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John Bolton a Policy Maker: Trump è un leader senza strategia, Meloni ha buone chance di mediare 

“Trump non comprende la Nato, pensa che gli Usa difendano l’Europa senza ottenere nulla in cambio”. L’intervista a John Bolton, ex consigliere alla sicurezza del presidente Donald Trump

“Trump pensa che andare d’accordo con Vladimir Putin significa che gli Usa e la Russia hanno buone relazioni. Le sue minacce di ritirare gli Usa dalla Nato sono tutt’altro che una sceneggiata. L’esercito europeo sarebbe un errore, capace di arrivare a dividere il fronte occidentale che, invece, dovrebbe restare coeso per fronteggiare le sfide che arrivano da Russia e Cina”. Queste sono solo alcune delle posizioni di John Bolton, repubblicano, ex consigliere alla sicurezza del presidente Donald Trump, da aprile 2018 a settembre 2019, in passato sottosegretario di stato di Stato per il controllo delle armi e gli affari di sicurezza internazionale con il Presidente George W. Bush e ambasciatore presso l’Onu nel corso degli anni della guerra al terrore.

Autore del libro di memorie “The Room Where It Happened”, John Bolton è conosciuto per avere una linea di intransigente distanza dalle autocrazie come l’Iran, la Corea del nord e la Russia, tanto da suggerire a Trump di non fidarsi di Putin e degli autocrati a lui affini. “Russia, Cina, Siria, Corea del Nord – dice Bolton -: una strategia per la sicurezza nazionale basata sull’idea che regimi di questo genere rispettino gli impegni è destinata al fallimento”.

Con Policy Maker ha parlato delle trattative per la tregua in Ucraina, della relazione di Washington con Mosca e Bruxelles e del futuro della Nato.

Iniziamo con la guerra in Ucraina. Trump ha affermato che siamo “sulla strada giusta” per una tregua tra Russia e Ucraina. Lei ci crede?

Io credo che il cessate il fuoco, nella misura in cui è stato concordato (qualunque essa sia) abbia suscitato disaccordo sui suoi termini precisi. Infatti, negli ultimi giorni, non è stato rispettato, considerando le azioni delle due forze militari. Quindi, penso che Trump non stia comprendendo davvero la posta in gioco. Non capisce cosa ci sia in gioco per l’Ucraina e per la Russia. Mi sembra che tutto il processo sia stato portato avanti più per scopi politici da parte di Trump che per risolvere concretamente i problemi dell’area. Quindi, non vedo un vero cessate il fuoco all’orizzonte nell’immediato futuro. I negoziati tra statunitensi e russi riprenderanno in Arabia Saudita, forse ci saranno progressi lì, ma non mi aspetto nulla prima di allora.

I colloqui per arrivare a un cessate il fuoco sono iniziati ieri, 23 marzo, a Gedda, senza la presenza dell’Ucraina. Che significato ha questa assenza? 

Penso che Trump voglia risolvere la guerra in Ucraina direttamente con la Russia, senza l’Ucraina e l’Europa. Ma non credo che ci riuscirà. Non è nemmeno possibile trovare un accordo sul cessate il fuoco se Ucraina e Russia non parlano direttamente tra loro.
E penso che, in parte, il fallimento del cessate il fuoco derivi dal fatto che non è stato negoziato con Zelensky. Trump lo ha negoziato con la Russia, poi con Zelensky, poi di nuovo con la Russia. Se entrambe le parti vogliono davvero un cessate il fuoco – e forse non lo vogliono – devono parlarsi direttamente. Trump crede di poter semplicemente prendere una decisione e sistemare le cose con Vladimir Putin Secondo me è, beh… un’illusione.

I contatti tra Trump e Putin hanno permesso al leader del Cremlino di uscire dal cono d’ombra e dall’isolamento in cui si trovava prima del ritorno di tycoon alla Casa Bianca. Come valuta la strategia di Trump nei confronti della Russia? E dell’Unione europea?

Beh, io direi che in realtà non ha una strategia. Non ha non ha una strategia su nulla, non è guidato da una filosofia, non fa politica nel senso in cui la intendiamo normalmente. Pensa che le relazioni internazionali siano paragonabili a rapporti personali tra capi di Stato, e le gestisce come tali. Quindi se, per esempio, ha buoni rapporti personali con Vladimir Putin allora pensa che gli Stati Uniti e la Russia abbiano buone relazioni. E penso che oggi, per lui, avere buoni rapporti con Putin sia la priorità, a prescindere da qualsiasi cosa stia a cuore all’Europa.

Il ritiro degli Stati Uniti dalla Nato è davvero plausibile?

Trump non crede nella Nato. Lo dicevo anche prima che venisse rieletto, ero preoccupato perché temevo che avrebbe ritirato gli Stati Uniti dalla NATO. Nel mio libro (ndr “The Room Where It Happened”) ho scritto che nel corso del vertice Nato di Bruxelles, nel 2018, è arrivato molto, molto vicino al ritiro. Il suo problema è che non comprende l’alleanza, non capisce cosa significhi la difesa collettiva. Pensa essenzialmente che gli Stati Uniti difendano l’Europa senza ottenere nulla in cambio e che gli europei non paghino abbastanza. Questa è la sua visione dell’alleanza. Se pensasse che ritirare gli Usa dalla Nato gli permetterebbe di avere un ritorno in termini di pubblicità positiva e consenso, lo farebbe immediatamente.

A tal proposito quali sono gli errori che i leader europei non devono commettere?

Gli europei dovrebbero discutere attentamente di come rispondere a quello che sta dicendo Trump e fare molta attenzione a non dargli il permesso, o la scusa, per ritirarsi dalla Nato. Fare attenzione a usare le parole. Esternazioni come quelle del Cancelliere tedesco Merz, che ha detto che gli europei desiderano l’indipendenza dagli Usa nell’ambito della difesa, possono essere pericolose e dare a Trump la possibilità di dire: “va bene, vogliono essere indipendenti, noi ci ritiriamo”. Ecco sarebbe un grave errore per tutti.

Cosa pensa della possibilità di un esercito dell’Unione Europea? Potrebbe essere una preoccupazione per Mosca?

Beh, certo, sempre che i paesi europei riescano a trovare un accordo. Ultimamente, però, si sente molta retorica su questo tema, vedremo se sarà seguita dai fatti. Tuttavia, penso che sia un errore. Durante la Guerra Fredda, uno degli obiettivi principali del Cremlino era dividere l’Occidente. Non ci sono mai riusciti ma adesso ci stiamo dividendo da soli. Capisco i problemi che Trump sta causando, ma gli americani e gli europei devono avere una prospettiva a lungo termine. Trump non resterà in eterno, ma le minacce dalla Cina e dalla Russia sì.

Come valuta le azioni del governo italiano e della premier Meloni nei confronti di Stati Uniti e Unione europea?

Penso che la premier Meloni abbia lavorato duramente per sviluppare un rapporto con Trump, in modo da poter consolidare il suo ruolo per l’Italia e per l’Europa. A mio avviso è una delle poche leader europee che ha una relazione personale con Trump. Forse potrebbe consigliare gli altri leader dell’UE e chiedere loro di stare attenti a ciò che dicono sulla difesa europea e sulla difesa dell’Occidente nel suo insieme. Perché… sapete… Trump ha una soglia dell’attenzione molto bassa. Se sente altri leader europei dire che vogliono indipendenza, potrebbe decidere molto rapidamente. E una volta che lo fa, è quasi impossibile correggere la rotta. Quindi, penso che la premier Meloni possa giocare un ruolo importante, se ne avrà l’opportunità.

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