Le nuove stime del Fondo monetario internazionale (FMI), un mondo economico tutto da riscrivere
Altro che quiete dopo la tempesta: per l’economia globale sta iniziando una “nuova era” e il segnale arriva forte e chiaro dal Fondo Monetario Internazionale. Dopo 80 anni di (relativa) stabilità, il sistema mondiale che regola commerci, crescita e investimenti si trova a un bivio, spinto da dazi record, tensioni geopolitiche e da una crescente sfiducia tra Paesi. “Serve un sistema prevedibile” avverte il FMI, che taglia le stime di crescita globale per il 2025 e suona l’allarme: troppi rischi all’orizzonte, con gli Stati Uniti che flirtano con lo spettro della recessione.
CRESCITA? SI’, MA CON IL FRENO A MANO TIRATO
Nonostante il clima incerto la crescita globale nel 2024 dovrebbe mantenersi al +3,3%, prima di rallentare al +2,8% nel 2025 e tornare leggermente su al +3% nel 2026. Ma dietro questi numeri si nascondono crepe profonde: le economie avanzate crescono con il contagocce, mentre i Paesi emergenti provano a fare da traino. Stati Uniti e Spagna si confermano in buona forma quest’anno (+2,8% e +3,2% rispettivamente), ma per il 2025 la frenata sarà generale: l’Italia, in particolare, è vista crescere solo dello 0,4%, un taglio netto rispetto alle stime precedenti.
LE STIME FMI PER L’ITALIA: TRA DEBITO IN SALITA E PIL DEBOLE
Per il nostro Paese, il FMI prevede un futuro non proprio roseo: il Pil salirà solo dello 0,4% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, mentre il debito pubblico è destinato a gonfiarsi fino al 138,5%. Un dato che pesa come un macigno, soprattutto alla luce della fragilità strutturale del sistema economico italiano. L’unica buona notizia – secondo il Fondo monetario internazionale – arriva dal deficit, atteso in calo, e da un tasso di disoccupazione previsto al 6,7%. Ma la vera sfida sarà evitare che l’incertezza internazionale amplifichi ulteriormente le difficoltà interne.
DAZI, FED E INSTABILITA’: IL COCKTAIL PERICOLOSO
I dazi imposti da Donald Trump – tornato protagonista sulla scena globale – hanno superato perfino i livelli della Grande Depressione. E gli effetti si fanno sentire: per il FMI, gli Stati Uniti rischiano una recessione “con probabilità del 40%”. Intanto, la pressione su Jerome Powell perché abbassi i tassi di interesse diventa un caso politico, con la presidente della Bce Christine Lagarde che interviene a difesa dell’indipendenza delle banche centrali. Un principio che oggi sembra più fragile che mai.
LA RICETTA DEL FMI: STABILITA’ E COLLABORAZIONE
Il Fondo non si limita a fotografare la situazione, ma lancia un appello chiaro ai governi: serve “prudenza, riforme e cooperazione”. Basta politiche economiche a zig-zag, è il momento di riscrivere le regole del gioco, partendo da un sistema commerciale globale più chiaro, equo e condiviso. Perché in un mondo dove le sfide sono sempre più interconnesse, l’instabilità di uno può diventare il problema di tutti.