Allo studio una riforma del bilancio Ue (il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) europeo per il periodo 2028-2034) che fa tesoro dell’esperienza del PNRR e conferisce più centralità agli stati nazionali
Più Stati e meno Comunità europea. Questa è la direzione nella quale potrebbe andare il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) europeo per il periodo 2028-2034. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sta valutando di trasformare la gestione del Quadro finanziario pluriennale valorizzando il ruolo dei singoli Stati Membri.
IL MODELLO PNRR POTREBBE AVER FATTO SCUOLA
L’approccio dovrebbe emulare quello del modello del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) che prevede, come noto, la gestione centralizzata, quindi statale delle risorse, e il finanziamento scadenzato dei progetti condizionato alla realizzazione delle riforme. Questa novità sarebbe un passo indietro rispetto all’approccio comunitario che vuole creare un ulteriore livello amministrativo, collaborativo nei confronti dei singoli Stati membri. Ma il vento, in Europa e al governo di numerosi stati membri, è cambiato e i mutamenti del sentire dei cittadini europei, espresso attraverso le elezioni, trovano riverbero nelle regole del gioco europeo.
RIFORMA DEL BILANCIO UE: PIÙ STATI E MENO COMUNITÀ EUROPEA
La riforma alla quale sta pensando la presidente von der Leyen, dunque, attribuisce più libertà ai singoli Stati membri nello stilare 27 piani nazionali che dovrebbero comprendere le risorse per tutte le priorità indicate da Bruxelles. L’idea di una gestione centralizzata permetterebbe ai governi nazionali di avere un margine di manovra maggiore su come spendere i fondi europei, che verrebbero distribuiti tra i Ventisette in base a criteri come la popolazione e il PIL.
IL PESO DEL RAPPORTO DRAGHI SULLA COMPETITIVITÀ
Inevitabilmente, su questa ipotesi grava il peso del rapporto Draghi sulla competitività. L’intenzione di ristrutturare la gestione delle risorse dovrebbe avere come effetto conferire una maggiore competitività dell’Unione europea nei confronti dei colossi economici globali, come Stati Uniti e Cina.
PAC E COESIONE: I FONDI PIÙ TOCCATI DALLA RIFORMA
I fondi che sarebbero interessati più profondamente da questa trasformazione sono la PAC e il fondo per la politica di coesione che sa soli rappresentano i 2/3 del bilancio comunitario totale.
FRANCIA E POLONIA TRA I PIÙ CONTRARI ALL’IPOTESI DI RIFORMA DEL BILANCIO UE
Se a “fare il tifo” per questo approccio troviamo i paesi “rigoristi”, come Germania e Paesi Bassi. A questa analisi aggiungiamo che la Germania di Scholz sta assistendo alla crescita elettorale di un partito nazionalista e non europeista come l’AfD. Tra più duri oppositori di quella che, per il momento, è solo un’ipotesi, troviamo i paesi che ricevono le fette più corpose dei fondi di coesione e della Pac, tra questi Francia e Polonia. La Francia, ad esempio, è il principale beneficiario dei fondi agricoli europei, con oltre 386 miliardi di euro previsti nel periodo di bilancio attuale, mentre la Polonia riceve 392 miliardi di euro in fondi di coesione nel settennato in corso.
LA LETTERA DI MISSIONI DEL POLACCO SERAFIN: SVILUPPARE UN NUOVO APPROCCIO PER UN BUDGET MODERNO E RAFFORZATO
Ironia della sorte, a dover studiare la strada per rendere più efficiente il bilancio comunitario è proprio il commissario polacco al Bilancio, Piotr Serafin che nella sua lettera di missioni ha tra i compiti quello di “sviluppare un nuovo approccio per un budget moderno e rafforzato”, che non sia più “basato sui programmi” ma sulle priorità politiche del nuovo Collegio e che abbia al centro “un piano per ciascun Paese che colleghi le riforme chiave agli investimenti”, da realizzarsi “dove l’azione dell’Ue è più necessaria”.