Don Mattia Ferrari è il cappellano di bordo di Mediterranea. Il suo telefono, come quello di Luca Casarin e Beppe Caccia, sarebbe stato oggetto di spionaggio da parte del software Graphite dell’azienda israeliana Paragon
Don Mattia Ferrari è il cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans, l’Associazione che, con equipaggi di mare e di terra, si occupa di dare soccorso a chi prova, con mezzi di fortuna, ad attraversare il Mediterraneo e arrivare in Europa. Anche Don Mattia, come il capomissione e fondatore di Mediterranea, Luca Casarini e Beppe Caccia, l’armatore della nave usata dalla ong, sarebbe stato vittima di un tentativo di spionaggio da parte del software Graphite dell’azienda israeliana Paragon.
PARAGON HA PROVATO A INTRODURSI NEL TELEFONO DI DON MATTIA FERRARI
Il software avrebbe colpito con un sofisticato attacco informatico in più fasi. Ad avvisare Don Mattia è stata Meta che ha segnalato al sacerdote di essere vittima di un “sofisticato attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate”.
META HA AVVISATO DON MATTIA FERRARI DEL TENTATIVO DI SPIONAGGIO
I ricercatori canadesi di CitizenLab dell’Università di Toronto, da circa un mese stanno analizzando i telefoni di alcuni tra i 90 fra attivisti e giornalisti, monitorati abusivamente con lo spyware militare. “Essere avvisati di essere presi di mira da un attacco sostenuto da un qualche governo – spiega John Scott Railton, ricercatore senior di The Citizen Lab dell’Università di Toronto – indica che la persona è stata probabilmente selezionata per il monitoraggio utilizzando capacità avanzate. In base alla nostra esperienza, ciò solleva la possibilità che anche altri individui della sua rete di contatti possano essere stati presi di mira a loro volta. Questo avviso di Meta è molto utile per suggerire che potrebbe esserci un problema più grande, più tecnologie in gioco e più casi che ora devono essere indagati”.
CHI È DON MATTIA FERRARI: IL SACERDOTE PESCATORE DI UOMINI
Don Mattia Ferrari ha trasformato in carne il verbo cristiano e si è fatto “pescatore di uomini”. È così dal 9 maggio 2019 quando, come racconta nel libro scritto insieme al giornalista Nello Scavo (“Pescatore di uomini”, ed Garzanti), i volontari della nave Mare Jonio, della piattaforma della società civile Mediterranea, danno soccorso a un gommone in avaria con 30 migranti nel tratto di mare tra la Libia e la Sicilia. Tra i soccorritori c’è anche Mattia Ferrari, un giovane prete ordinato appena un anno prima. “O si sta dalla parte di chi commette violenza, o si sta dalla parte di chi la subisce. La chiesa non ha alternative rispetto allo stare radicalmente accanto agli ultimi. È Gesù che detta la linea alla chiesa”, ha detto Don Mattia Ferrari nella sua ultima intervista all’Espresso spiegando la sua scelta di vita.
DA FORMIGINE ALLE NAVI DI MEDITERRANEA
Il sacerdote è cresciuto nella parrocchia di Formigine, in provincia di Modena, è stato ordinato prete nel 2018 e nominato viceparroco di Nonantola (Modena). Don Mattia Ferrari è molto vicino a Papa Francesco e alla sua idea di Chiesa che va tra gli ultimi. Il Pontefice ha firmato la prefazione del suo libro “Salvato dai migranti. Racconto di uno stile di vita” (Edizioni EDB). Uno stile di vita che gli ha causato non pochi problemi.
“Sono stato oggetto di campagne diffamatorie anche violente e ho querelato – ha raccontato al settimanale -. So benissimo che quando si fa il bene si possono ricevere attacchi, tanto più in una società come la nostra, in cui l’ideologia dominante è quella dell’individualismo neoliberista. La solidarietà è diventata sovversiva, chi predica e costruisce fraternità oramai diventa eretico. Si attacca chi pratica la solidarietà perché è scomodo. È scomodo perché ti ricorda che l’individualismo ti dà l’illusione della felicità, del benessere. Invece, questo modello individualista ha fatto esplodere i disturbi di salute mentale. Ci ammaliamo per inseguire il principio della prestazione”.