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Difesa europea, dazi e processo decisionale: l’audizione di Mario Draghi in Parlamento

Audizione del prof. Mario Draghi davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato. Tra i temi la competitività dell’industria europea, la nuova Europa della difesa e la guerra commerciale statunitense 

Competitività, energia, difesa, posizionamento internazionale. È lungo e articolato il discorso del prof. Mario Draghi davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato.

Testo completo dell’Audizione prof. Mario Draghi Commissione V, X e XIV

DIFESA: OCCORRE COINVOLGERE I PRIVATI

L’ex Premier è stato chiamato a discutere del suo Rapporto sul futuro della competitività europea ma sono tanti i temi di attualità toccati dal suo intervento, a iniziare dalla difesa settore per il quale ritiene indispensabile il coinvolgimento dei privati.

“Come si trovano gli 800 miliardi? Coinvolgendo di più il settore privato e per forza di cose ci sarà anche una quota di debito pubblico – ha detto Mario Draghi -. Con questa nuova urgenza che è stata impressa dalle recenti dichiarazioni della Commissione sulla difesa europea è chiaro che le capacità di espansione del deficit per tanti paesi forse non le abbiamo – ha aggiunto – quindi effettivamente bisogna ricorrere in qualche modo al debito comune. Io ho sempre sostenuto questa cosa da moltissimi anni. La cosa principale è fare quei cambiamenti delle regole necessarie per creare un mercato unico. Questa è la cosa più importante. Si parla di mercato unico dei capitali ma per avere un mercato unico occorre un’attività finanziaria comune”.

MARIO DRAGHI: RIVEDERE IL PROCESSO DECISIONALE EUROPEO

Cambiando il perimetro delle competenze europee potrebbe dover cambiare anche il processo decisionale. “L’aspirazione è che si vada tutti insieme ma è probabile che su certe cose ci si muova in tre, quattro, cinque paesi. Oggettivamente ci sono differenze tra paesi, soprattutto su chi è il nemico quindi nelle valutazioni di politica estera – ha detto l’ex Governatore della Banca d’Italia -. È chiaro che la prima cosa è vedere di limitare l’unanimità ad alcune decisioni particolari e muoversi con la maggioranza qualificata, questa sarà la discussione più importante soprattutto quando ci spostiamo in aree come la difesa che implica anche la politica estera. Perché se io devo mettere in comune la difesa dobbiamo essere d’accordo su chi è il nemico, altrimenti non ci vado con te”. Draghi tratteggia, quindi, il quadro di un’Europa a più velocità. “La prima discussione, quindi, sarà tra i paesi che vogliono muoversi verso un sistema di maggioranza qualificata e paesi che dipendono unanimità – ha proseguito Draghi -. I nostri trattati prevedono già delle forme per andare avanti separatamente. Una è la cooperazione rafforzata dove i paesi devono avere l’autorizzazione degli altri ed il controllo del Parlamento europeo. Poi c’è la strada del trattato intergovernativo dove si mettono d’accordo tre-quattro paesi e non c’è il controllo europeo ed in quel caso il ruolo della Commissione è limitato. L’aspirazione è che si vada tutti insieme ma è probabile che su certe cose ci si muova in tre, quattro, cinque paesi. Oggettivamente ci sono differenze tra paesi, soprattutto su chi è il nemico quindi nelle valutazioni di politica estera”.

SOVRANITÀ: MARIO DRAGHI CITA IL PRESIDENTE CARLO AZEGLIO CIAMPI

La cessione di sovranità è uno dei temi che più preoccupano chi ha dubbi sul nuovo corso dell’Ue. “Molti mi chiedono, bisogna cedere sovranità? beh certo – ha asserito Draghi – Ciampi mi diceva, ‘tutti mi dicono perché vuoi fare euro, ora sei sovrano. Io rispondo sempre che non sono sovrano, non conto niente, oggi devo fare quello che fa la Bundesbank! domani sarò a un tavolo e avrò una fettina di sovranità”.

COME SI RISPONDE ALLA GUERRA COMMERCIALE DEGLI USA: LAVORARE SULLA DOMANDA INTERNA

La guerra, però, non si combatte (e ci si difende) solo con le armi militari ma anche con quelle economiche. Le nuove aggressive politiche commerciali statunitensi preoccupano il nostro paese. “Si capiva che si sarebbe andati verso una guerra commerciale. E l’Europa è più vulnerabile di tutti gli altri attori – ha detto Draghi -. Noi traiamo il 50% del nostro prodotto dal commercio estero, gli Stati Uniti il 26%, la Cina il 32%. Se gli altri mettono dei dazi e noi rispondiamo creiamo un danno a noi stessi. Perché di fronte a una risposta degli altri siamo più vulnerabili, gli altri ci colpiscono più di quanto possiamo fare noi a loro”. Per rispondere a queste imposizioni l’Ue, secondo Draghi, deve accrescere la domanda interna e ridurre il surplus commerciale con il resto del mondo. “In questi anni non abbiamo fatto nulla per aprire il mercato interno e per aiutare le nostre aziende ad estendersi nel resto dell’Unione”, ha detto Draghi, spiegando che, dopo la crisi finanziaria del 2008, l’austerità e i salari bassi hanno compresso la domanda.

DRAGHI CRITICA, SENZA CITARLA, LA VIA DELLA SETA

E anche il posizionamento internazionale può essere valutato attraverso metriche economiche. “Gli Stati Uniti hanno fondamentalmente progressivamente operato uno stacco dal sistema cinese, gli investimenti diretti americani in Cina si sono completamente fermati già da diversi anni, mentre invece i nostri sono continuati – ha spiegato Draghi -. Allora si è creata questa situazione in cui ci sono delle fortissime interdipendenze tra l’Europa e la Cina, tra la nostra struttura industriale e quella cinese. L’atteggiamento dell’amministrazione americana finora è stato quello di lasciarci navigare in questa situazione, nel senso che quello che ci si chiedeva di fare è di stare attenti che queste interdipendenze non toccassero dei settori ad alta tecnologia, dei settori delicati per la sicurezza e via”. Ora, ha proseguito Draghi, “se questo non avvenisse noi dovremmo seriamente considerare quale sarà il nostro posizionamento in futuro, perché gli interessi soprattutto di altri Paesi, non tanto quelli italiani, sono fortemente integrati con la Cina. Il reddito degli investimenti diretti della Germania in Cina è cresciuto del 50% negli ultimi 6-7 anni. La Svezia per esempio ha completamente chiuso, in Svezia non ci sono più proprietari svedesi delle fabbriche di automobili. Questo è un problema, è una questione che dovremmo affrontare, ma questa e tutte le altre sono tutte cose che si affrontano insieme. L’idea di soluzioni bilaterali è quello in fondo che vogliono i nemici dell’Unione Europea, ma non sono per niente sicuro che sia quello che fa bene a noi: anche come potere contrattuale, se si sta insieme si ha più potere contrattuale che se si sta da soli”.

Il professore non ha mancato, in chiusura, di tirare le orecchie e un uditorio a volte distratto, forse impensierito dall’approssimarsi dell’ora del pranzo. “Sentite – ha concluso – io vedo che voi guardate l’orologio, quindi vi ringrazio moltissimo per l’attenzione. Grazie”.

Leggi anche: L’audizione del prof. Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea

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