Cei, pioggia di emendamenti sul documento del sinodo, nodi su lgbtq+, partecipazione delle donne e corresponsabilità dei laici nella gestione economica. Discussione rimandata a ottobre
Una frattura, ma anche un segnale di vitalità. È questo il clima che ha accompagnato la conclusione della seconda sessione della XVI Assemblea sinodale della CEI, svoltasi dal 31 marzo al 3 aprile in Vaticano.
L’assemblea comprendeva un totale di 1.008 partecipanti, suddivisi in 7 cardinali, 168 vescovi, 252 sacerdoti, 34 religiosi, 17 diaconi e 530 laici, di cui 277 donne e 253 uomini.
Il documento finale, intitolato “Perché la gioia sia piena”, è stato rimandato a ottobre: un verdetto chiaro, votato da 835 delegati su 854, che chiede un ripensamento profondo del testo.
CASTELLUCCI (CEI): “DOCUMENTO NON ANCORA MATURO”
A guidare i lavori è stato monsignor Erio Castellucci, vicepresidente della CEI, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale e arcivescovo di Modena-Nonantola.
Figura di equilibrio e apertura, Castellucci ha ammesso che il documento, che racchiude quattro anni di lavoro «non si presenta ancora maturo», a causa della mole di proposte di emendamento ricevute dai gruppi e del poco tempo per elaborare le sintesi diocesane. Il testo – ha aggiunto – è risultato troppo sintetico rispetto ai materiali narrativi ricevuti dalla base, con il rischio di tradire l’anima profonda del processo sinodale.
UN RINVIO COSTRUTTIVO?
Ma il messaggio è di un rinvio costruttivo, piuttosto che di una bocciatura. «Siamo stati rimandati a ottobre», ha dichiarato ironicamente il vescovo, sottolineando come i 28 gruppi di lavoro abbiano operato con intensità e creatività, contribuendo con emendamenti e integrazioni significative.
«La Chiesa non è composta da guide che ignorano il sentire del popolo – ha affermato Castellucci – ma da guide che sanno discernere insieme allo Spirito e al Popolo di Dio». È questa l’idea di sinodalità che anima il processo: una Chiesa che cresce non dall’alto, ma dal basso, dal confronto, dall’ascolto reciproco.
COSA CONTENEVA ‘PERCHÉ LA GIOIA SIA PIENA’
Il testo intitolato “Perché la gioia sia piena” raccoglieva 50 proposizioni sintetiche, frutto del lungo lavoro sinodale avviato nelle diocesi italiane. Si trattava di un documento programmatico pensato come tappa intermedia, un indice ragionato dei temi emersi dalla base: tra questi, l’accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari (come divorziati risposati, conviventi, persone LGBTQ+), la responsabilità ecclesiale delle donne, la trasparenza economica, la partecipazione dei laici e il rinnovamento delle strutture pastorali. Il testo puntava a offrire spunti di riflessione e orientamento per avviare nuove prassi ecclesiali.
PERCHÉ È STATO BOCCIATO
Al centro del confronto ci sono state tre grandi questioni. Innanzitutto l’accoglienza delle persone LGBTQ+: la proposizione 5, che invitava a “percorsi di accompagnamento” per chi si sente ai margini a causa di relazioni non riconosciute dal diritto canonico, orientamento sessuale o identità di genere, è stata giudicata troppo neutra e ambigua e alcuni delegati hanno sottolineato l’assenza stessa della sigla LGBTQ+.
In secondo luogo, la corresponsabilità dei laici nella gestione delle risorse economiche: anche qui, proposte viste come insufficienti rispetto al desiderio di una Chiesa davvero partecipata.
Un altro punto cruciale era il ruolo delle donne nella Chiesa. La proposta di assegnare loro funzioni di guida in uffici diocesani e pastorali è stata vista come insufficiente e timida.
Il testo, secondo molti delegati, non ha saputo restituire la ricchezza di queste istanze, emerse con forza dal territorio. Da qui la richiesta di rielaborare il documento, che è ora affidato alla presidenza del Comitato sinodale, con il supporto dei facilitatori e dei gruppi di studio.
SINODO RINVIATO A OTTOBRE
Il prossimo passo sarà il 25 ottobre 2025, data in cui si terrà una nuova Assemblea sinodale, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione. In quell’occasione, si voterà finalmente il documento finale, frutto di un processo più attento, partecipato e profondo.
Il dinamismo sinodale ha avuto un ulteriore effetto a catena: anche la tradizionale Assemblea generale dei vescovi italiani, che si tiene da decenni a maggio, è stata spostata a novembre. Lo ha annunciato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI: «Ci fa bene questo dinamismo, è il segno di una Chiesa viva. Continuiamo a camminare insieme». Zuppi ha spiegato che serve “un tempo congruo di maturazione”, perché «c’è grande attesa e intensità di partecipazione».
Nel frattempo, dalla CEI arriva un messaggio chiaro al Papa Francesco: «Gioia e responsabilità sono i due sentimenti che ci hanno animato e che Le consegniamo, Santità, con la fiducia e l’affetto dei figli».