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Veneto

Regionali. I nomi del centrodestra in Veneto, tra attese, ambizioni e incognite

Un centrodestra diviso in vista delle prossime elezioni in Veneto e in attesa della decisione della Consulta sul terzo mandato

Le elezioni regionali in Veneto si annunciano come un banco di prova decisivo per il centrodestra, non solo nella sfida con le opposizioni, ma soprattutto negli equilibri interni alla coalizione. Dopo quindici anni di dominio leghista con Luca Zaia, Fratelli d’Italia punta con decisione alla guida della Regione, forte del consenso ottenuto alle ultime tornate elettorali. Il cammino è tutt’altro che semplice: la competizione interna è serrata e i rapporti tra gli alleati appaiono più tesi che mai.

L’ATTESA PER LA SENTENZA DELLA CONSULTA CHE RIGUARDA ANCHE ZAIA

A rendere ancora più incerto il quadro politico è l’attesa su cosa deciderà la Corte Costituzionale sul caso del terzo mandato. La sentenza, prevista per il 9 aprile, riguarda direttamente il governatore campano Vincenzo De Luca ma potrebbe avere conseguenze anche per Luca Zaia. Se la Consulta dovesse dichiarare legittima la norma regionale campana che permette il terzo mandato, Zaia potrebbe ricandidarsi per la quarta volta. In caso contrario, la Lega dovrà trovare un successore e gestire la concorrenza degli alleati di centrodestra.

I NOMI DI FDI NELLA CORSA AL CANDIDATO GOVERNATORE IN VENETO

Fratelli d’Italia sta spingendo con forza per esprimere il candidato alla presidenza del Veneto, una scelta che trova il sostegno anche dei vertici nazionali del partito. Se queste sono le intenzioni, nei fatti al suo interno non sembra esserci ancora unanimità sull’eventuale nome da proporre.

Tre i principali pretendenti. Il favorito sembra essere Luca De Carlo, coordinatore regionale e presidente della commissione Agricoltura al Senato, vicino al ministro Francesco Lollobrigida. De Carlo ha guidato la campagna del partito in vista delle regionali ed è considerato il nome più adatto a unire le diverse anime di FdI.

In corsa c’è anche Raffaele Speranzon, vice capogruppo vicario a Palazzo Madama. Veneziano di nascita, nei fatti è uno dei Fratelli più vicini, da sempre, a Giorgia Meloni. Tanto che di lui si parla sia per la poltrona di sindaco di Venezia e non si esclude, appunto, neppure Palazzo Balbi, sede della Regione. In quest’ultimo caso, però, si tratterebbe più di una candidatura di bandiera, priva di un forte radicamento territoriale.

Più strutturata è invece l’ipotesi Elena Donazzan, attuale eurodeputata e per circa vent’anni assessore regionale all’Istruzione e Formazione, riferimento per il partito nel Veneto occidentale, in particolare tra Vicenza e Padova. Originaria di Bassano del Grappa, è vicina al ministro Adolfo Urso. La sua candidatura, tuttavia, non è ben vista da tutte le correnti interne. Come emerge, le variabili in campo sono tante, tra equilibri territoriali, referenti nazionali, dinamiche interne. Per questo sembra che De Carlo parti avvantaggiato.

LA LEGA DI SALVINI, LA LIGA VENETA E IL NODO ZAIA

Di contro la Lega è concentrata su un unico obiettivo: mantenere il controllo della Regione. Al momento è tutto in stand-by, in attesa della decisione della Consulta. In caso venisse confernata chiusa l’era Zaia, ci sono già alcuni nomi in pista. In pole position c’è Mario Conte, sindaco di Treviso al secondo mandato. Figura moderata e con un buon consenso, Conte sarebbe la scelta preferita rispetto ad altri esponenti regionali della Lega.

Nel frattempo il segretario della Liga Veneta, Alberto Stefani, sta portando avanti una raccolta firme per sostenere la ricandidatura di Zaia. E lo stesso Stefani rimane tra i principali papabili. In caso di un no della Consulta al terzo mandato, la Lega dovrà però fronteggiare anche le ambizioni degli alleati.

FORZA ITALIA E IL RUOLO DI FLAVIO TOSI IN VENETO

In questo scenario già complesso si inserisce Forza Italia, con un ruolo apparentemente marginale ma potenzialmente decisivo. L’ex leghista ed ex sindaco di Verona Flavio Tosi, oggi eurodeputato azzurro, potrebbe tentare di inserirsi come candidato di compromesso, approfittando dello scontro tra FdI e la Lega. Tosi ha già lanciato messaggi chiari: «La Lega sa benissimo che il terzo mandato non esiste. È morto e sepolto. È ora del ricambio». E anche il presidente di FI Tajani più volte ha avanzato il suo nome quale valido futuro governatore.

IL NODO REGIONALI E LA LOGICA DEL PACCHETTO

Per il Veneto non c’è solo il tema del terzo mandato. Nel 2025 andranno al voto altre cinque Regioni: Campania, Marche, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. In totale sono almeno 17milioni i cittadini alle urne. E, come avvenuto in passato, è probabile che il centrodestra adotti anche questa volta la ‘logica pacchetto’, con le candidature che – inevitabilmente – saranno condizionate anche dagli equilibri tra le forze alleate. E ancora, i vertici nazionali del centrodestra imporranno un nome dall’alto o emergerà un accordo tra le forze locali? In ogni caso, la battaglia per il Veneto è destinata a lasciare strascichi ben oltre il giorno del voto.

Leggi anche: Chi sono i governatori regionali tra secondo e terzo mandato

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