Vannacci come vicesegretario della Lega? L’idea prende consistenza, nonostante i malumori della base storica della Lega
La Lega si prepara a un congresso federale che, pur senza grossi colpi di scena, potrebbe rappresentare un passaggio decisivo per il futuro prossimo del partito. La segreteria non è in discussione: salvo stravolgimenti clamorosi Salvini verrà riconfermato; mentre la questione del quarto mandato di Zaia sembra essere sopita, o quantomeno rimandata, stando alle sue ultime dichiarazioni.
Ciò che agita il dibattito interno e lascia presagire l’ipotesi di una spaccatura è la possibile nomina del generale Roberto Vannacci a vicesegretario, proprio nel momento in cui le diverse sensibilità della Lega sembravano ricompattarsi sulla mozione “Futuro è Identità” avanzata da Alberto Stefani, che non sembra essere compatibile con le idee propugnate dall’ex generale.
VANNACCI VICE DI SALVINI?
A sparigliare le carte in vista del congresso federale di Firenze previsto per il 5 e 6 aprile, potrebbe pensarci proprio l’autore de “Il mondo al contrario”, vera e propria mina vagante nelle dinamiche interne del Carroccio.
L’eventuale nomina di Vannacci come vicesegretario aggiunto della Lega, al fianco di a Claudio Durigon, Alberto Stefani e Andrea Crippa, avrebbe un discreto valore simbolico, sancendo il suo riconoscimento come elemento organico al partito.
L’ipotesi non trova entusiasta la base veneta, che già nasconde a malapena i malumori per la traiettoria sovranista tracciata dal segretario Salvini, rispetto alla quale in molti chiedono una sterzata radicale. L’ala degli intransigenti a Vannacci, capeggiata dall’assessore regionale veneto Roberto Marcato, esclude che si possa arrivare a una sintesi.
SOVRANISMO VS FEDERALISMO
In effetti, da un punto di vista concettuale, le idee di Vannacci sembrano difficilmente conciliabili con l’autonomia differenziata. Mentre la Lega ha tradizionalmente lottato per una maggiore autonomia delle regioni, Vannacci rappresenta infatti una visione centralista ben lontana dai valori storici che hanno caratterizzato il partito, in particolare nella sua roccaforte veneta.
La base rimane fortemente legata all’idea di un federalismo regionale che permetta maggiore libertà di gestione delle proprie risorse. Né l’avversione dell’ex generale per Bruxelles può essere ben vista dai leghisti ortodossi, che oggi potrebbero addirittura estendere la battaglia federalista in chiave comunitaria.
LA MOZIONE STEFANI
Il documento su cui sembra convergere il partito e intorno al quale dovrebbe ruotare la due giorni di Firenze è la mozione “Identità è Futuro”, presentata da Alberto Stefani, segretario generale veneto e enfant prodige della cerchia salviniana. Secondo i più maliziosi, la proposta sarebbe una mossa del segretario per prevenire un’eventuale mozione ancora più oltranzista.
La mozione Stefani fa leva su tre punti fondamentali: affermazione dell’autonomia e del federalismo, con una maggiore libertà decisionale delle sezioni regionali, in particolare sul controllo delle liste elettorali per le elezioni locali; difesa dell’identità territoriale, quindi necessità di valorizzare le tradizioni e le specificità locali, contrastando derive centraliste o sovraniste che potrebbero snaturare l’anima del partito; gestione autonoma delle alleanze e candidature.
Insomma, si profila quantomeno una convivenza ostica tra le spinte sovraniste di cui Vannacci si fa portatore e la battaglia storica della Lega per l’autonomia differenziata.
VANNACCI SPACCA LA LEGA?
La breve esperienza del movimento “Mondo al contrario” sembra essersi già chiusa, e proprio per un’eccessiva vicinanza alla Lega. D’altro canto anche il Carroccio mal digerisce questa unione forzata, al punto che tra i leghisti veneti si ragiona concretamente su un possibile esodo dal partito.
Tra i possibili transfughi, secondo La Stampa, potrebbero esserci i veronesi Marco Andreoli e Tomas Piccinini, che potrebbero propendere verso Fratelli d’Italia insieme alla trevigiana Silvia Rizzotto, quest’ultima protagonista di una polemica sulle candidature regionali, dopo aver ironicamente commentato la sua presunta esclusione: «Interessante apprendere dai quotidiani di poter essere esclusi da qualcosa alla quale non si è chiesto di partecipare».
Sul fronte di Forza Italia, invece, Flavio Tosi lavora per portare con sé il consigliere regionale Enrico Corsi, dopo le recenti uscite dal Carroccio di Fabrizio Boron e dell’ex deputato Paolo Paternoster.
Parallelamente, si rafforza il progetto di Paolo Grimoldi, ex leghista espulso dopo aver dichiarato che Umberto Bossi aveva votato Forza Italia. Il suo movimento, Patto per il Nord, sta cercando di rappresentare una casa politica per chi si sente tradito dalla gestione centralista di Matteo Salvini. Insieme all’ex eurodeputato Angelo Ciocca, Grimoldi propone una Lega più fedele alle origini autonomiste, capace di rispettare le peculiarità locali e regionali.