Conflitto in Ucraina: il presidente francese Macron evoca scenari da guerra fredda e viene lasciato solo da tutti i leader europei
“L’analisi collettiva è che di qui a qualche anno la Russia ci attacchi”. Con questa dichiarazione il presidente francese Emmanuel Macron ha provato a spaventare i partner europei e convincerli a serrare i ranghi in vista di un maggiore ingaggio nell’ambito del conflitto ucraino.
MACRON: “NON ESCLUDIAMO L’INVIO DI SOLDATI IN UCRAINA”
L’occasione è stata la Conferenza di Parigi sull’Ucraina, summit a cui hanno partecipato una ventina di capi di stato e di governo dell’Ue allo scopo di mostrare a Vladimir Putin la compattezza degli alleati dell’Ucraina all’inizio del terzo anno di guerra. Una compattezza che è svanita quando il presidente Macron ha aperto all’ipotesi di inviare truppe europee nel teatro di guerra ucraino. “Oggi non c’è un consenso per inviare in maniera ufficiale, assumendosene la responsabilità, delle truppe di terra. Ma in prospettiva, nulla deve essere escluso”. L’appello, dirompente, del presidente francese non ha avuto affatto un’accoglienza calorosa tra i leader europei, lasciando, di fatto, isolato il leader di En Marche.
UNO SCENARIO DA GUERRA FREDDA
Il presidente Macron ha adombrato uno scenario da guerra fredda, al quale non si è sottratto Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino. ” Il fatto stesso di discutere la possibilità di inviare in Ucraina determinati contingenti dai paesi della NATO è un nuovo elemento molto importante– ha detto Peskov ai giornalisti -. In tal caso, dovremmo parlare non della probabilità, ma dell’inevitabilità. L’Occidente dovrebbe chiedersi se un simile scenario sia nell’interesse dei loro paesi e dei loro popoli”.
SCHOLZ: “CONSIGLIO AL PRESIDENTE MACRON DI INVIARE PIÙ ARMI ALL’UCRAINA”
Il no più duro all’invio di truppe sul territorio ucraino è arrivato dal Cancelliere tedesco Scholz, che non ha risparmiato una stoccata al collega francese. “Mi fa piacere che la Francia stia riflettendo su come aumentare il suo sostegno all’Ucraina, ma se posso permettermi un consiglio dia più armi”. Il consiglio del Cancelliere tedesco arriva dopo settimane di battibecchi tra i due leader sugli aiuti da destinare all’Ucraina.
We agreed that everyone must do more for Ukraine in Paris yesterday. Ukraine needs weapons, ammunition and air defence. We are working on it. It is clear: there will be no ground troops from European countries or NATO. That applies.
— Bundeskanzler Olaf Scholz (@Bundeskanzler) February 27, 2024
Tra l’altro Scholz ha provato a convincere Bruxelles a ridurre la quota tedesca dei fondi europei per il sostegno a Kiev, sostenendo di essere già il maggiore contribuente in Europa. “La Germania è il più grande contributore in Europa dell’Ucraina dal punto di vista militare”, ha scritto Scholz su X. Il Cancelliere, tra l’altro, è reduce da una bagarre interna alla sua maggioranza dopo il suo rifiuto a rifornire l’Ucraina i missili Taurus. A criticare la sua posizione anche gli alleati di Fdp e verdi.
Deutschland ist der größte militärische Unterstützer der Ukraine in Europa. Dabei bleibt es. Klar ist aber: Wir werden nicht zur Kriegspartei – weder direkt noch indirekt. Diese beiden Prinzipien leiten alle meine Entscheidungen. #Taurus
— Bundeskanzler Olaf Scholz (@Bundeskanzler) February 26, 2024
DUDA: “NESSUN ACCORDO SULL’INVIO DI TRUPPE IN UCRAINA”
A fare eco al leader tedesco il presidente della Polonia Andrzej Duda. “La discussione più accesa – afferma Duda – si è svolta intorno alla questione dell’invio di soldati in Ucraina. E anche qui non c’è stato assolutamente alcun accordo”.
TAJANI: “L’ITALIA NON È IN GUERRA CONTRO LA RUSSIA”
Prende le distanze dal presidente francese anche Palazzo Chigi e il ministro degli esteri italiano. Tajani ci tiene a sottolineare che il nostro paese, pur supportando l’Ucraina, non è in guerra contro la Russia. “Quando si parla di inviare truppe bisogna essere molto prudenti – ha detto il capo della Farnesina da Zagabria -, perché non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia. Noi non siamo in guerre con la Russia e non sono favorevole all’idea di mandare truppe in Ucraina”. A rispondergli, a distanza, è il ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné. “L’eventuale futura presenza di truppe occidentali in Ucraina, evocata ieri sera nella Conferenza di Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron – ha detto il ministro francese -, non andrebbe oltre la soglia della belligeranza”.
DALLA CASA BIANCA IL NO ALL’INVIO DI SOLDATI IN UCRAINA
A chiudere il discorso circa l’invio di soldati occidentali in Ucraina, l’intervento di un funzionario della Casa Bianca. “Gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina – ha detto il funzionario alla Reuters –, né vi sono piani per inviare truppe della NATO a combattere in Ucraina. La Nato e i membri dell’alleanza “stanno fornendo un’assistenza senza precedenti all’Ucraina. Lo facciamo dal 2021. Ma non ci sono piani per inviare truppe da combattimento sul terreno in Ucraina”.
COSA SI NASCONDE DIETRO LE PAROLE DI MACRON
Dietro le parole di Macron, però, c’è quello che Di Feo e Ginori su Repubblica definiscono “il dilemma che sta prendendo corpo in molte cancellerie europee”: il punto è che gran parte del materiale bellico inviato dall’Occidente a Kiev è “troppo sofisticato e troppo diverso dai mezzi sovietici a cui sono abituati”.
“Se si vuole permettere a Kiev di resistere alla superiorità della massa bellica russa – scrive Repubblica – l’unica strada è battere la quantità con la qualità e dotarla quindi di equipaggiamenti tecnologicamente avanzati. Strumenti che però gli ucraini possono imparare a utilizzare dopo molti mesi: troppo tardi per fronteggiare la crisi segnalata lungo tutte le trincee.
E l’unica maniera per rendere i difensori capaci subito di impiegare missili a lungo raggio, caccia, elicotteri, radar, sistemi contraerei e apparati di disturbo elettronico – proseguono Di Feo e Ginori – è mandare militari occidentali sul campo. Non combattenti di prima linea, né piloti di tank o jet, ma tecnici che si occupino di farli funzionare e ufficiali che suggeriscano le tattiche migliori per sfruttarne le prestazioni, rimanendo sempre nelle retrovie. Dietro il coro di no che ha replicato alle dichiarazioni di Macron c’è una cortina di ipocrisia e riservatezza”.
Come ammette in conclusione la stessa Repubblica, si tratterebbe di una decisione “ad alto rischio, perché nonostante l’assenza di un coordinamento della Nato esporrebbe concretamente al pericolo di un’escalation con la Russia. E segnerebbe comunque un altro innalzamento del coinvolgimento dell’Occidente”.