Il nodo delle liste d’attesa diventa un affare politico tra il ministro in quota Fdi e le Regioni guidate dal leghista Fedriga. Nuovo round tra gli alleati di governo
Non è solo una questione di sanità, il nodo è anche politico: dietro lo scontro sulle liste d’attesa si nasconde una nuova partita tra Fratelli d’Italia e Lega. Il ministro della Salute Orazio Schillaci (in quota FdI, come del resto il sottosegretario Gemmato, meloniano di ferro) ha scritto nelle scorse ore alle Regioni per chiedere un’accelerazione sulle liste d’attesa, denunciando ritardi e pratiche inaccettabili che penalizzano i cittadini. Ma il presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga, ha incassato con irritazione l’attacco, rimandando al mittente le accuse e ribaltando la responsabilità sull’inerzia del governo centrale.
LA LETTERA DI SCHILLACI: “NON POSSIAMO PIU’ TOLLERARE QUESTA SITUAZIONE”
Il ministro ha usato toni duri nella lettera inviata a Fedriga, parlando di “agende chiuse arbitrariamente”, “sistemi di prenotazione frammentati” e “pratiche opache” che ostacolano l’accesso alle cure. A supporto della sua posizione, Schillaci ha citato i dati dei Nas, che tra ottobre e dicembre 2024 hanno rilevato irregolarità gravi nel 27% delle strutture sanitarie ispezionate. “Non è più sostenibile che in alcune Regioni le liste siano ancora immotivatamente e illegalmente chiuse”, ha insistito il ministro.
LE REGIONI AL CONTRATTACCO: “DISAGIO E STUPORE PER L’INERZIA DEL MINISTRO”
Dall’altro lato, la Conferenza delle Regioni ha espresso “disagio” e “stupore” per l’iniziativa del ministro. Secondo le fonti regionali, anche attraverso alcune veline veicolate sull’Ansa da Trieste, non a caso capoluogo della regione guidata da Fedriga, il vero problema sarebbe la mancanza di azione da parte del governo su un tema chiave: la riforma della medicina territoriale e il ruolo dei medici di famiglia. Alcuni governatori spingono per trasformare i medici di base in dipendenti del Servizio sanitario nazionale, ma il governo – secondo le Regioni – starebbe frenando per paura di perdere consenso.
SCHILLACI: “ASPETTIAMO ANCORA IL DOCUMENTO DELLE REGIONI”
Il ministro della Salute non ha fatto attendere la replica: “Leggo che ci sarebbe disagio da parte delle Regioni sulla presunta inerzia del governo. Un disagio che trovo francamente singolare. Dopo il vertice a Palazzo Chigi, le Regioni si sono impegnate a presentare un documento. Lo stiamo ancora aspettando”. Un botta e risposta che ha contribuito a inasprire il clima.
L’ATTORE NON PROTAGONISTA: I MEDICI DI FAMIGLIA
Nel dibattito si sono inseriti anche i medici di famiglia, che contestano l’idea che la loro dipendenza dal Ssn possa risolvere il problema delle attese. Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, ha definito “surreale” il dibattito, sottolineando che il problema non è il loro inquadramento contrattuale, ma la mancata applicazione degli accordi per la diagnostica di primo livello negli studi medici. “Abbiamo 235 milioni di euro stanziati per questo, ma nessuna Regione li ha messi in campo”, ha attaccato.
NUOVO ROUND DELLO SCONTRO STRISCIANTE TRA ALLEATI
La partita sulle liste d’attesa si intreccia quindi con i rapporti di forza tra Fratelli d’Italia e Lega, che nelle ultime settimane hanno mostrato più di una crepa, anche su altri dossier. Il braccio di ferro tra Schillaci e la Conferenza delle Regioni presieduta da Fedriga è l’ennesimo segnale di tensione tra i due partiti, che a livello nazionale collaborano, ma nei territori giocano partite diverse. La sanità diventa così terreno di scontro politico, il nuovo round tra gli alleati di governo.