Skip to content

social network

Il rapporto tra adolescenti e smartphone letto da “La civiltà cattolica”

Breve estratto, commentato, del saggio “Social network e salute mentale” pubblicato sul numero di aprile di “La Civiltà Cattolica”

Dare uno smartphone a un bambino può essere pericoloso quanto consegnargli le chiavi di una Ferrari. Lo sanno bene gli stessi ideatori della tecnologia digitale: molti dirigenti e fondatori di grandi aziende come Apple, Google, Microsoft e YouTube impongono limiti severi all’uso dei dispositivi ai propri figli.

Il rapporto tra la salute mentale dei più giovani e social network è al centro del breve saggio “Social network e salute mentale”, di G. Gucci S.I. e B. V. Varghese, pubblicato dal numero di aprile di “La civiltà cattolica”.

GLI EFFETTI DEI SOCIAL NETWORK SULLA SALUTE MENTALE DEI PIÙ GIOVANI

Il documentario The Social Dilemma mostra come le piattaforme manipolino il comportamento degli utenti, mentre l’esperto Jonathan Haidt, nella sua indagine Nonfiction – La generazione ansiosa, evidenzia l’aumento della fragilità psicologica tra i nati tra il 1995 e il 2005, legata all’uso precoce dei social network. Ciò che prima sembrava allarmismo, oggi è una realtà confermata da ricerche: i social peggiorano il benessere psichico, soprattutto in bambini e adolescenti.

LE CONSEGUENZE PIÙ RILEVANTI

“Social network e salute mentale” riporta i dati della ricerca di Jonathan Haidt sugli effetti di un uso prolungato dei social network.

Haidt individua quattro gravi danni principali:

  • Deprivazione sociale: dopo il 2013, è diminuito il tempo che bambini e adolescenti trascorrono all’aperto e con altri coetanei. L’interazione reale è sostituita dallo schermo, causando isolamento, difficoltà relazionali e maturazione rallentata. Anche in presenza fisica, i giovani restano assorbiti dai dispositivi, con effetti negativi sull’identità e sull’autostima.
  • Privazione del sonno: l’uso di dispositivi elettronici può avere anche ricadute negative sulla salute fisica. In particolare, l’utilizzo notturno dei dispositivi digitali altera i ritmi biologici, favorendo problemi di vista, deficit di attenzione e peggiorando la qualità del sonno avendo così una ripercussione sulla salute mentale, causando depressione e ansia. Per i bambini, i rischi sono ancora più alti, in quanto assorbono maggiormente la luce emessa dallo schermo rispetto ad un adulto. È stato inoltre riscontrato che spegnere i dispositivi dopo le 21 migliora riposo e rendimento.
  • Frammentazione dell’attenzione: il multitasking digitale riduce la capacità di concentrazione e memoria e si associa a sintomi di ADHD. Studi segnalano un calo nelle abilità scolastiche e nella gestione emotiva nei bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti ad uno schermo e la scoperta più eclatante riguarda un assottigliamento prematuro della corteccia cerebrale. Più ore passate davanti agli schermi corrispondono a maggiori rischi di depressione e pensieri suicidari, oltre a problemi fisici come insonnia, obesità e scoliosi.
  • Dipendenza: l’introduzione dei “like” ha favorito il desiderio mimetico, radice delle azioni umane, e il conformismo, creando così un “effetto gregge” che è alla base del successo di queste piattaforme digitali. Tutto ciò ha inoltre aumentato emozioni come l’invidia, ma anche aggressività e dipendenza dal giudizio altrui. I social, grazie all’anonimato e alla mancanza di freni inibitori, amplificano comportamenti distruttivi. Un esempio è caratterizzato da piattaforme come Ask.fm, basate sull’anonimato, che sono state collegate a casi di suicidio tra adolescenti, troppo giovani per gestire emotivamente tali dinamiche.

UNA VITA CONSACRATA ALLO SCHERMO

Le app digitali sono progettate per catturare l’attenzione dell’utente e prolungare il tempo di navigazione, generando profitto attraverso i dati e la pubblicità. “I bambini, molti dei quali iniziano a usare lo smartphone già a 5-6 anni, risultano particolarmente vulnerabili – si legge nel saggio -. Un bambino tra gli 8 e i 12 anni trascorre in media 4-6 ore al giorno sugli schermi, un adolescente (13-18 anni) fino a 9 ore, cioè più della durata di un lavoro a tempo pieno. Inoltre, va notato che la frequentazione è maggiore nella popolazione a basso reddito: una proporzione analoga a quanto si riscontra nel rapporto con il cibo. L’effetto finale è simile a quello di guidare su un’autostrada piena di invitanti deviazioni, con offerte di ogni tipo che stimolano la curiosità e la voglia di non perdere «l’occasione»”.

L’accademico Nir Eyal ha definito questo meccanismo “effetto gancio”: notifiche, commenti e aggiornamenti sono ganci che incentivano a restare connessi, non a caso Frances Haugen ha rivelato l’uso di queste tecniche da parte di Facebook per attrarre minori su Instagram (piattaforma acquistata da Fb nel 2012). Il progetto “Instagram Kids”, rivolto ai bambini dai 4 ai 12 anni, è stato invece sospeso dopo un’inchiesta del Wall Street Journal.

“La dipendenza da smartphone non è meno devastante di altri tipi di dipendenze; anch’essa, infatti, mostra i sintomi propri dell’astinenza (ansia, irritabilità, insonnia, tristezza) – si legge nel saggio -. Anna Lembke, ricercatrice alla Stanford University, nel suo studio sulle nuove dipendenze tra gli adolescenti fa notare che «lo smartphone è il moderno ago ipodermico, che inietta dopamina digitale ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette per una generazione connessa»”.

Il problema non è solo educativo ma anche politico: mentre chi spaccia droga viene perseguito, i creatori di social network, pur consapevoli di aver progettato app che creano dipendenza per profitto, agiscono senza controllo da parte delle istituzioni che spesso si dimostrano totalmente impreparate, come dimostrato dallo scandalo di Cambridge Analytica, ovvero quando FB attinse ai dati degli utenti per influenzare le elezioni.

LA CRESCITA DELLA MALATTIA MENTALE TRA GLI “IGEN”

L’uso prolungato dei social ha ripercussioni anche sulla salute mentale dei più giovani. “Il tasso di malattia mentale della «generazione Z» ha registrato una preoccupante e improvvisa impennata a partire dagli anni Dieci del 2000 – si legge -. Dal 2012 al 2021 la percentuale di teenager (12-17 anni) che hanno ricevuto cure per ansia e depressione è aumentata del 161% per i ragazzi, e del 145% per le ragazze, rispetto a quanto era stato registrato fino al 2010; il tasso di autolesionismo, come i tagli o i tentati suicidi, è aumentato del 200%. Tendenze molto simili si registrano in altri Paesi del mondo. La cosa curiosa – o inquietante – è che tale incremento non riguarda le generazioni precedenti”. L’introversione e il ritiro sociale compromettono l’ingresso nella vita adulta, ostacolano la capacità di intraprendere relazioni stabili, di fare scelte definitive e di assumersi responsabilità.

I POSSIBILI RIMEDI

I risultati delle ricerche suggeriscono la necessità di interventi tempestivi per contenere i danni attuali e prevenire quelli futuri. “Sarebbe anzitutto da valutare a quale età sia opportuno consentire a un ragazzo/a di utilizzare lo smartphone – scrivono Gucci e Varghese -. Certo, da parte dei genitori ciò comporta l’affrontare difficoltà sfibranti di fronte alle insistenti richieste dei (sempre più piccoli) figli e alle classiche motivazioni da loro solitamente addotte («Ce l’hanno tutti, sono l’unico a non averlo, sarò escluso, preso in giro…»). Ma in questi casi proprio internet può essere un aiuto importante, dando la possibilità di creare mail list di genitori accomunati dalla medesima finalità educativa – tutelare la salute mentale dei propri figli –, facendosi anche aiutare da chi si è occupato della problematica in maniera competenti”.

Gli esperti chiedono limiti minimi di età e di tempo per l’accesso ai social: l’età più esposta a danni è fino a 11-13 anni per le ragazze, e 14-15 per i ragazzi. L’Australia, ad esempio, nel 2024 ha vietato l’uso dei social ai minori di 16 anni, riscontrando consensi anche in Italia (con il 29% favorevole tra i 10-15enni e il 49% tra i 19-24enni).

È cruciale il ruolo della scuola che può aiutare vietando l’uso degli smartphone in classe e promuovendo un uso consapevole. “Già nel 2023 l’Unesco aveva chiesto di non consentire l’uso degli smartphone negli istituti scolastici, per contrastare la distrazione e il cyberbullismo. Un avvertimento preso sul serio da diverse scuole, che hanno proibito l’uso del cellulare durante le ore di lezione (ad esempio, riponendoli in scatole o armadietti), promuovendo specifici corsi volti al corretto utilizzo dei social, evidenziando i rischi per la salute mentale – ricordano gli autori -. Come per la pornografia, discutere sul loro fascino è un obiettivo educativo fondamentale per l’esercizio del pensiero critico”.

Allo stesso modo, sarebbe importante incentivare attività all’aperto, sport e volontariato, insieme a buone abitudini come un sonno regolare e una dieta equilibrata che possono contrastare ansia e depressione. I riti di passaggio aiutano i giovani a confrontarsi con la realtà in modo responsabile.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su