Ad appena 24 ore dall’attentato la stampa si divide e si interroga: cosa succederà adesso? Al di là delle falle della sicurezza bisogna capire l’impatto sulla campagna elettorale, c’è chi scrive che “Trump è un miracolato” e chi che “Biden è già affondato”. E la nostra politica si divide, come sempre, su chi vince e su chi perde
Il giorno dopo l’attentato a Donald Trump i quotidiani italiani si interrogano sul flop della sicurezza e sull’influenza che questo gesto possa avere sulle presidenziali americane. “Gli 007 sono sotto accusa” titola il Corriere della Sera mentre Repubblica parla di “un’ America al bivio”: la violenza politica incombe sulla campagna elettorale, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. L’Fbi indaga sulle falle della sicurezza e sul movente dell’attentatore mentre Gianni Riotta annota: “dal sangue di Butler può nascere il nuovo Trump che può nascondere le ombre del passato, parla pacato di unità ma chi lo conosce ne dubita, anche se lo stoicismo mostrato gli dà un inedito carisma”.
IL CAOS, TRUMP IL “MIRACOLATO” E BIDEN AFFONDATO…
La lettura dei fatti non è unanime. Se Paolo Mieli sul Corriere della Sera parla di “caos” e si chiede cosa fosse successo se il colpo dell’attentatore fosse andato a segno ” Cina, Russia e Iran avrebbero avuto di che gioirne – scrive nel fondo di prima pagina – può darsi che un bel caos a Washington ai loro occhi sia preferibile anche a The Donald” altri quotidiani invece mettono l’accento sul “Trump colpito” e “Biden affondato” come titola Libero di Mario Sechi. E non è il solo quotidiano d’area che inneggia al leader repubblicano. Il Giornale titola: “Trump, il miracolato” e La Verità si spinge ancora più in là: “Se non puoi batterlo, abbattilo” scrive nel suo editoriale Maurizio Belpietro: “se hanno sparato a Trump la colpa è solo di Trump – scrive il direttore – la morale della storia la si trova in molte frasi con cui alcuni presunti esperti hanno commentato i fatti di Butler e nelle domande che qualche giornalista ha rivolto mettendo in dubbio la tesi dell’attentato”.
GLI USA HANNO VARCATO LA LORO “LINEA ROSSA”
Di certo la situazione è molto più complessa di quello che appare e se qualcuno tira in ballo “il falso attentato” andando dietro a teorie complottistiche tipiche dell’era internet in cui viviamo forse ha ragione Alan Friedman che sulla prima pagina della Stampa scrive di come “gli Usa hanno varcato la loro linea rossa”. Cosa vuol dire? Elencando le dieci conseguenze del mancato attentato il giornalista americano annota: “La violenza politica sta diventando un elemento normale della politica americana. Il tentato omicidio ha segnato un netto peggioramento, forse un punto di svolta nel livello di violenza politica che i sostenitori Maga di Trump predicano. Vale la pena ricordare che adesso per un repubblicano su tre la violenza in difesa di obiettivi politici è giustificata, e che tra i sostenitori di Trump più del 41% concorda con questa affermazione”.
MELONI: CI SONO LIMITI CHE NON SI DOVREBBERO MAI SUPERARE
Ma se l’America si interroga sul suo futuro ciò che colpiscono sono le reazioni in Italia all’attentato che, in un certo senso, fotografano molto del grado di discernimento dei nostri rappresentanti politici (che tendono a “portare acqua verso il proprio mulino”). Cosi per Giorgia Meloni, come riporta il Corriere della Sera, che è la prima a dichiarare “Nel dibattito politico, in tutto il mondo ci sono limiti che non dovrebbero mai essere superati”. Per poi aggiungere: “Di fronte alla violenza vista in Pennsylvania servono parole chiare. I silenzi, le mezze giustificazioni, le minimizzazioni e le demonizzazioni non sono giustificabili e creano l’humus culturale che produce atti come quello a cui il mondo ha assistito”.
IL DIBATTITO “ITALIANO” FOTOGRAFA LO STALLO DELLA NOSTRA POLITICA
Ma sono le parole del suo vicepremier, Matteo Salvini a far discutere. Nello speciale del Tg1 dice di sperare che quanto accaduto, come riporta il quotidiano milanese “serva a qualcuno che semina parole di odio, contro le destre, i fascisti, i razzisti, contro Trump…”. Poi sui social, postando il video dell’intervista in Rai, aggiunge che “certi toni violenti della sinistra rischiano di armare le mani di deboli di mente: è successo negli Usa, era capitato anche in Italia contro Berlusconi, mi auguro non ricapiti più”, concludendo che “Trump è il presidente di cui l’America ha bisogno”. Dichiarazioni che innescano la reazione della sinistra che accusano Salvini di “essere irresponsabile” e aizzare gli animi. Di certo è tipicamente “italiano” un dibattito del genere, lo annota in conclusione anche Paolo Mieli nel suo post scriptum: “Il dibattito politico sull’attentato a Trump qui in Italia è stato monopolizzato da un’accesa discussione circa l’opportunità dello spostamento di una giornalista dalla conduzione di uno speciale del Tg1 sul caso del giorno. Questo sì che è un modo di mostrarci all’altezza dei tempi in cui viviamo”.