Dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, la proposta di un piano da 40 miliardi per Kiev che però divide gli Stati membri
Un piano per fornire tra i 20 e i 40 miliardi di euro di aiuti militari all’Ucraina nel 2025. E’ la proposta dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, che prevede un contributo volontario da parte degli Stati membri, con un sistema di ripartizione basato sulla dimensione economica di ciascun Paese. L’obiettivo è quello di rafforzare il sostegno europeo a Kiev in un momento in cui il conflitto con la Russia prosegue alla ricerca di qualche concreto segnale di tregua e tutti i riflettori sono puntati sulla telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin.
DIVISIONI TRA GLI STATI MEMBRI
Nonostante Kallas abbia parlato di un “ampio sostegno politico” alla proposta, il piano ha incontrato resistenze significative al Consiglio Affari Esteri dell’Ue. Si sono delineate due posizioni contrapposte: da un lato, il blocco nord-orientale (Paesi baltici, Scandinavia, Polonia e Germania), che sostiene il piano e chiede un impegno maggiore verso l’Ucraina; dall’altro, il fronte mediterraneo (Italia, Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Belgio), che frena sulla questione dei contributi. In particolare, questi Paesi contestano il criterio di ripartizione basato sul reddito lordo nazionale, che comporterebbe per l’Italia un esborso di circa 4-5 miliardi di euro.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA E IL FRENO DI TAJANI SUL PIANO KALLAS
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso perplessità sulla proposta, chiedendo ulteriori approfondimenti. Ha sottolineato che l’Italia ha già l’impegno di raggiungere il 2% del Pil per la difesa, in linea con gli obiettivi Nato, e che sta valutando il piano nel contesto più ampio della sicurezza europea. Tajani ha inoltre fatto riferimento alla telefonata tra Trump e Putin come un elemento da considerare nella strategia futura.
Uno degli argomenti chiave nel dibattito è la distribuzione degli aiuti. Secondo il Financial Times, la Danimarca, con un Pil di 373 miliardi di euro e una popolazione di 6 milioni di abitanti, ha fornito all’Ucraina più aiuti militari di Francia, Italia e Spagna messe insieme. I Paesi nordici e baltici, riuniti nel gruppo NB8, rivendicano di essere il secondo blocco di supporto a Kiev dopo gli Stati Uniti e chiedono una partecipazione più equa da parte degli altri Stati membri.
L’INIZIATIVA NON VINCOLANTE E I POSSIBILI COMPROMESSI
Per aggirare il veto dell’Ungheria, il piano Kallas è stato concepito come un’iniziativa volontaria. Il principio della ripartizione in base al peso economico potrebbe essere comunque rivisto per ottenere una più ampia adesione. Un funzionario europeo ha dichiarato che si sta lavorando per trovare un compromesso che permetta di mantenere un forte sostegno all’Ucraina senza imporre contributi obbligatori ai singoli Stati.
IL QUADRO POLITICO IN ITALIA E LA LINEA DELLA PREMIER MELONI
Nel contesto italiano, il piano Kallas si inserisce in un dibattito più ampio e molto teso sulla politica estera e sulla difesa europea. La premier Giorgia Meloni, anche nel corso delle Comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio europeo, ha ribadito la necessità di mantenere l’unità dell’Occidente, evitando divisioni tra Europa e Stati Uniti. La Lega ha espresso chiaramente la sua contrarietà all’idea di destinare altri 40 miliardi all’Ucraina. Dal M5S netta contrarietà. Il governo italiano si trova nella complessa situazione di cercando un equilibrio tra il sostegno a Kiev, l’impegno nella Nato e la necessità di non aggravare ulteriormente il bilancio nazionale.
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