ma i leader europei spingono per una pace giusta che sappia riconoscere le legittime richieste dell’Ucraina. “Abbiamo bisogno di una pace giusta e duratura che garantisca sicurezza e libertà per l’Europa nel lungo periodo”. A dirlo sono i parlamentari del PPE che, dopo il vertice di Parigi, si sono riuniti in via straordinaria, in videoconferenza, per provare a dettare la linea a un’Europa disorientata dal cambio di rotta del nuovo inquilino della Casa Bianca. Il multilateralismo non esiste più, Donald Trump alza la cornetta si fa passare il Cremlino. “Qualsiasi futuro assetto di pace deve rispettare la sovranità dell’Ucraina ed essere concordato con l’Ucraina stessa. Nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina, nulla sull’Europa senza l’Europa”, ribadiscono i parlamentati azzurri.
PPE: OGNI STATO MEMBRO DOVREBBE INTENSIFICARE L’INVIO DI ARMI PER LA DIFESA DELL’UCRAINA
Nel suo documento il Ppe stila la lista delle priorità per l’Unione europea e parte dalla più importante: il sostegno all’Ucraina. Supportare un paese aggredito, senza scendere materialmente in campo al suo fianco, significa, anche, rifornirlo di armi. “Per rafforzare il potere negoziale dell’Ucraina, ogni Stato membro dell’UE dovrebbe, in base alle proprie capacità, considerare l’intensificazione delle forniture di armi, in particolare di equipaggiamenti altamente avanzati, nel rispetto delle politiche nazionali di sicurezza e difesa”.
GLI INTERESSI UCRAINI SONO INTERESSI EUROPEI
Gli azzurri mettono nero su bianco che gli “interessi ucraini sono interessi europei” e che i negoziati di pace “non possono portare a limitare il diritto sovrano di un Paese di scegliere i propri accordi di sicurezza, inclusa l’adesione all’UE o alla NATO, né a una rinegoziazione dell’architettura di sicurezza europea”. Tanto è vero che “qualsiasi ordine post-bellico potrà essere concluso solo con e non contro la volontà dell’UE e dei suoi Stati membri, poiché solo l’Europa può garantire un ordine di pace a lungo termine e creare un futuro economico per l’Ucraina”. È chiaro che il documento del PPE, pur avendo realmente a cuore gli interessi e il futuro del popolo ucraino, utilizzi il momento per imporre un cambiamento di mentalità all’Europa nel campo della difesa. “Semplificazione, standardizzazione ed economie di scala sono ora essenziali”.
IL PERCORSO IN SETTE PASSI DEL PPE: DAL SOSTEGNO ALL’UCRAINA ALL’EUROPA DELLA DIFESA
Quello che propone il PPE è un percorso in sette passi. Prima di tutto “aumentare i finanziamenti per la difesa” oltre il 3% del PIL. Per farlo “gli Stati membri dovrebbero attivare congiuntamente la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità e Crescita, in modo controllato e condizionato” e la “BEI dovrebbe rivedere le proprie pratiche di prestito, inviando così un forte segnale anche alle banche private”.
Industria europea della difesa significa economie di scala, semplificazione e armonizzazione normativa. “Gli investimenti dovrebbero concentrarsi sulle priorità europee, a partire dai progetti di difesa di interesse comune – scrivono gli azzurri -. L’EDIRPA ha dimostrato il valore degli appalti congiunti per i beni di difesa più urgenti: riduce i costi e crea economie di scala”. Il PPE chiede, inoltre, di semplificare e uniformare le procedure di appalti, attraverso un “pacchetto Omnibus per la difesa dovrebbe allineare le normative su appalti, trasferimenti intra-UE e permessi” e che sia completato “il Programma Industriale Europeo per la Difesa” al fine di “gettare le basi per un regime di produzione della difesa europea”. Tutto questo dovrebbe essere retto da una rinnovata cooperazione tecnologica, e non solo, tra i partner europei “negli approvvigionamenti e nelle operazioni con i nostri partner di fronte a minacce comuni”.
Infine, dulcis in fundo, i popolari europei suggeriscono di “istituire un Consiglio di difesa autonomo e un comitato permanente per la difesa” al fine di “raggiungere decisioni rapide ed efficaci”.
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