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RdC e Irpef, perché l’Istat fa litigare FdI e M5S

Il report dell’Istat sulle politiche fiscali e sociali del governo Meloni: impatto contenuto sulla redistribuzione e una lieve riduzione dell’equità

L’Istat ha pubblicato il report  sugli effetti delle misure fiscali e sociali introdotte nel 2024, dagli interventi sull’Irpef all’abolizione del Reddito di cittadinanza. Un’analisi, alla fine dei conti, un po’ cerchiobottista e democristiana. Dati letti, piegati e interpretati a seconda della prospettiva e che hanno inevitabilmente riacceso il batti e ribatti tra le varie opposte formazioni politiche.

 ISTAT: CON RIFORME SUL FISCO +586 EURO ANNUI PER 11,8 MLN FAMIGLIE

Nel suo rapporto sulla Redistribuzione del reddito in Italia, l’Istituto di statistica ha rilevato che per le famiglie con almeno un percettore di reddito da lavoro dipendente gli effetti della riforma dell’Irpef si valutano congiuntamente a quelli delle due forme di decontribuzione previste per il 2024. In questo gruppo di famiglie, si stima
che siano 11,8 milioni quelle che vedono migliorare, grazie alle misure, il proprio reddito disponibile, per un ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il
45% delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente.

Sono invece circa 300.000, prosegue l’Istat, le famiglie interessate da entrambe le misure che registrano una perdita. Il peggioramento, pari in media a 426 euro, nota l’Istituto, è riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente (il cosiddetto Bonus Irpef). Infine, le famiglie non interessate dalla decontribuzione ma che beneficiano della riforma dell’Irpef sono 9 milioni e 600mila (36,8% delle famiglie residenti). Il guadagno derivante dalla riforma, in termini di minori imposte dirette dovute, è pari in media a 251 euro all’anno e comporta un incremento dello 0,5% del reddito disponibile.

GLI EFFETTI DELLE POLITICHE DEL GOVERNO MELONI SU DISUGUAGLIANZE E REDISTRIBUZIONE REDDITO

In generale l’Istat ha evidenziato che le misure fiscali e sociali del governo Meloni hanno avuto un impatto limitato sulla redistribuzione del reddito e una lieve riduzione dell’equità. L’indice di Gini, che misura la disuguaglianza economica, è aumentato di poco più di un decimo di punto, passando dal 30,25% al 30,40%.

Il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione (Adi) ha inciso negativamente sulle famiglie con redditi più bassi, facendo aumentare l’indice di Gini di oltre due decimi di punto. Questo effetto è stato solo parzialmente compensato dalla riforma dell’Irpef, dagli esoneri contributivi per i lavoratori dipendenti e dall’indennità una tantum per i lavoratori dipendenti (Bonus Natale).

DAL RDC ALL’ADI: CHI HA PERSO E CHI HA GUADAGNATO

Secondo l’Istat, circa 850mila famiglie hanno visto peggiorare la propria situazione economica a causa del passaggio da RdC ad Adi, con una perdita media annua di circa 2.600 euro. Tre quarti di queste famiglie hanno perso completamente il beneficio, mentre il restante quarto è stato penalizzato dal nuovo metodo di calcolo.

Dall’altro lato, per 400mila famiglie il cambiamento non ha avuto effetti sul reddito disponibile, mentre circa 100mila famiglie hanno tratto beneficio dalla transizione, con un incremento medio annuo di 1.200 euro.

INFLAZIONE IN LIEVE RIALZO

L’Istat ha diffuso anche i dati sull’inflazione di febbraio, che ha registrato un aumento dell’1,6% su base annua, leggermente inferiore alla stima preliminare del 1,7%. Il rialzo è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi dell’energia, mentre i prezzi dei servizi hanno mostrato una crescita più contenuta. Il cosiddetto “carrello della spesa”, che include beni alimentari e prodotti per la casa, è aumentato del 2%, meno del previsto 2,2%.

LO SCONTRO POLITICO: FDI DIFENDE LE PROPRIE RIFORME, IL M5S ATTACCA

I dati dell’Istat hanno acceso il confronto politico tra Fratelli d’Italia e il Movimento 5 Stelle. Il leader M5S Giuseppe Conte ha attaccato il governo Meloni, accusandolo di aver lasciato 850mila famiglie senza sostegno dopo la riforma del Reddito di cittadinanza. “Il Paese è in ginocchio e loro continuano a fischiettare” ha dichiarato l’ex premier, criticando anche il calo della produzione industriale e le difficoltà della Transizione 5.0.

Dall’altra parte, il presidente della commissione Finanze della Camera Marco Osnato (FdI) ha difeso la riforma dell’Irpef, sottolineando che ha portato benefici a milioni di famiglie italiane. “Oltre 11,8 milioni di famiglie hanno visto aumentare il loro reddito disponibile, con un guadagno medio di 586 euro all’anno” ha dichiarato, ribadendo l’impegno del governo nel ridurre la pressione fiscale.

Sul tema lavoro, il senatore Ignazio Zullo (FdI) ha elogiato le politiche del governo Meloni, affermando che l’abolizione del RdC abbia favorito la creazione di oltre un milione di nuovi occupati.Di contro, il senatore Mario Turco ha ribattuto e puntualizzato  che il boom occupazionale attuale è frutto delle misure introdotte dal governo Conte II, in particolare il programma Gol – Garanzia Occupazione Lavoro. Turco ha criticato la narrazione di FdI, definendola “propagandistica”, e ha accusato il governo di aver portato il numero di poveri in Italia a quasi 6 milioni. Lo scontro tra le due visioni contrapposte non sembra destinato a placarsi.

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