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Da Kennedy a Wojtyła fino a Trump, quando i leader finiscono nel mirino

I leader politici e religiosi spesso sono stati presi di mira dalla violenza con esiti talvolta nefasti. Da Abraham Lincoln a Francesco Ferdinando, passando per la famiglia Kennedy e il Mahatma Gandhi e Shinzo Abe fino a Donald Trump

LA FOTO ICONA CON IL PUGNO ALZATO DI TRUMP GIA’ NELLA STORIA

Sopravvissuto a un attentato alla sua vita, la foto dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump – con l’orecchio destro sanguinante e il pugno in alto, stretto dagli uomini della scorta, mentre grida “Fight! Fight! Fight!” galvanizzando i supporters che rispondono “Usa! Usa! Usa!” – è già nei libri di storia e destinata a condizionare il presente e il futuro degli Stati Uniti.

Nel corso di un comizio in Pennsylvania, contro Trump un 20enne del posto in mimetica – Thomas Matthew Crooks – ha sparato diversi colpi con un fucile semiautomatico da un tetto a 150 metri dal palco dell’ex presidente Usa, ferendolo a un orecchio. Morto uno spettatore, feriti gravemente altri due. L’attentatore è stato ucciso da un cecchino dei servizi segreti Usa.

L’ATTENTATO ALLO SLOVACCO FICO A UN MESE DALLE EUROPEE

Ancora una volta, quindi, un attentato nei confronti dei leader politici. Non sono trascorsi neppure due mesi da quando la violenza politica colpì il cuore dell’Europa. Lo scorso 16 maggio il premier Slovacco Robert Fico, fondatore del partito socialdemocratico Smer, venne raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco ad Handlova, una cittadina a circa 150 chilometri a Nord-Est di Bratislava. L’attentatore, subito fermato dagli uomini della sicurezza e dalla folla di astanti, era Juraj Cintula, un pensionato di 71enne con la passione per la poesia, autore di diverse raccolte e sostenitore del partito d’opposizione “Slovacchia progressista”. Il presidente Fico, dopo un delicato intervento chirurgico, adesso sta bene, Un attentato che scosse l’Europa a meno di un mese dalle elezioni.

L’UCCISIONE DELL’EX PRIMO MINISTRO GIAPPONESE SHINZO ABE

Andando poco più indietro nel tempo, come non ricordare l’ultimo omicidio di un ex capo di stato, quello nei confronti di Shinzo Abe, il più giovane e più longevo Primo ministro del Giappone postbellico, assassinato a colpi d’arma da fuoco l’8 luglio 2022, nella città di Nara, da Tetsuya Yamagami, da un ex militare di 41 anni della forza militare marittima giapponese.

GLI ATTENTATI A PAPA WOJTYŁA E A YITZHAK RABIN

Quarantatre anni fa l’attentato subito da Giovanni Paolo II. Il 13 maggio 1981 Papa Wojtyła venne ferito da un colpo di arma da fuoco. A sparare Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, in piazza San Pietro. Il Pontefice sopravvisse all’attentato. Qualche anno dopo, il 4 novembre 1995 andò peggio al primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, ucciso da un colono ebreo estremista, per via del suo lavoro per portare la pace tra Israele e Palestina.

DA JOHN KENNEDY A MARTIN LUTHER KING, QUANTI TRIBUTI DI SANGUE NEGLI USA

Negli anni ’60 gli Usa furono attraversati da un vento di cambiamento che coinvolse i costumi, i rapporti, ancora tesi, tra le tante etnie presenti nel paese. Una rivoluzione culturale che nacque nelle università e che tracimò nelle piazze e nella cultura popolare del paese. I volti di questi profondi cambiamenti – come scriveva Maria Scopece –  furono quelli di John Fitzgerald Kennedy, Bob Kennedy e Martin Luther King Jr.

Il presidente venne ucciso a Dallas, durante una visita ufficiale, il 22 novembre 1963 dall’ex marine Lee Harvey Oswald. Resterà indelebile l’immagine della First lady, Jacqueline Kennedy, scendere dall’aereo che aveva trasportato la salma presidenziale con indosso il completo rosa imbrattato del sangue del marito.

Pochi anni dopo, il 4 aprile del 1968, fu il leader del Movimento per i diritti civili degli afroamericani, a cadere, vittima del fucile di precisione di James Earl Ray a Memphis, in Tennesse. Pochi mesi dopo, il 6 giugno 1968, la famiglia Kennedy pagò un altro tributo di sangue. Bob Kennedy, candidato alla presidenza degli Usa, venne ucciso poco dopo aver incontrato i suoi sostenitori per festeggiare la vittoria elettorale delle primarie della California. L’assassino, reo confesso, era Sirhan B. Sirhan, cittadino giordano, che affermò di aver ucciso il candidato presidente per via del sostegno di Kennedy a Israele nella guerra dei sei giorni. Per finire a oggi con l’attentato a Trump.

 GLI ANNI DI PIOMBO IN ITALIA

Gli anni ’70 in Italia furono attraversati dalla violenza politica, di destra e di sinistra, che lasciò sul terreno numerose vittime illustri. Dal giudice Vittorio Occorsio, vittima del terrorismo di estrema destra freddato il 10 luglio del 1976, ad Aldo Moro, ex segretario della DC rapito e ucciso dalle BR il 9 maggio del 1978, a Vittorio Bachelet, giurista freddato dalle Brigate rosse il 12 febbraio del 1980 a Roberto Ruffili, anch’egli assassinato dalle BR a Forlì, il 16 aprile del 1988.

VIOLENZA POLITICA: DA GIULIO CESARE A FRANCESCO FERDINANDO

Uno dei primi omicidi politici della storia fu quello delle Idi di marzo per il quale, nel 44 a.C., cadde Giulio Cesare. Il XIX e il XX secolo conobbero numerosi episodi in cui la rabbia politica si trasformò in aggressioni fisiche. Abraham Lincoln, il presidente americano passato alla storia per aver abolito la schiavitù nel sud degli Stati Uniti, venne colpito il 13 aprile del 1865. Morì il giorno seguente, nel corso di uno spettacolo teatrale. Un attore, John Wilkes Booth, originario della Virginia con simpatie sudiste, gli sparò alla testa con una calibro 44 urlando “Sic semper tyrannis!”, il motto dello Stato della Virginia.

Il 28 giugno del 1914 il terrorista Gavrilo Princip, legato al movimento Mlada Bosna (Giovane Bosnia) ferì a morte l’arciduca erede al trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e la moglie Sofia duchessa di Hohenberg. È l’attentato di Sarajevo, che viene ricordato come scintilla che innescò la Prima guerra mondiale. Questo fu, in effetti, il pretesto che l’Impero austro-ungarico usò per dichiarare guerra alla Serbia.

IL TRIBUTO DI SANGUE PER LA CONQUISTA DEL POTERE

C’è poi il capitolo degli omicidi politici commessi nell’ambito della dialettica per la conquista del potere o da organizzazioni che silenziano gli oppositori. Nel primo caso ricade l’assassinio dello Zar Nicola II freddato, insieme alla sua famiglia, nel 1918 dai bolschevichi nel bosco di Koptiakij. Nel secondo caso, invece, possiamo ricordare l’omicidio di Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario, rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da un commando fascista per via delle sue denunce nei confronti della nascente dittatura guidata da Benito Mussolini.

VIOLENZA POLITICA NEL SECONDO DOPO GUERRA: L’ATTENTATO A TOGLIATTI

Ma fu nel secondo dopo guerra che il numero degli attentati e omicidi politici cresce al crescere delle tensioni economiche e sociali. Il nostro paese sfiorò la rivoluzione il 14 luglio 1948 quando Palmiro Togliatti, Segretario generale del Partito Comunista Italiano, venne colpito da tre colpi di pistola sparati, mentre usciva da Montecitorio. L’attentatore era Antonio Pallante, uno studente di giurisprudenza fortemente anticomunista e simpatizzante del Fronte dell’Uomo Qualunque.

Attentati, omicidi, corsi e ricorsi storici che continuano a condizionare la vita politica mondiale e, sicuramente, lo saranno per le Presidenziali Usa nella corsa tra Trump e Biden.

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