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Guida Politica 2025

Guida politica 2025: ordine liberale in crisi? Usa, Ue, Italia e il “multipolarismo di fatto”

La Guida Politica 2025, curata da Fulvio Lorefice per Bistoncini Partners, descrive un panorama internazionale frammentato, in cui Italia e Ue provano a contenere gli effetti di un potenziale cambio di paradigma nelle relazioni tra Paesi

Qual è il modello che sta ridefinendo le dinamiche geopolitiche globali? Quali carte può giocarsi l’Italia al tavolo con Washington? Come può l’Unione Europea rispondere alla sfida del protezionismo americano? Gli investimenti nella difesa sono davvero un’opportunità di svolta per il Vecchio Continente?

A questi e ad altri interrogativi cerca di dare risposta la nuova Guida Politica 2025, firmata da Fulvio Lorefice, Political Risk Analyst di Bistoncini Partners, che analizza con profondità il contesto geopolitico attuale e le principali sfide strategiche che attendono l’Italia e l’Europa.

LA GUIDA POLITICA 2025

La Guida Politica 2025 di Bistoncini Partners parte da un assunto chiaro: l’anno si è aperto con un mondo sempre più instabile e frammentato. In questo scenario in continuo mutamento, l’Italia – “potenza-media” ma centrale nel cuore dell’Occidente – tenta di trovare un equilibrio tra crisi globali, relazioni transatlantiche e tensioni intraeuropee.

LA CRISI DELL’ORDINE LIBERALE MONDIALE

Secondo il report, la nuova fase di discontinuità nel sistema internazionale dipende in larga misura dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Le relazioni multilaterali hanno ceduto il passo a un approccio transazionale, dove ogni scambio è valutato in termini di vantaggio immediato. La logica del “gioco a somma zero” impronta oggi le relazioni commerciali e militari, mentre l’interesse nazionale è posto al di sopra di qualsiasi coordinamento multilaterale.

“Cifra di questo arretramento della civiltà internazionale sono la deumanizzazione del nemico, la deplorazione della neutralità e la stigmatizzazione del negoziato”, si legge. Un “ordine liberale globale” in piena crisi, dunque, minato dagli sforzi della nuova amministrazione Usa, impegnata a decostruire il sistema di alleanze su cui si regge il primato internazionale americano, oggi indicato come la fonte di gran parte dei problemi del Paese.

MULTIPOLARISMO DI FATTO

Uno scenario che ha portato rapidamente alla realizzazione di un “multipolarismo di fatto”, in cui la Cina vede crescere il proprio peso quale potenza in grado di supplire al vuoto politico creato da Washington, forte del proprio ruolo ormai consolidato di supporto alternativo all’Occidente. Nel contempo, Pechino si propone come leader del fronte critico verso l’ordine dominato dagli USA e dal dollaro, assumendo il ruolo di rappresentante dei Paesi in via di sviluppo e promuovendo un multilateralismo alternativo.

Nonostante questo, gli Stati Uniti rimangono la potenza dominante. A cambiare è soprattutto il loro atteggiamento verso il mondo: prevale una visione commerciale aggressiva, in cui dazi e bilancia commerciale sono gli strumenti correttivi fondamentali. Col rischio di comprimere il livello di apertura dei mercati globali, indebolendo il commercio internazionale e frammentando le catene di approvvigionamento.

EUROPA SOTTO PRESSIONE

E l’Europa non viene certo risparmiata: Washington non intende riservare un trattamento di favore ai propri alleati storici. La narrazione del deficit commerciale con l’UE – pur vera solo per i beni, ma compensata nei servizi – alimenta politiche protezionistiche che penalizzano in particolare la Germania e il suo modello economico fondato sull’export.

In questo contesto, la Commissione Europea prova a tenere la barra dritta, pur dovendo mediare tra spinte divergenti. Un possibile compromesso potrebbe includere un incremento delle importazioni europee di armi, gas liquefatto, petrolio e prodotti agricoli statunitensi, con aperture regolamentari sul digitale.

Al contempo, per contrastare la pressione economica statunitense, l’UE punta a diversificare i propri rapporti internazionali, cercando nuove intese con Paesi come India, Messico e Svizzera e con il Mercosur. Proprio su quest’ultimo dossier, sottolinea il report, l’Italia potrebbe giocare un ruolo decisivo.

LA DIFESA COMUNE

In cambio della tutela militare Usa, inoltre, si chiede all’Europa un impegno più forte sul fronte della difesa. Questo orientamento, però, rischia di mettere in discussione gli sforzi comunitari per rendersi autonomi dai fornitori esterni e migliorare l’integrazione militare.

Secondo la Guida Politica 2025, infatti, il progetto ReArm Europe, si discosta dalle raccomandazioni del Rapporto Draghi, poiché ostacola la creazione di una domanda comune a livello europeo, favorendo una dipendenza duratura dagli Stati Uniti. Malgrado ciò, la posizione della Commissione resta quella di puntare sull’industria della difesa per trainare la crescita economica, in particolare attraverso lo sviluppo di tecnologie avanzate e digitali.

IL RUOLO DELL’ITALIA

La fragilità dell’asse franco-tedesco, interessato da crisi interne che minano la leadership di entrambi i Paesi, offre all’Italia uno spazio di manovra potenzialmente nuovo. La posizione di cerniera tra Europa e Stati Uniti può rappresentare per Giorgia Meloni tanto un’occasione da capitalizzare, quanto un rischio politico in caso di frizioni tra le due sponde dell’Atlantico.

Nei confronti degli Usa, il nostro Paese gode di un surplus commerciale rilevante, ma la natura delle esportazioni – in parte sovrapponibile a quella di Francia e Germania – espone l’Italia a possibili danni collaterali in caso di dazi mirati. Pur restando ancorata ai tradizionali rapporti con Stati Uniti e Paesi Ue, la politica estera italiana prova oggi ad aprirsi a nuovi orizzonti, grazie alle iniziative verso l’Africa (Piano Mattei) e verso il Golfo Persico. I legami con la Cina, invece, restano condizionati da un contesto internazionale sempre più ostile.

Ma se sul piano strategico l’Italia si muove con ambizioni, sul piano finanziario resta il nodo del Patto di Stabilità. ReArm Europe consente di escludere le spese militari dai vincoli di bilancio, ma solo per i Paesi con i conti in ordine. L’Italia, invece, dovrà decidere entro aprile se attivare la clausola di salvaguardia.

SUL FRONTE INTERNO

Sul piano politico interno, la Guida Politica 2025 descrive una situazione in cui Meloni mantiene un controllo saldo sul governo e sulla coalizione, anche se la Lega prova ciclicamente a differenziarsi. “Una tendenza finora lenita dal Presidente del Consiglio ma che può crescere di intensità nella gestione dei dossier dazi, difesa e Ucraina”, benché ad oggi la maggioranza rimanga nel complesso compatta. Una stabilità che il report attribuisce anche ai “limiti politici dell’opposizione parlamentare. Un complesso di ritardi e disattenzioni, che ad oggi comporta – semplificando – che la maggioranza quando “fa bene” guadagna consensi e quando “fa male” non li perde. A tal proposito, pur nelle difficoltà e con una profonda divisione interna sui temi del riarmo, il Partito Democratico si conferma perno dell’opposizione.

Interessante anche il passaggio sulla relazione istituzionale tra Quirinale e Palazzo Chigi. Il presidente Mattarella ha più volte espresso preoccupazione per l’eccessiva vicinanza del governo a figure imprenditoriali globali – definite nel report “neo-feudatari del Terzo Millennio” – e per la crescente influenza di poteri economici non statali nella sfera pubblica.

 

 

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