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Leonardo Sapienza

Chi è il sacerdote ‘regista’ dello storico incontro tra Trump e Zelensky

E’ stato monsignor Leonardo Sapienza ad accorgersi che Zelensky e Trump intendevano parlarsi ma non in piedi, trovando così le poltroncine dell’incontro storico

Nelle navate imponenti della basilica di San Pietro, tra i marmi del Bernini e la cupola michelangiolesca, si è consumato uno degli incontri più inattesi e significativi della storia degli ultimi tempi: quello tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Un incontro apparentemente spontaneo, ma in realtà frutto di un lungo e paziente lavoro di diplomazia, che porta tra le varie firme quella discreta di monsignor Leonardo Sapienza.

LE POLTRONCINE RIMEDIATE GRAZIE AL ‘GUIZZO’ DI MONSIGNOR SAPIENZA

“Regista discreto del vis a vis spontaneo – scrive l’Ansa -, consumato non distante dallo stemma wojtyliano “Totus tuus”, è stato un curiale compassato come monsignor Leonardo Sapienza che non appena ha intuito la volontà dei leader di sedersi faccia a faccia, ha approntato all’istante quelle due sedie poste l’una dinnanzi all’altra quasi come avviene nelle confessioni più intime”.

“Il proscenio del colloquio, a tratti bisbigliato, è maestoso – spiega Repubblica -: la Cappella del fonte battesimale, più due sedie di legno rivestite di tessuto damasca-to, rimediate in fretta da monsignor Leonardo Sapienza, curiale compassato e taciturno, che prima degli altri si è accorto che Zelensky e Trump intendevano parlarsi ma non in piedi. Sapienza è quindi uscito sul sagrato e ha sottratto tre sedie dai filari già disposti per le autorità straniere. Tre perché riteneva, sbagliando, che il presidente degli Stati Uniti e il presidente dell’Ucraina avessero bisogno di un interprete per confrontarsi sui concetti opposti di pace giusta”.

MONS. LEONARDO SAPIENZA, IL ‘REGISTA’ SILENZIOSO

Sacerdote rogazionista, scrittore prolifico, monsignor Leonardo Sapienza è da anni uno degli uomini chiave della macchina vaticana. È stato addetto al protocollo della Prefettura della Casa Pontificia prima di diventarne reggente, succedendo al vescovo Paolo De Nicolò. Sapienza è noto per il suo stile riservato ed elegante, capace di gesti rapidi e mirati che spesso passano inosservati ma che sono determinanti nei momenti cruciali. Grande conoscitore della spiritualità di Paolo VI e Giovanni Paolo II, ha dedicato la sua opera alla pubblicazione di antologie e testi di preghiera, guadagnandosi l’ammirazione di personalità come Giulio Andreotti.

LA TESSITURA NASCOSTA DELLA DIPLOMAZIA VATICANA

Dietro quell’incontro “casuale” si cela un’abile strategia diplomatica, tessuta da tempo sotto l’impulso di Papa Francesco. Se Mosca ha scelto di inviare solo una rappresentante minore ai funerali di Francesco, l’obiettivo vaticano si è concentrato sul riavvicinamento tra Washington e Kiev. Dopo i toni duri che avevano segnato l’incontro di Zelensky con Trump nello Studio Ovale e dopo l’irritazione ucraina per le parole di Francesco sulla “bandiera bianca”, il Vaticano ha lavorato per creare le condizioni di un dialogo diretto. Il risultato è stato un colloquio franco, volto distesi, facilitato anche dalla presenza di leader come Macron e Starmer, che hanno saputo defilarsi con discrezione per lasciare spazio a Trump e Zelensky.

UN CLIMA NUOVO TRA TRUMP E ZELENSKY?

Se negli scorsi anni i rapporti tra Zelensky e la Santa Sede erano stati segnati da tensioni, oggi qualcosa è cambiato. Il canale con il Vaticano, grazie anche all’opera del cardinale Parolin e delle missioni umanitarie portate avanti dal cardinale Zuppi, non si è mai interrotto. I gesti concreti, come lo scambio di prigionieri e il ritorno di bambini deportati, hanno lasciato il segno. E nella basilica di San Pietro, immersi in un clima di commozione, anche Trump è apparso più aperto e coinvolto del solito. Forse, come avrebbe voluto Papa Francesco, qualche porta e qualche cuore si sono davvero aperti.

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