Dai rifiuti all’assegno unico, nuovi deferimenti e procedure di infrazione nei confronti dell’Italia che torna nel mirino dell’Ue
A distanza di 24 ore dalle preoccupazioni e dalle raccomandazioni della Commissione europea sullo stato di diritto e della libertà di informazione in Italia, ecco arrivare altri ammonimenti da parte di Bruxelles verso il nostro Paese, con riferimento alle procedure di infrazione di luglio.
L’UE DEFERISCE L’ITALIA: “DISCRIMINAZIONE SULL’ASSEGNO UNICO”
La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia UE per non aver rispettato i diritti dei lavoratori mobili di altri Paesi UE in relazione alle prestazioni familiari. Il riferimento è all’assegno unico e universale per i figli a carico: i lavoratori che non risiedono in Italia per almeno due anni o i cui figli non risiedono in Italia non possono beneficiarne. Si tratta, evidenzia Bruxelles, di “una discriminazione” e di una violazione “del diritto UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione”.
L’esecutivo UE ritiene che, escludendo i lavoratori mobili provenienti da altri Paesi UE, lo schema itaiano non sia compatibile con il diritto comunitario: uno dei principi fondamentali dell’UE, viene evidenziato, “è che le persone siano trattate equamente senza alcuna distinzione basata sulla nazionalità”. “In base a questo principio di base – sottolinea ancora Bruxelles -, i lavoratori mobili dell’Unione europea che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”.
In base al principio di parità di trattamento, viene spiegato, “i lavoratori mobili dell’UE che lavorano in Italia senza risiedervi, coloro che si sono trasferiti di recente in Italia o coloro i cui figli risiedono in un altro Stato membro, dovrebbero ricevere le stesse prestazioni familiari degli altri lavoratori in Italia”. Inoltre, nel regolamento UE sul coordinamento della sicurezza sociale è proibito “qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come le prestazioni familiari”. La Commissione europea aveva inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel febbraio 2023. A questa ha fatto seguito un parere motivato nel novembre 2023. La risposta dell’Italia tuttavia “non ha affrontato in modo sufficiente le preoccupazioni”, sottolinea Bruxelles, annunciando così la decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia Ue.
L’UE APRE UN’INFRAZIONE CONTRO ROMA SULLA DIRETTIVA RIFIUTI
La Commissione ha deciso inoltre di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2024)2097) per il non corretto recepimento della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, quale modificata dalla direttiva (UE) 2018/851). La direttiva modificata stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani; introduce inoltre prescrizioni dirette agli Stati membri e volte a migliorare i loro sistemi di gestione dei rifiuti e l’uso efficiente delle risorse.
Gli Stati membri erano tenuti a recepire le disposizioni della direttiva modificata nella legislazione nazionale entro il 5 luglio 2020. La Commissione ha già avviato procedure di infrazione nei confronti di altri 10 Stati membri (Bulgaria, Cechia, Estonia, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo e Romania). ‘Italia non ha recepito correttamente diverse disposizioni della direttiva modificata, tra cui quelle concernenti la responsabilità estesa del produttore, la garanzia di un riciclaggio di alta qualità, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e l’attuazione di un sistema elettronico di tracciabilità. La Commissione ha proceduto pertanto all’invio di una lettera di costituzione in mora all’Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate.
LA COMMISSIONE UE INVITA 9 STATI MEMBRI, TRA CUI L’ITALIA, A INTERVENIRE SUL RISANAMENTO DELLE BANCHE
Un’altra procedura di infrazione riguarda il non completo recepimento delle modifiche della direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche (direttiva 2014/59/UE, “BRRD”) introdotte dal regolamento (UE) 2022/2036. Senza il recepimento di queste misure tecniche, ma importanti, non sarà possibile raggiungere il necessario livello di armonizzazione nel quadro unificato dell’UE per il settore bancario. La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora a Bulgaria, Spagna, Italia, Cipro, Lituania, Austria, Polonia, Portogallo e Slovacchia, che dispongono ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest’ultima potrà decidere di inviare un parere motivato.
LA COMMISSIONE UE: “APPLICARE CORRETTAMENTE TARIFFE AEREE”
Secondo la Commissione europea ci sarebbero anche diversi Paesi che non applicherebbero correttamente “alcune disposizioni dei sistemi di prestazioni e di tariffazione per i servizi di navigazione aerea del cielo unico europeo (SES). I problemi individuati riguardano il livello o la ripartizione inadeguati dei costi addebitati alle compagnie aeree e gli incentivi finanziari insufficienti per i prestatori di servizi. Oltre a incidere sulle entrate dei fornitori di servizi di navigazione aerea, l’attuazione non corretta delle norme dell’UE ha un impatto anche sul livello delle tariffe corrisposte dalle compagnie aeree in quanto clienti di tali fornitori di servizi. La Commissione ha proceduto all’invio di una lettera di costituzione in mora ai 17 Stati membri elencati sopra, tra cui l’Italia, che dispongono ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate.
L’UE INVITA L’ITALIA A ISTITUIRE UN REGIME DI SANZIONI EFFICACE PER IL CIELO UNICO EUROPEO
La Commissione ha deciso infine di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2024)2190) e al Lussemburgo (INFR(2024)2191) per la mancata istituzione di un regime di sanzioni efficace e proporzionato relativo al quadro normativo del cielo unico europeo istituito dal regolamento (CE) n. 549/2004. In Italia il regime di sanzioni non comprende integralmente i progetti comuni, né i sistemi di prestazioni e di tariffazione.