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Trump Putin

Chi sono gli uomini del cerchio magico di Putin e Trump

Tutti gli uomini dei presidenti: chi sono gli uomini che compongono il cerchio di magico di Vladimir Putin Mosca e di Donald Trump a Washington

Tutti i regimi (democratici o meno) hanno bisogno di un vertice e di un cerchio magico, un gruppo di fedelissimi che deve sostenere, orientare, informare, istruire l’uomo o la donna che, attraverso il responso delle urne o con un colpo di mano, incarna (o immagina di incarnare) la volontà popolare.

Questo, come detto, vale per tanto per le democrazie quanto per le autocrazie. In questi mesi stiamo assistendo a un insolito, fitto, dialogo tra quella che in Europa consideriamo come la più grande democrazia occidentale, gli Stati Uniti d’America, e l’autocrazia russa. Una relazione che appare sconfinare nel campo della convergenza, più che in quello del legittimo confronto tra grandi potenze.

Ma chi sono gli uomini che consigliano gli uomini più potenti del mondo? Taluni sono molto noti, Musk o Lavrov per esempio, altri lo sono un po’ meno.

CURTIS YARVIN: LASCIARE MANO LIBERA A MOSCA SULL’EUROPA

Curtis Yarvin, nome d’arte Mencius Moldbug, è un blogger, filosofo, pensatore pericolosamente vicino a Mosca. Nel 2022 nel libro “Una nuova politica estera per l’Europa: ‘lasciate che la Russia faccia il suo gioco nel continente” (A new foreign policy for Europe: ‘Give Russia a free hand on the Continent’) Yarvin consigliava agli Usa di lasciare mano libera alla Russia sull’Europa. Washington, in questo modo, potrebbe approfittare della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina, che definisce il «Texas della Russia», per ritirarsi dal continente, lasciando mano libera a Mosca. L’esito del dominio moscovita sarebbe la trasformazione del continente europeo in un «laboratorio della reazione». “Una volta che Putin avrà carta bianca sul continente, ogni antica nazione europea troverà una zampa d’orso benevola pronta a restaurare la sua cultura tradizionale e la sua forma di governo—più sarà autocratica e legittima, meglio sarà”, scrive Yarvin. L’obiettivo non sarebbe quello di favorire il regime di Vladimir Putin ma di sgombrare il campo dall’Ue, un concorrente commerciale e politico. Fantascienza? Dobbiamo augurarci di poterne riparlare tra qualche anno.

STEPHEN MIRAN: DAZI CHE PASSIONE!

Giovane (per gli standard europei) e rampante è Stephen Miran, il “profeta dei dazi” con un dottorato in economia a Harvard. C’è la sua mano dietro la decisione statunitense di spaventare la politica commerciale mondiale con una raffica di dazi di cui si fatica a ricordare un precedente. Arriva da lui la proposta di portarli a un livello che si situa tra il 20 e il 50 per cento. Tra i più appassionati sostenitori del MAGA, ritiene che l’imposizione di tariffe non innescherebbe spinte inflazionistiche ma che a pagarne le conseguenze sarebbero solo i consumatori e le imprese dei Paesi che esportano in America più di quello che importano dall’America.

WITKOFF: L’IMMOBILIARISTA AMICO DI TRUMP DAGLI ANNI ‘80

La nuova amministrazione Trump vuole affidarsi a “uomini del fare”, non diplomatici di carriera (come l’ambasciatore John Bolton, ex consigliere per la sicurezza del Governo Trump I), o accademici. Così, uno dei capitoli più delicati, la relazione con Mosca per la definizione della pace in Ucraina, è stata affidata a Steve Witkoff, 68 anni, immobiliarista miliardario, originario del Bronx, nato e cresciuto in una famiglia ebrea di origini russe e bielorussa, un miliardario che si è fatto da solo, come Trump. L’amicizia con Trump è nata negli anni ’80 quando Witkoff, che lavorava come avvocato, decise di diventare immobiliarista dopo aver conosciuto Trump presso il suo studio legale. Come riporta il Corriere della Sera, di recente Witkoff ha venduto “il Park Lane Hotel di Manhattan al fondo sovrano del Qatar per 623 milioni di dollari. Un affare del genere sarebbe stato visto come un conflitto di interessi da una diversa amministrazione (il Qatar è mediatore tra Israele e Gaza) ma per Trump è un asset. Prima ancora di assumere formalmente l’incarico di inviato, Witkoff ha spinto Netanyahu ad accettare la tregua (poi saltata) con Hamas. Poi Trump lo ha scelto come l’uomo di punta nei rapporti con Putin, oltre che per l’accordo nucleare con l’Iran e la mediazione tra l’Azerbaigian e l’Armenia”. Insomma, la commistione tra questioni privati e affari di Stato non solo non spaventano il tycoon ma sono valorizzate con ruoli di prestigio. Del resto, grazie alla sua posizione Witkoff è riuscito a spendere 2 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump.

DUGIN, IL POLITOLOGO AMICO E ISPIRATORE DI VLADIMIR PUTIN

Tra i “super cattivi” consiglieri di Vladimir Putin un posto d’onore spetta ad Aleksandr Dugin, filosofo e politologo russo, ultranazionalista che immaginava l’imposizione di un nuovo impero zarista euroasiatico. Solo poco tempo fa su X scriveva che un “cambio di regime è assolutamente necessario nel Regno Unito, Francia, Germania. Questi tre paesi sono ancora nelle mani dei globalisti. Ciò impedisce MEGA a livello strutturale”. Mega, Make Europe Great Again, è l’acronimo che ricalca lo slogan con il quale si identificano i sostenitori di Trump negli Stati Uniti (MAGA). Dugin, secondo i media di opposizione russi, è diventato un punto di riferimento per Putin soprattutto dopo l’omicidio, due anni fa, della figlia Darya Dugina, rivendicato dall’intelligence militare ucraina. “In Germania [MEGA] potrebbe essere realizzato annullando il muro antifuoco attorno ad Alternative für Deutschland (Afd) – scrive ancora Dugin -. In Francia con la liquidazione della dittatura di Macron. Nel Regno Unito con una nuova coalizione attorno a Farage”. Posizioni che si sposano bebe con quelle di Curtis Yarvin.

ILYA S. FABRICHNIKOV: MOSCA NON USERÀ LE ARMI NUCLEARI SE NON SARÀ COSTRETTA

Ilya S. Fabrichnikov è un esperto dell’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca e Vladimir Putin ascolta con interesse le sue riflessioni. Ha un profilo Linkedin nel quale si definisce “Stratega PR esperto e operatore delle comunicazioni con esperienza approfondita nella gestione di vari segmenti” e specializzato a “Gestire le relazioni con i media e i collegamenti, gestire la divisione delle comunicazioni aziendali, sviluppare un servizio di relazioni con i media aziendali, analizzare settori industriali, gestire i rischi legati alla reputazione e alle relazioni pubbliche, progettare e realizzare strategie di relazioni pubbliche complesse”. Reputa l’Europa la vera responsabile del conflitto in Ucraina, attraverso il quale vuole imporre alla Russia una cooperazione economica forzata e svantaggiosa. Nel 2023 sul portale “Russia in Global Affair”, ha firmato un piccolo saggio nel quale discetta di dottrina nucleare russa. “La Federazione Russa considera le armi nucleari esclusivamente come uno strumento di deterrenza, il cui utilizzo rappresenta una misura estrema e forzata, e compie tutti gli sforzi necessari per ridurre la minaccia nucleare e prevenire un aggravamento delle relazioni interstatali che possa provocare conflitti militari, inclusi quelli nucleari.” Ma aggiunge che “se l’Occidente impiega le sue forze convenzionali direttamente contro le truppe russe sul terreno (ad esempio, se le nostre truppe vengono attaccate dall’esercito polacco nel caso in cui occupi territori nell’Ucraina occidentale, o tenti di invadere Kaliningrad, o conduca operazioni militari contro la Bielorussia), la Russia attuerà la sua dottrina di deterrenza nucleare nazionale in pieno rispetto dello spirito e della lettera della legislazione russa (e leggere attentamente questa legislazione è un buon e necessario esercizio per gli organi di pianificazione politico-militare dei paesi della NATO). E in tal caso, la nostra risposta sarà rapida”.

L’ACCADEMICO DMITRIJ SUSLOV, IL PONTIERE CON L’OCCIDENTE

Ultimo, ma non ultimo, Dmitrij Suslov, un politologo, direttore del Centro studi europei e internazionali alla Scuola superiore di Economia di Mosca, e uno dei pensatoi del Cremlino. È un accademico esperto di politica estera e interna degli Stati Uniti, delle relazioni tra Russia e Stati Uniti, della politica estera russa e le relazioni tra Russia e UE. Dal 2006, è Docente Senior presso la Facoltà di Economia Mondiale e Affari Internazionali della Higher School of Economics. È coautore The U.S. Policy in Asia Pacific (2014), Non-Military Instruments of the Russian Foreign Policy: Regional and Global Mechanisms (2012), Russia: a Strategy for the New World (2011), Russia vs. Europe. Confrontation or Alliance? (2009), Russia and the World. A New Epoch (2008), The World Politics (2008) e The World Around Russia: 2017 (2007).

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