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Séjourné

Chi è Stéphane Séjourné, il nuovo commissario francese in Ue (al posto di Breton)

Il commissario francese uscente Breton sbatte la porta e si dimette in polemica con von der Leyen e l’Eliseo indica Séjourné. Ecco cosa è successo

Un colpo di scena clamoroso che per qualche ora ha fatto scricchiolare la stessa commissione europea. Il francese Thierry Breton si è dimesso dal ruolo di commissario al Mercato interno, dopo che era stato indicato dal presidente Macron per un secondo mandato. L’annuncio è arrivato attraverso una lettera infuocata pubblicata su X dopo alcuni contrasti con la presidente Ursula von der Leyen.

LE ACCUSE DI BRETON NEI CONFRONTI DI VON DER LEYEN: “NON MI VOLEVA COME COMMISSARIO”

Alla presidente della commissione Breton rivolge accuse pesanti: von der Leyen avrebbe chiesto a Parigi di sostituire il suo nome nel quadro dei negoziati per la formazione della nuova Commissione Ue. Sviluppi che “testimoniano ulteriormente una governance dubbia” e che lo hanno portato alle dimissioni. “Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente – e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato”, si legge nella lettera di dimissioni di Breton indirizzata a von der Leyen.

I RAPPORTI BURRASCOSI TRA BRETON E VON DER LEYEN

Come ricostruisce l’Ansa, i rapporti tra Breton e von der Leyen sono ridotti ai minimi termini ormai da tempo. Nel pieno della campagna elettorale, il francese aveva criticato apertamente lo stile di leadership della presidente dell’esecutivo Ue, mettendone in dubbio il sostegno anche da parte del suo Ppe. Nei mesi precedenti, il commissario Ue fedelissimo di Macron aveva contestato duramente la mancanza di trasparenza da parte di von der Leyen per la nomina – poi ritirata – del tedesco Markus Piper come inviato per le piccole e medie imprese, posizione ben retribuita all’interno della Commissione. A incrinare ulteriormente il quadro, in agosto, era arrivato il monito preventivo anti fake news rivolto dal francese a Elon Musk prima del dibattito con Donald Trump. Un’iniziativa “personale” e “non concordata né coordinata” con la presidente, si era difesa Bruxelles, facendo trapelare il proprio disappunto.

VON DER LEYEN ACCETTA LE DIMISSIONI DI BRETON

“La presidente” Ursula von der Leyen, nel frattempo, ha preso atto e accettato le dimissioni di Breton, ringraziandolo “per il lavoro svolto durante tutto il mandato, in particolare per” l’approvazione “del Digital services act, del Digital markets act” e delle altre regolamentazioni relative alla sfera digitale.

LA FRANCIA INDICA SÉJOURNÉ AL POSTO DI BRETON PER PROSSIMA COMMISSIONE

Il Presidente Macron ha provato a disinnescare politicamente la mina indicando già, in accordo con il primo ministro, il nome del nuovo commissario francese in Ue. Si tratta del ministro dell’Europa e degli Affari esteri, Stéphane Séjourné, già presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo durante la precedente legislatura. “Soddisfa tutti i criteri richiesti – fanno trapelare fonti dell’Eliseo sulle agenzie di stampa -: il suo impegno per l’Europa gli consentirà di sostenere pienamente questa agenda per la sovranità”.

CHI E’ STEPHANE SÉJOURNÉ

Per capire meglio chi è Séjourné, riportiamo un quadro tratteggiato dal corrispondente di Parigi del Corriere della Sera lo scorso febbraio: “il nuovo ministro degli Affari esteri fa errori quando parla, e anche quando scrive, in francese, la lingua mondiale della diplomazia accanto all’inglese. Come migliaia di altri cittadini, il ministro è dislessico. Stéphane Séjourné, 38 anni, sembrerebbe, almeno all’apparenza, uguale agli altri collaboratori della prima ora di Macron, «i mormoni», come vengono chiamati: giovani, preparati, aspetto curato senza eccentricità, snelli nei loro abiti blu e cravatta tinta unita, formalmente impeccabili e a loro agio davanti a microfoni e telecamere.

(…) In Francia poi con la nomina del nuovo premier 34enne Gabriel Attal, peraltro ex compagno dello stesso Séjourné, è riesplosa la questione della separazione tra le élite e il resto dei cittadini. Si torna a parlare molto dei «codici di classe», quell’insieme di conoscenze culturali, stili, comportamenti, accessibili solo alla ristretta cerchia degli iniziati e indispensabili per raggiungere certe poltrone”.

DILESSICO MA NON “MORMONE”

Séjourné però, come sottolineava sempre Stefano Montefiori – “non è un «mormone» come gli altri. Cresciuto nella classe media, figlio non di ambasciatori ma di un tecnico di France Télécom che per lavoro è stato trasferito in Spagna, Messico e Argentina e ha portato con sé la famiglia, è bilingue francese e spagnolo ma soprattutto, come ha avuto modo di ricordare in un’intervista al Parisien, «quando ero bambino mi è stata diagnosticata una dislessia molto forte. Per esempio, qualche volta le parole si invertono. A forza di impegno e rieducazione, ho quasi cancellato i miei difetti all’orale. Ma il problema ritorna in un momento di fatica o di stress importante».

Il ministro si rivolge ai dislessici come lui: «Milioni di persone sono nella mia situazione. Tengo a fare passare un messaggio: può sembrare un problema insormontabile ma, guardate me, tutto è possibile. Non perdete la speranza». Alla fine, in un mondo di ossessione per la correttezza formale e per la prima impressione, l’imperfezione di Séjourné ha il vantaggio politico di renderlo più umano” concludeva il Corriere.

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