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scudo nucleare

Il pompiere piromane Macron, un uomo solo al comando

Lo scioglimento dell’Assemblea da parte del capo della stato francese, con la decisione delle imminenti elezioni del 30 giugno, è una “bomba” che  ha avuto l’effetto di mettere d’accordo i repubblicani con l’estrema destra di  Marine Le Pen e lasciando un quadro di incertezza sul futuro dell’Unione Europea.

Se fino a ieri i quotidiani si sono concentrati soprattutto ad analizzare i risultati delle europee in chiave nostrana, oggi i principali giornali mettono in luce lo stallo che sta emergendo  sulla composizione del  futuro Parlamento e, soprattutto, la solitudine del presidente francese, Emmanuel Macron.

La Repubblica arriva a titolare “Involuzione francese” mentre il Corriere della Sera si ferma alla cronaca “Asse a destra contro Macron”. Ma cosa è successo? Ieri, a scoppio ritardato, in Francia è esplosa una bomba politica: il presidente dei gollisti,  al 7% nelle europee, ha deciso di unirsi al Rassemblement national di Marine Le Pen cosi da spalancare le porte del governo all’estrema destra. Sarebbe la prima volta, tanto che anche altri quotidiani, tra cui La Stampa e Il Messaggero,  parlano di “svolta choc”  rilanciando anche il dibattito sui quotidiani francesi dove la scelta di Macron è stata unanimemente criticata. Per Le Figaro si tratta di  un “salto nel buio”, secondo Le Monde una decisione da “pompiere piromane”, per Libération un’impulso da “kamikaze”. Per molti la fine del macronismo.

Proprio oggi il capo dello Stato farà una conferenza stampa per indicare le priorità di questa campagna elettorale. “Non sono pazzo, vado per vincere” ha detto,  smentendo di volersi dimettere in caso di vittoria dell’estrema destra. Di sicuro la popolarità di Macron è ai minimi termini e rischia di pesare sul voto. Il vero pericolo è uno scenario da “hung parliament”, con blocchi contrapposti e nessuna maggioranza netta. Scrive Claudio Tito su Repubblica che un governo guidato dall’estrema destra “sarebbe un monsone capace di scaricare un temporale di incertezze sul prossimo futuro dell’Unione europea. Non tanto sugli assetti di vertice che saranno comunque determinati dagli equilibri stabiliti dal voto di domenica scorsa, quanto sul percorso che l’Ue potrebbe e dovrebbe imboccare”. Eh già perché  “un esecutivo dichiaratamente antieuropeo e la difficile coabitazione con Emmanuel Macron per i prossimi tre anni provocherebbero una paralisi nel processo di integrazione europea”.

Insomma  potrebbe cadere l’asse franco-tedesco che ha retto per oltre cinquant’anni e la destra al potere cambierebbe le sorti della politica non solo in Francia ma anche in Europa con risvolti inaspettati ad esempio sull’Ucraina ed Israele. Proprio per questo Giuliano Ferrara nella sua analisi sul Foglio si sofferma sull’azzardo di Macron di dare subito la parola ai francesi con queste elezioni lampo. “Macron voleva far esplodere il vecchio mondo, e in due rate ci è riuscito – scrive l’elefantino –  prima vincendo contro socialisti e gollisti e ora sciogliendo il Parlamento dopo la vittoria europea di Marine, ma non si sa se l’esito di questo sfascio non gli si spiaccichi in faccia. Un presidente liberale per i francesi è una contraddizione in termini, purtroppo per loro e per l’Europa, potrebbero uscire dalla drammatica esperienza con un ritorno all’ordine, nazionalista e antieuropeo. Facciamoci molti auguri”.

Insomma come riporta Cesare Martinetti nel suo editoriale su La Stampa  “l’esperimento politico elitario di Emmanuel Macron è arrivato al suo atto finale, contestatissimo nel sociale, schiacciato da quelle estreme populiste che aveva promesso di annullare. In sette anni si è divorato cinque primi ministri conservando il bastone del comando che ora si riflette nella carta elettorale di domenica scorsa: una Francia nera con una sola isola rosa pallido, quella Parigi, così diversa da un paese che ha votato massicciamente per Marine Le Pen e il suo improbabile capofila, questo Jordan Bardella che sembra uscito da un casting di moda più che da una storia politica. Una parabola romanzesca e suggestiva, una realtà politica molto più cruda”.

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