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Mattarella Giappone

Il significato della visita di Mattarella in Giappone

L’ultima visita di un capo dello Stato italiano in Giappone era stata con Napolitano 16 anni fa; Mattarella visiterà Tokyo, Kyoto e Hiroshima

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in Giappone dal 3 al 9 marzo, a 16 anni dal viaggio del presidente Giorgio Napolitano. Dopo il viaggio in Cina dello scorso novembre, Mattarella conferma l’attenzione verso Estremo Oriente e il ruolo centrale del Quirinale nella politica estera. Accompagnato dalla figlia Laura, sarà accolto dall’imperatore Naruhito e dal primo ministro, Shigeru Ishiba. Durante il soggiorno visiterà Tokyo, Kyoto e Hiroshima. La missione presidenziale arriva in un momento in cui i dazi annunciati da Donald Trump possono avere ricadute negative sul commercio internazionale e contrazioni in alcuni settori.

E’ naturale rilanciare la cooperazione con il Giappone in sicurezza, tecnologica, difesa, ma anche moda e design, per affrontare le sfide attuali. Oggi, il Giappone rappresenta un partner strategico per l’Italia nell’Indo-Pacifico, una regione cruciale negli equilibri geopolitici. Nel 2023, è stato compiuto un passo significativo con l’elevazione delle relazioni bilaterali a un Partenariato strategico, frutto dell’impegno del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del Primo ministro giapponese, Fumio Kishida.

STORIA DELLE RELAZIONE BILATERALI ITALIA GIAPPONE

Il Piano d’Azione congiunto, approvato al vertice G7 in Puglia, delinea obiettivi ambiziosi per intensificare la cooperazione economica e culturale. Le relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone risalgono al 1866, con il Trattato di Amicizia e Commercio, che permise ai mercanti italiani di accedere ai porti giapponesi e acquistare bachi da seta, essenziali per l’industria serica lombarda colpita da un’epidemia. In quegli anni, personalità italiane come Edoardo Chiossone, direttore della fabbrica di banconote a Tokyo, e Alessandro Paternostro, consulente legislativo, contribuirono allo sviluppo del Giappone.

Il movimento futurista influenzò il modernismo giapponese negli anni ’20, mentre opere come “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, ambientata a Nagasaki, riflettono l’intreccio culturale.  Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Italia e Giappone intrapresero un rapido percorso di ripresa economica e rafforzamento internazionale, aderendo alle Nazioni Unite e all’OCSE, e collaborando nei forum del G7 e del G20.

PERTINI, IL PRIMO CAPO DELLO STATO A VISITARE IL GIAPPONE

Nel 1982, Sandro Pertini divenne il primo presidente della Repubblica italiana a visitare il Giappone, all’epoca seconda potenza economica mondiale. Il viaggio incluse incontri con l’Imperatore Hirohito e il Primo ministro Zenko Suzuki, un discorso al Parlamento giapponese e una visita a Hiroshima, che Pertini definì un “pellegrinaggio”. La cerimonia di benvenuto si svolse nel cortile del Palazzo di Akasaka, noto come la “Versailles giapponese”, il colloquio con Hirohito catturò l’attenzione.

I due leader rappresentavano storie diverse: Hirohito era sovrano durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre Pertini, quando l’Imperatore salì al trono nel 1926, era esule in Francia, perseguitato dal regime fascista. Il loro incontro assunse una dimensione personale, con Hirohito che ricordò il suo viaggio a Roma e Napoli nel 1921, quando era principe ereditario. Nel suo discorso alla Dieta, il presidente enfatizzò l’importanza della democrazia parlamentare e la necessità del disarmo nucleare. Hiroshima segnò il culmine emotivo del viaggio; Pertini deposta una corona al Museo della Pace, ribadì il suo impegno contro le armi atomiche, gesto che gli valse l’appellativo di “combattente per la pace” sulla stampa giapponese.

L’INVITO DEL PRESIDENTE COSSIGA ALL’IMPERATORE GIAPPONESE

Nel 1989, il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, si recò in Giappone per rappresentare l’Italia ai funerali dell’imperatore Hirohito, un evento diplomatico di grande importanza che riunì leader di tutto il mondo. Cossiga incontrò il neoeletto presidente degli Stati Uniti, George Bush, nell’ambasciata americana a Tokyo. I due ricordarono i colloqui che avevano avuto in ambito NATO nel periodo dell’installazione dei missili Cruise e Pershing in Europa. Il capo dello Stato invitò Bush a visitare l’Italia, ricevendo una risposta scherzosa: “Non lo ripeta troppo, altrimenti vengo subito”.  La missione proseguì con uno scambio di vedute con il presidente francese Francois Mitterand e il Re di Spagna Juan Carlos.

L’incontro conclusivo fu con il nuovo Imperatore Akihito, che espresse gratitudine per la presenza italiana ai funerali del padre. Cossiga lo invitò in Italia, un viaggio che Hirohito non aveva mai compiuto nei suoi 62 anni di regno. L’invito si concretizzò nel 1993; Akihito era già stato al Quirinale nel 1953 da Principe ereditario, ospite del presidente Luigi Einaudi. Cossiga vide anche il Primo ministro Noboru Takeshita, già conosciuto al G7 di Venezia del 1980, dove aveva ricoperto  il ruolo di capo della delegazione giapponese dopo la morte del premier Masayoshi Ohira.

LE RELAZIONE BILATERALI CON IL GIAPPONE AI TEMPI DI SCALFARO

Nel 1998, il viaggio del presidente Oscar Luigi Scalfaro in Giappone si inserì in un periodo di relazioni bilaterali positive, con l’Italia al primo posto nell’Unione Europea per l’interscambio commerciale con Tokyo. Accompagnato dalla figlia Marianna, fu ricevuto con grande cordialità da Akihito, dell’Imperatrice e dal Principe ereditario, nonostante il complesso quadro politico del Giappone. Nel suo discorso al Parlamento, Scalfaro mise in evidenza le potenzialità delle relazioni bilaterali; con il Primo ministro Ryutaro Hashimoto, affrontò il tema della riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, esprimendo riserve sulle richieste di Giappone e Germania di diventare membri permanenti, proponendo invece una riforma più democratica della Nazioni Unite. L’ultima tappa fu Hiroshima, dove il presidente depose una corona al monumento in memoria delle le vittime e visitò il Museo della Pace, affermando che “nessuno può sentirsi estraneo“, di fronte alla sofferenza causata da quel tragico evento.

IL VIAGGIO DI NAPOLITANO SEGNATO DALLA TRAGICA NOTIZIA DELL’ATTENTATO A KABUL

L’ultimo presidente della Repubblica a visitare il Giappone fu Giorgio Napolitano, nel 2009, confermando l’importanza delle relazioni bilaterali. Incontrò l’Imperatore Akihito, già conosciuto in Italia nel 1993, quando Napolitano era presidente della Camera. Un evento significativo fu la partecipazione dell’Imperatore alla rappresentazione del “Don Carlo” di Verdi, messa in scena dal Teatro alla Scala di Milano.

Tuttavia, la serata fu segnata dalla tragica notizia dell’attentato a Kabul, in cui persero la vita sei paracadutisti della Folgore. Di fronte all’emergenza, Napolitano dovette attendere qualche minuto prima di lasciare il palco d’onore per ricevere aggiornamenti sulla situazione. Un incontro atteso fu con il Primo ministro Yukio Hatoyama, appena insediato e leader di una coalizione di centro-sinistra, ribattezzata dalla stampa italiana “l’Ulivo a mandorla”. Hatoyama espresse il desiderio di sviluppare rapporti con l’Italia, sia a livello bilaterale che nell’ambito dell’Unione Europea.

Napolitano, sostenitore dell’integrazione europea, lodò il riferimento  dal premier giapponese al pensiero del Conte Richard Kalergi, teorico del federalismo europeo, ribadendo l’importanza  di costruire una comunità di Stati basati su valori condivisi. Il viaggio si concluse tra polemiche sollevate dal quotidiano “Libero”, che ipotizzò un ritardo nel rientro delle salme dei militari a causa della visita del presidente in Giappone. Il Ministero della Difesa smentì, chiarendo che il rientro avveniva nel rispetto delle procedure nazionali e internazionali. Al suo ritorno a Roma, Napolitano si recò all’aeroporto di Ciampino per rendere omaggio ai caduti e stringersi attorno alle famiglie delle vittime, chiudendo così un viaggio segnato dall’intreccio tra diplomazia, cultura e il dolore per una tragedia nazionale.

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