I trattori di nuovo in protesta e chiedono lo stato di crisi, mentre le parole di Gianni Fabbris sono la scintilla per FdI per attaccare il leghista Centinaio
Puntuale come un orologio svizzero, il movimento dei trattori torna a far sentire la propria voce e chiede alla politica di proclamare lo stato di crisi nazionale per l’agricoltura. Durante una conferenza stampa alla Camera dei deputati, i rappresentanti del Coordinamento agricoltori e pescatori italiani (Coapi) hanno rinnovato la richiesta di un tavolo di confronto con le istituzioni. A essere messo nel mirino, ancora una volta, è il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. La mobilitazione culminerà con una manifestazione nazionale il 19 marzo a Roma.
LE PAROLE DI FABBRIS E LA POLEMICA POLITICA
A catalizzare l’attenzione, però, questa volta, non sono state tanto le rivendicazioni del settore agricolo quanto le dichiarazioni di Gianni Fabbris, portavoce del Coapi. Parole e frasi che sono state definite “gravissime” da Fratelli d’Italia, accusandolo di aver evocato allusioni violente. Cosa ha detto di così tanto grave Fabbris? La frase incriminata—secondo la versione del portavoce del Coapi – sarebbe stata un’iperbole: “Ma dobbiamo mica ammazzare qualcuno o possiamo ragionare di cose serie?”
La reazione di FdI è stata molto dura, e anche abbastanza ‘politica’. Il capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, ha chiesto una condanna unanime, affermando che si tratta di parole che “vanno censurate con fermezza senza alcuna ambiguità”. Altri esponenti del partito hanno chiesto che tutti i presenti, in particolare il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, della Lega, prendessero immediatamente le distanze.
Proprio l’esplicito riferimento e la chiamata in causa di Centinaio lasciano intendere che la polemica sollevata possa rientrare nelle serie di tensioni che in questi ultimi periodi stanno agitando il centrodestra. L’esponente leghista, tra l’altro ex ministro dell’Agricoltura e presente alla conferenza, ha cercato di stemperare i toni, definendo l’espressione di Fabbris “un’iperbole di cattivo gusto” ma ribadendo che i problemi del settore agricolo non devono essere ignorati.
LA REPLICA DI FABBRIS E IL NODO DELLA PROTESTA
Gianni Fabbris ha poi diffuso una nota per chiarire le sue affermazioni, spiegando che “non c’è stata alcuna minaccia” e precisando che il riferimento a “alzare il tiro” riguardava esclusivamente l’intensificarsi delle richieste politiche e non atti di violenza. Ha poi ribadito le ragioni della protesta: negli ultimi 20 anni, metà delle aziende agricole e di pesca italiane ha chiuso, trasformando il Paese da produttore a piattaforma commerciale di prodotti, spesso falsamente etichettati come made in Italy.
Il portavoce del Coapi già in passato aveva fatto parlare di sé. Lo scorso anno era stato per 19 giorni in sciopero della fame prima di essere ricoverato in ospedale perché in evidente stato confusionale. In quest’ultimo caso la confusione è stata generate dalle sue parole. Ulteriore appiglio per uno scontro senza tregua all’interno della maggioranza di centrodestra.