Le principali capitali di mezzo mondo in subbuglio dopo l’annuncio dei dazi imposti dall’amministrazione Usa. Si cerca di correre ai ripari e abbozzare le prime risposte
Un giorno per l’economia globale “paragonabile alla situazione successiva all’aggressione russa contro l’Ucraina”. A profferire queste parole è stata il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, parlando alla stampa dopo l’annuncio dei dazi imposti dagli Usa verso il resto del mondo.
Lo show di Donald Trump ha suscitato, e non poteva essere altrimenti, reazioni immediate da parte di governi e organizzazioni internazionali. Mentre l’Unione Europea e la Cina promettono contromisure, altri Paesi cercano di negoziare o preparano risposte mirate. Ecco un quadro delle principali posizioni assunte dai diversi attori globali.
L’UE TRA DIPLOMAZIA E MUSCOLI
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha definito i nuovi dazi un “duro colpo” per l’economia globale, sottolineando che “non è troppo tardi” per avviare trattative con gli Stati Uniti. Bruxelles comunque sta già lavorando a un pacchetto di contromisure per rispondere in modo adeguato.
Si partirà con “i dazi sull’alluminio e l’acciaio annunciati il 12 marzo” dall’amministrazione Trump: “la decisione avverrà in comitologia, (una procedura speciale in sede Ue, ndr), e i Paesi saranno chiamati a votare il 9 aprile”. Lo fanno sapere fonti Ue all’Ansa, precisando che a seguito del voto – a maggioranza qualificata – i primi controdazi potranno entrare in vigore il 15 aprile, seguiti poi da una seconda tranche di misure il 15 maggio. “Eravamo pronti il 12 marzo, siamo pronti ora. C’è ancora qualche consultazione in corso e poi procederemo”, hanno ribadito le stesse fonti, precisando che “la ritorsione rifletterà” gli input ricevuti dai governi nazionali. Le risposte che l’Ue valuta contro i dazi, comunque, non sono solo contro-dazi.
LE REAZIONI AI DAZI DEI PAESI EUROPEI
L’Italia, per voce della premier Giorgia Meloni, ha giudicato la decisione americana “sbagliata”. “Faremo tutto quello che possiamo – ha scritto sui social – per lavorare a un accordo con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di scongiurare una guerra commerciale che inevitabilmente indebolirebbe l’Occidente a favore di altri attori globali”. “In ogni caso, come sempre, agiremo nell’interesse dell’Italia e della sua economia, anche confrontandoci con gli altri partner europei”, le parole della premier. In giornata riunione a Palazzo Chigi con i ministri competenti, con focus sulle azioni che il Governo dovrà intraprendere. Forte preoccupazione da parte del mondo dell’industria, delle imprese e delle associazioni.
La Francia sembra mostrarsi particolarmente risoluta: la portavoce del governo, Sophie Primas, ha dichiarato che l’Ue è “pronta per una guerra commerciale” e sta valutando misure contro i servizi online americani. Il presidente Emmanuel Macron, nel frattempo, ha annunciato un incontro con i rappresentanti delle industrie più colpite.
Anche la Germania ha ribadito il sostegno all’Ue nella ricerca di una soluzione negoziata, pur avvertendo che il blocco europeo è pronto a reagire. Il cancelliere tedesco Scholz e il suo ministro dell’Economia hanno espresso allarme, invitando l’Europa a mostrare “i suoi muscoli”, senza escludere la possibilità di tassare la tecnologia americana. L’associazione dell’industria automobilistica Vda ha espresso preoccupazione, definendo la mossa di Trump un allontanamento dall’ordine commerciale globale basato sulle regole.
Il ministro britannico del Commercio , Jonathan Reynolds, ha dichiarato che il Regno Unito si trova in una posizione migliore rispetto ad altri Paesi, pur esprimendo delusione per le nuove tariffe. Londra preferisce al momento evitare una reazione immediata e punta a un’intesa con gli Stati Uniti per mitigare l’impatto dei dazi.
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha commentato la vicenda con un messaggio chiaro: “Amicizia significa partnership. Partnership significa tariffe veramente reciproche”, lasciando intendere la necessità di rispondere in modo adeguato.
Dalla Danimarca, il ministro degli Affari Esteri Lars Lokke Rasmussen ha sottolineato che il commercio globale ha portato benefici a tutti e ha definito inspiegabile la scelta americana, garantendo che l’Europa rimarrà unita nella risposta.
Anche il premier irlandese Michael Martin ha espresso profondo rammarico e ha chiesto una reazione “proporzionata” da parte dell’Ue.
In Svizzera, dove i dazi Usa raggiungono il 31%, la presidente Karin Keller-Sutter ha assicurato che Berna definirà rapidamente una strategia, ribadendo l’importanza del rispetto del diritto internazionale e del libero scambio. Alla fine il governo svizzero ha deciso di non prevedere allo stato contromisure, nel tentativo di preservare i suoi rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
CINA E ASIA: RISPOSTE FORTI E PREOCCUPAZIONE PER IL COMMERCIO GLOBALE
La Cina ha chiesto a Washington di annullare immediatamente i nuovi dazi, avvertendo che la misura “mette a repentaglio lo sviluppo economico globale”. Pechino sta valutando contromisure per proteggere i propri interessi e ha ribadito che “non ci sono vincitori in una guerra commerciale”.
Dalla Corea del Sud, il presidente ad interim Han Duck-soo ha parlato di una “guerra globale dei dazi” ormai divenuta realtà e ha promesso di mobilitare tutte le risorse del governo per affrontare la crisi commerciale.
Il Giappone, per voce del ministro del Commercio Yoji Muto, ha definito le tariffe statunitensi “estremamente deplorevoli” ed esortato Washington a non applicarle contro il Giappone.
In Thailandia, il premier Paetongtarn Shinawatra ha dichiarato di avere un “piano solido” per affrontare i dazi del 36% imposti al Paese, auspicando però una riduzione attraverso il dialogo. In Vietnam, il primo ministro ha chiesto l’immediata istituzione di “un team di risposta rapida” a seguito dell’applicazione di massicce tariffe al commercio del 46%.
DALL’AMERICA E DALL’OCEANIA: TENSIONI DIPLOMATICHE E CONTROMISURE LEGISLATIVE SUI DAZI
L’Australia ha reagito con durezza: il primo ministro Anthony Albanese ha definito i dazi americani “ingiustificati” e ha espresso timori per un possibile deterioramento delle relazioni bilaterali.
Il Canada ha annunciato contromisure per contrastare l’impatto delle tariffe. Il premier Mark Carney ha avvertito che i nuovi dazi “cambieranno radicalmente” il commercio internazionale.
In Brasile, il Parlamento ha adottato all’unanimità una “legge di reciprocità” per fornire al governo strumenti di risposta alle barriere commerciali.
Anche la Colombia si mostra scettica sulla strategia americana: il presidente Gustavo Petro ha avvertito che l’idea di aumentare le tariffe per stimolare la produzione interna potrebbe rivelarsi “un grosso errore”.
L’atteggiamento di Washington rischia di innescare una nuova fase di instabilità nel commercio globale, con conseguenze imprevedibili per la crescita economica e le relazioni diplomatiche internazionali.