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Chi è Christopher Rufo, l’ideologo del MUGA (Make Universities Great Again)

Rufo è il nuovo alfiere della battaglia dell’amministrazione Trump contro gli atenei americani. Ecco chi è e quali sono le sue proposte per riformare il sistema accademico

È uno dei supporter più infervorati della campagna trumpiana contro le istituzioni accademiche, che trova nello scontro con Harvard il suo esempio più lampante.

Un versante già ampiamente battuto dal vicepresidente USA JD Vance, il brillante ex studente di Yale che già nel 2021 pronunciava un discorso di nixoniana memoria in cui dichiarava francamente che “I professori sono il nemico”.

L’homo novus di questa battaglia è Christopher F. Rufo. Ecco il suo profilo

CHI È CHRISTOPHER FERGUSON RUFO

Classe 1984, italoamericane di origini ciociare – il padre è nato a San Donato Val di Comino, provincia di Frosinone –  Rufo è diventato un volto noto della destra americana grazie alle frequenti ospitate su Fox News, in particolare nei programmi di Tucker Carlson e Laura Ingraham. Ex documentarista per PBS e Netflix, oggi è senior fellow del Manhattan Institute e firma regolare del City Journal, rivista di punta del conservatorismo intellettuale USA.

È noto per aver guidato la campagna contro la critical race theory (CRT) e contro le politiche di diversità, equità e inclusione (DEI), riuscendo a portare questi temi fino alla Casa Bianca: le sue denunce hanno infatti ispirato l’amministrazione Trump a emanare gli ordini esecutivi che vietano la formazione governativa basata sulla CRT.

Tra le sue battaglie più recenti, anche una sortita a difesa di Trump in un episodio surreale: Rufo è intervenuto per sostenere la tesi, secondo cui alcuni immigrati haitiani di Springfield (Ohio) avrebbero “mangiato i gatti” – un claim ampiamente smentito, ma utile a galvanizzare una parte dell’elettorato.

Sul suo sito, cui è agganciata anche una newsletter che conta oltre 113.000 iscritti, Rufo dichiara apertamente l’obiettivo della sua missione: “rovesciare l’egemonia ideologica della sinistra che da una generazione domina la vita pubblica americana”. Secondo lui, le istituzioni del Paese sarebbero state colonizzate da un’élite attivista che ha imposto una “miscela tossica” di economia socialista, caos culturale e politica identitaria.

“I risultati – recita la sua bio – sono evidenti: negli ultimi dieci anni, teorie come la critical race theory e l’ideologia di genere hanno conquistato università, scuole e agenzie governative, mentre le città americane sono state travolte da senzatetto, dipendenze, criminalità e disordine. La classe politica progressista continua a invocare “diversità, equità e inclusione”, ma le mie ricerche dimostrano che queste politiche hanno solo aggravato la situazione delle comunità”.

In questo quadro le università diventano il target perfetto poiché considerati il centro della propaganda ideologica progressista.

RUFO: MAKE UNIVERSITIES GREAT AGAIN

In un articolo apparso l’8 febbraio, «How to Make Universities Great Again», Rufo traccia tre direttrici di riforma per l’amministrazione Trump, su cui sembrano modellate le recenti decisioni della presidenza in merito alla riorganizzazione del sistema universitario americano.

In primo luogo occorre riformare il modello di finanziamento delle università, improntato, secondo Rufo, a sprechi colossali e orientato verso politiche di ambito DEI.

Appellandosi al principio di uguaglianza di fronte alla legge, Rufo sostiene inoltre la necessità di limitare le azioni in difesa delle minoranze etniche, seguendo un capovolgimento tipico della retorica trumpiana, che vede nella tutela dei segmenti della popolazione non maggioritari una discriminazione.

Terzo punto, che oggi trova applicazione nella repressione delle proteste studentesche pro-Gaza, il contrasto all’attivismo ritenuto violento e illegale all’interno dei campus, mediante il ritiro dei visti agli studenti stranieri coinvolti nelle proteste e alla perdita del finanziamento pubblico alle università che tollerino tali comportamenti.

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