Arrivano importanti aggiornamenti in merito a una misura che rivoluzionerebbe il panorama attuale delle sponsorizzazioni calcistiche. Qualora andasse in porto, la riforma intaccherebbe l’assetto normativo imposto dal Decreto Dignità nel 2018, che ha sancito il divieto sulle sponsorizzazioni dalle società di betting e qualsiasi forma di pubblicità diretta e indiretta relativa a giochi e scommesse su tutti i mezzi di comunicazione, in un’ottica di contrasto al rischio di dipendenza dal gioco d’azzardo.
Domani la Commissione Cultura del Senato dovrebbe dare il via libera alla riforma che punta a superare il divieto di sponsorizzazione da parte delle società di scommesse.
Secondo gli addetti ai lavori si tratterebbe di una boccata d’ossigeno per i club italiani, penalizzati negli ultimi anni rispetto alle squadre dei principali campionati europei.
Per le associazioni impegnate nella lotta agli effetti del gioco d’azzardo, invece, si tratta di una grave mancanza di sensibilità nei confronti di una vera e propria piaga sociale.
COSA PREVEDE LA MODIFICA AL DIVIETO SULLE SULLE SPONSORIZZAZIONI
La cancellazione del divieto consentirebbe agli operatori del gioco autorizzati dallo Stato di tornare a investire in sponsorizzazioni nel mondo dello sport. In realtà, un tentativo c’era già stato a Natale, quando le modifiche erano state inserite all’interno della bozza del decreto Cultura e poi cancellate prima del varo.
La nuova proposta, rimasta pressoché invariata – salvo che per il veicolo normativo, il cui titolo è adesso “Affare sulle prospettive di riforma del calcio italiano” – prevede la possibilità di esporre marchi legali su divise, cartellonistica negli stadi e durante le trasmissioni sportive.
Secondo il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, tra i principali sponsor della riforma insieme al presidente FIGC Gabriele Gravina, la distinzione tra operatori legali e illegali è un punto cruciale della riforma. Per il Governo, infatti, la riapertura della pubblicità per i concessionari autorizzati potrebbe favorire una maggiore trasparenza e aiutare i consumatori a riconoscere gli operatori affidabili, riducendo il peso del mercato illegale.
SOSTEGNO PER AMMODERNAMENTI E NUOVE INFRASTRUTTURE
Oltre ai benefici diretti per i club di Serie A e B, il disegno di legge prevede anche la destinazione di una percentuale dei proventi derivanti dal betting al miglioramento delle infrastrutture sportive.
Si parla di almeno l’1% del volume totale delle scommesse, da destinare alla costruzione e alla ristrutturazione degli stadi, una delle grandi criticità del calcio italiano rispetto ai competitor europei. Inoltre, parte di questi fondi sarebbe impiegata per iniziative sociali, programmi di formazione giovanile e campagne di prevenzione contro la ludopatia.
LE CRITICHE DAL MONDO DELLE ASSOCIAZIONI
Il colpo di spugna sulle norme previste dal Decreto Dignità non trova certo l’appoggio delle realtà impegnate da anni nel contrasto ai rischi del gioco d’azzardo.
Abbiamo chiesto una dichiarazione in merito a Don Armando Zappolini, portavoce della campagna Mettiamoci in gioco, cui aderiscono istituzioni, organizzazioni di terzo settore, associazioni di consumatori e sindacati: “Impedire la pubblicità vuol dire proteggere le persone più fragili e il messaggio di comunicazione che può dare il mondo dello sport sarebbe davvero devastante. Continua lo Stato a non avere nessun rimorso davanti a questa tragedia che consuma il Paese”.
QUANTO HANNO PERSO LE SQUADRE ITALIANE PER IL DIVIETO SULLE SPONSORIZZAZIONI DA BETTING
L’entrata in vigore del Decreto Dignità ha rappresentato un duro colpo per le società di Serie A e B, che fino al 2018 avevano stretto accordi multimilionari con le aziende di betting. Il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni da parte degli operatori del gioco ha tagliato una fonte di finanziamento piuttosto rilevante, circa 100 milioni di euro annui secondo le stime di Agcom.
Secondo Logico, l’associazione che riunisce gli operatori di gioco online che operano nel mercato italiano, gli investimenti in pubblicità da parte delle società operanti nel settore del gioco ammontavano a circa 200 milioni di euro l’anno prima dell’entrata in vigore del Decreto Dignità, di cui circa la metà destinati a club di calcio e leghe.
Anche Gran Bretagna e Spagna hanno legiferato nel frattempo nella direzione del divieto, mentre in Germania l’ipotesi è stata respinta.
Tuttavia, frattanto che i club italiani perdevano queste entrate, le società di Premier League, Liga e Bundesliga hanno continuato a beneficiare di accordi commerciali con il settore delle scommesse, aumentando il divario economico e competitivo col nostro campionato.
Così, squadre di media fascia in campionati esteri hanno potuto contare su risorse aggiuntive per investire in giocatori e infrastrutture, mentre i club italiani hanno dovuto fare i conti con bilanci più ristretti e minori possibilità di crescita.
COSA PREVEDE IL DECRETO DIGNITÀ
Il Decreto Dignità è entrato in vigore nel 2018, su impulso del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte e dell’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.
La misura ha imposto un divieto assoluto sulla pubblicità del betting, impedendo qualsiasi forma di promozione su media tradizionali, digitali e negli impianti sportivi al fine di rafforzare il contrasto al “disturbo da gioco d’azzardo”.
Sono quindi incluse manifestazioni sportive, culturali e artistiche, trasmissioni televisive e radiofoniche, stampa quotidiana e periodica, pubblicazioni di vario genere, affissioni pubblicitarie e piattaforme digitali, compresi i social media.
La normativa stabilisce che la responsabilità del rispetto di questo divieto ricada non solo sul committente della pubblicità, ma anche sul proprietario del mezzo o del sito attraverso cui viene diffusa e sugli organizzatori di eventi o attività in cui la pubblicità potrebbe comparire.
GLI ESCAMOTAGE PER AGGIRARE IL DIVIETO SULLE SPONSORIZZAZIONI
Nonostante il divieto assoluto sulla pubblicità diretta e indiretta relativa a giochi o scommesse con vincite in denaro, molti operatori del settore hanno trovato il modo di aggirare queste restrizioni in questi anni.
Una pratica comune è stata la promozione di marchi correlati, come piattaforme di “infotainment” che, pur non pubblicizzando direttamente le scommesse, richiamano palesemente il gioco d’azzardo.
Inoltre, alcune società hanno sponsorizzato eventi sportivi attraverso brand associati, sfruttando aree grigie della normativa.
Queste strategie hanno reso il divieto meno efficace, permettendo la diffusione indiretta di contenuti legati al betting.