Skip to content

Cos’è il Pkk e chi è il suo leader Abdullah Ocalan

Dal carcere di Imrali Abdullah Ocalan, dopo 45 anni di lotta armata, ha annunciato lo scioglimento del PKK, il Partito curdo dei lavoratori. Si attende la replica della Turchia 

Per il Pkk è arrivato il momento di deporre le armi. Ad annunciarlo è stato il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan Abdullah Ocalan con un video messaggio che il leader del Pkk ha registrato da Imrali, l’isola-carcere nella quale Ocalan è detenuto da 26 anni.

ABDULLAH OCALAN: “IL PKK HA ESAURITO IL SUO CICLO”

Ocalan ha letto un appello per la pace scritto in tre lingue, turco, curdo e inglese, con al centro una grande foto della delegazione e il leader del partito. “Il Pkk ha esaurito il proprio ciclo, invito tutti i gruppi armati a convocare un congresso e sancire lo scioglimento dell’organizzazione”, ha decretato Ocalan. Il messaggio si apre con riferimenti al socialismo che l’organizzazione ha sempre professato ma ormai irraggiungibili, per poi giungere alla conclusione che, alle condizioni attuali, la guerra non ha più senso e non deve più essere portata avanti.

Ocalan ha ringraziato tutti coloro che “non vedevano l’ora di arrivare alla pace” e si è assunto “la responsabilità dinanzi la storia della decisione di sciogliere il Pkk”. Il leader curdo ha fatto riferimento alle condizioni che lo hanno spinto a chiedere la pace, ovvero “la voglia mostrata dal presidente Recep Tayyip Erdogan” e “l’appello di Devlet Bahceli” (leader del partito nazionalista MHP ndr).

A prendere in consegna il messaggio una delegazione del partito Dem che ha fatto visita al detenuto per la terza volta da dicembre 2024. Milioni ii curdi riuniti nelle piazze delle principali città, di Diyarbakir e Qamishlo, nella Siria del nord-est. Ocalan da qualche mese ha ripreso a dialogare Turchia la quale, nelle ultime settimane, ha intensificato gli attacchi contro i comuni e gli attivisti curdi.

CHI È OCALAN, LEADER DEL PKK

Politico e rivoluzionario socialista, il suo nome e la sua vita si intrecciano al PKK. Nato il 4 aprile 1949 nel villaggio di Omerli, al confine con la Siria, si avvicina al socialismo durante gli studi presso l’Università di Scienze politiche ad Ankara. Non soddisfatto dalla proposta partitica del suo paese nel 1978 fonda il Pkk, il Parto curdo dei lavoratori, di ispirazione marxista-leninista.

Dopo quattro anni di esilio in Siria e in Libano, dal 1984 la sua organizzazione compie un salto di livello e alle armi della politica affianca quelle da fuoco. Il PKK diventa un esercito da oltre 10mila uomini. Per Turchia, Stati Uniti e Unione Europea il PKK non è un partito ma un’organizzazione terroristica. Nelle intenzioni del PKK la lotta armata serviva a dare uno Stato ai curdi, una popolazione di circa 40 milioni di persone, per lo più di religione musulmana sunnita, che, dopo la Prima guerra mondiale, videro il territorio in cui vivevano diviso fra Turchia, Siria, Iraq e Iran.

Il Pkk nel corso della sua vita ha condotto numerose operazioni militari, omicidi mirati e attentati terroristici a cui la Turchia ha risposto con una sistematica repressione della popolazione curda e dell’espressione della cultura curda. Negli anni il partito ha ridimensionato le sue rivendicazioni lasciando da parte la lotta per rivendicazioni di indipendenza e chiesto il riconoscimento costituzionale dell’identità cura.

L’ESILIO DI OCALAN DAL 1980 (CON UN PASSAGGIO CONTROVERSO IN ITALIA)

Ocalan ha vissuto lontano dalla Turchia dal 1980 e dall’estero ha organizzato la guerriglia e le operazioni militari del Pkk. Fino al 1998 ha vissuto in Siria sotto la protezione di Hafez al Assad. Poi ha iniziato il suo vagabondaggio in Europa approdando anche in Italia nel novembre del 1998. La richiesta di estradizione da parte della Turchia al governo di Massimo D’Alema causò non poche turbolenze, sia perché in Turchia Ocalan era stato condannato a morte sia perché il guerrigliero curdo era visto come un simbolo positivo dalla sinistra europea.

Venne arrestato dai servizi segreti turchi e rimpatriato mentre si trovava in Kenya. Condannato prima a morte e poi all’ergastolo, la sua detenzione non gli ha impedito di continuare a guidare il suo movimento impartendo istruzioni a chi gli faceva visita. Fu lui a ordinare due volte, all’inizio degli anni 2000 e una volta nel 2013, un cessate il fuoco unilaterale.

DAL 2015 ALMENO 7.152 MORTE NEL CONFLITTO TRA PKK E TURCHIA

Nei 40 anni di conflitto tra la Turchia e i separatisti curdi del partito dei Lavoratori del Kurdistan sono circa 50 mila le persone ad aver perso la vita. Abdullah Ocalan ha annunciato lo scioglimento del Pkk, come ricorda AdnKronos, a circa dieci anni dalla fine della tregua con la Turchia, nel luglio 2015. Da allora, l’International Crisis Group ha contato circa 7.152 persone uccise sia in Turchia, sia nel nord dell’Iraq.

Tra le vittime, 646 erano civili e 1.494 membri delle forze della sicurezza statale turca, tra questi soldati, ufficiali di polizia e guardie di villaggio, gruppi paramilitari composti da curdi, armati e pagati dallo Stato turco e 4.786 membri del Pkk uccisi, anche se l’International Crisis Group ritiene che il numero reale sia superiore. A questi vanno aggiunte 262 vittime che il report definisce di ‘affiliazione sconosciuta’, quindi, persone tra i 16 e i 35 anni, che non possono essere identificati con certezza né come civili, né come combattenti.

Dal 2015 gli scontri tra Turchia e Pkk si sono spostati tra i territori della Turchia, dell’Iraq e della Siria. Fino al 2017 le violenze sono maturare nelle comunità di alcuni centri urbani del sud-est della Turchia a maggioranza curda, dal 2017 in poi, invece, i combattimenti si sono spostati nelle aree rurali del sud-est della Turchia, infine, dal 2019 nel nord dell’Iraq e nel nord della Siria.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su