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Se i giornali di Cairo e Confindustria iniziano a bacchettare Giorgia Meloni

Mario Monti sul Corriere e Sergio Fabbrini sul Sole24Ore firmano editoriali in cui emergono varie riflessioni e considerazioni sulle posizioni del governo italiano di fronte alle principali questioni politiche ed economiche globali 

“Da non credere”. A scrivere queste parole, tra stupore e sbigottimento, è Sergio Fabbrini sul Sole24Ore, e si riferiscono all’ultima polemica che ha riguardato la premier Giorgia Meloni. Nel suo consueto editoriale sul quotidiano di Confindustria, il politologo e professore alla Luiss commenta i recenti fatti del dibattito nazionale e internazionale, con riflessioni sulla linea, su quanto detto e non detto in questi giorni dalla presidente del Consiglio in merito alle grandi questioni geopolitiche, commerciali ed economiche che investono anche il nostro Paese. Il titolo è eloquente: ‘Il nazionalismo del governo italiano in un vicolo cieco’.

FABBRINI: LE PAROLE DELLA PREMIER MELONI SUL MANIFESTO DI VENTOTENE? “DA NON CREDERE”

I riferimenti ovviamente sono alla guerra in Ucraina, alle posizioni di Donald Trump (“…presidente in America che abbandona alleati storici in nome della difesa degli interessi immediati del suo Paese”), a quelle dello zar Putin (“C’è un autocrate in Russia che mira a conquistare con la forza territori che ritiene spettino al suo Paese per diritto divino”) e dell’Ue (“C’è un’Europa che è costretta a cambiare politiche e modi di pensare per non essere cancellata dai cambiamenti epocali in corso”).

“Eppure”, di fronte a tutto ciò, scrive Fabbrini, “in un dibattito parlamentare per stabilire la posizione dell’Italia, la nostra premier non ha trovato di meglio da dire che polemizzare con il Manifesto di Ventotene scritto nel 1941 da confinati antifascisti. Peraltro, de-contestualizzando il testo e chi lo ha scritto. Da non credere”. Fabbrini, tra l’altro, non poteva ignorare il riferimento a Ventotene, considerato che per i suoi editoriali in passato gli è stato conferito il “Premio Altiero Spinelli 2017”.

L’EDITORIALISTA DEL SOLE24ORE: DI FRONTE AI SOMMOVIMENTI GLOBALI “IL GOVERNO ITALIANO ASSISTE E NON PARTECIPA”

Alla luce del dibattito in corso a livello globale, con in campo l’Ue, la Nato, la neo ‘Coalizione di volenterosi’, l’editorialista del Sole24Ore sottolinea come “in questi sommovimenti il governo italiano assiste ma non partecipa. Non ha una posizione, diviso tra chi sta con Putin (La Lega) e chi non può stare con Putin (gli altri)”. Le picconate non risparmiano neppure Elly Schlein, “la leadership dell’opposizione” che “di fronte alla necessità di creare una difesa europea, non sa che posizione prendere, attestandosi sulla linea di “né aderire né sabotare” come se fosse il Partito socialista italiano del1915 di fronte all’esplosione del Primo conflitto mondiale. Che confusione”.

Secondo Fabbrini, “è evidente che un attacco di questa magnitudine non può essere affrontato dai singoli stati membri dell’UE, anche da quelli governati (come il nostro) da leader simpatetici con Trump. A prescindere che la politica commerciale, per i Trattati europei, è di spettanza esclusiva della Commissione europea, dovrebbe essere interesse di quegli stati membri, al di là delle posizioni ideologiche dei loro governi, fare fronte comune contro il protezionismo trumpiano. Eppure, il governo italiano non sa cosa fare, illudendosi che il rapporto personale tra Giorgia Meloni e Donald Trump possa salvare il rapporto tra l’Ue e l’America. Propone di non rispondere alla guerra commerciale di Trump “con rappresaglie”, come se l’unico modo per calmare il presidente americano è consentirgli di vandalizzare l’economia europea”.

“IL NAZIONALISMO DEL GOVERNO MELONI IN UN VICOLO CIECO, L’ESECUTIVO SI COMPORTA DA OPPOSIZIONE”

Parlando poi della guerra commerciale tra America ed Ue “il governo italiano – è la riflessione conclusiva di Fabbrini – non sta né con l’una né con l’altra. Eppure, gli interessi delle nostre imprese e famiglie possono essere difesi solamente dall’Ue e non dalla nostra “Nazione”. Insomma, di fronte ai cambiamenti epocali in corso, il nazionalismo del governo italiano è finito in un vicolo cieco. Non riesce a definire una visione nazionale rispetto alla difesa europea e alla guerra commerciale. In entrambi i casi sarebbe necessaria una maggiore integrazione dell’Ue, rafforzandone i poteri esistenti (nella politica commerciale) e creandone di nuovi (nella politica della difesa). Se i nazionalisti volessero davvero fare gli interessi dell’Italia, dovrebbero andare oltre sé stessi. Ma nessuno al governo vuole andarci. Anzi, il governo si comporta come se fosse all’opposizione, con il risultato che siamo senza il primo mentre abbondiamo della seconda”.

MONTI: “OPINIONE PUBBLICA DISORIENTATA, RISCHIO DI UN’ITALIA MENO RILEVANTE”

Il Corriere della Sera affida il suo editoriale della domenica al professor Mario Monti, già più volte in passato al centro di scaramucce con Fratelli d’Italia. “È allarmante il modo in cui l’Italia affronta il tema della difesa europea – scrive l’ex premier -. Nella politica regnano le divergenze: tra i partiti della maggioranza, tra quelli delle opposizioni, all’interno del governo e addirittura entro la presidenza del Consiglio, dove la presidente e i due vice presidenti hanno posizioni ben distinte e a volte in conflitto anche se finora in qualche modo ricomposte nei passaggi decisivi. L’opinione pubblica è altrettanto disorientata”.

E poi aggiunge. “La serietà con la quale l’Italia si muoverà nelle prossime settimane nel cantiere della difesa europea determinerà anche il posizionamento del nostro Paese nelle impalpabili – ma reali, non autoproclamate – gerarchie europee. Se uno dei grandi Paesi fondatori darà l’impressione di cooperare in questo cantiere, ma con riserve mentali perché pensa che la propria parte politica possa avvantaggiarsi nella competizione italiana da una particolare vicinanza a Washington, potrebbe un giorno ritrovarsi con un’Italia di fatto meno rilevante, in materia di difesa, della Polonia”.

L’EX PREMIER SUL CORRIERE DELLA SERA: DALLE SCELTE DI MELONI DIPENDE SE EFFICACE LEADER DELLA NAZIONE

In una fase così difficile come quella di oggi, è la considerazione messa nero su bianco del professor Mnti, “credo che la premier Meloni, forte di una solida maggioranza parlamentare, e per qualità proprie figura dominante nella politica italiana, dovrebbe decidere quale considerare la propria missione. Quella di guardare avanti per il Paese, cioè rafforzare la posizione dell’Italia in Europa e per ciò stesso l’Europa in un mondo in tempesta, chiedendo l’apporto più ampio possibile in una sfida ardua? O invece, guardando indietro, proseguire nella battaglia sempre più aspra contro «la sinistra», ma in fondo anche contro componenti liberali della vita pubblica italiana, ingaggiando confronti sterili come quello sul Manifesto di Ventotene? Questa seconda sarebbe a mio parere una scelta legittima, ma che non valorizzerebbe l’Italia in Europa e che impedirebbe a Giorgia Meloni di essere vista come un’efficace leader della Nazione”.

IL MESSAGGERO: “L’OSSESSIONE DEL PASSATO CHE OSCURA IL PRESENTE”

Infine, riportiamo alcuni brevi stralci del commento di Mario Ajello sul Messaggero del gruppo Caltagirone: “La si potrebbe chiamare sindrome bipartisan della retropia. Parlare del passato per non parlare del presente e del futuro. Lo stanno facendo tutti. E tutti – sottolinea Ajello -, da destra a sinistra e da sinistra a destra, litigano sul la storia perché ognuno, con i propri occhiali ideologici che forse andrebbero dismessi, ha più consuetudine e facilità a decifrare il secolo scorso piuttosto che il nuovo millennio in corso. Sembra esserci una maggiore agilità a guardare ciò che è stato e un insufficiente sforzo, perché costa fatica, significa mollare tutti gli ormeggi e gli schemi tradizionali, per comprendere – vaste programme! – la contemporaneità molto confusa e anche inquietante”.

(…) A questo Paese – conclude l’editorialista del quotidiano romano – vengono propinate da tutte le parti verità propagandisti che e un uso della memoria spesso distorta. Ma meglio questo sembrano dire in modalità convergenze parallele sia la destra sia la sinistra – piuttosto che aprire gli occhi a tutti sulla realtà che ci troviamo a vivere insieme. Quella di un mondo che può sprofondare e non c’è retropia che tenga”.

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