I referendum si avvicinano. Non quello sull’autonomia differenziata, bocciato a gennaio dalla Corte costituzionale. Ma gli altri quesiti referendari sì, tra i quali quello sul lavoro e sulla cittadinanza
Senza il traino del tanto discusso e divisivo dossier sull’autonomia, che è destinato a riproporre tensioni all’interno della maggioranza di centrodestra, il rischio di un’affluenza ridotta preoccupa i promotori dei referendum. Per scongiurarlo, i comitati referendari hanno scritto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo un incontro urgente.
L’obiettivo? Assicurare che la data della consultazione non penalizzi la partecipazione e che si trovi una soluzione per i circa cinque milioni di elettori fuorisede, attualmente senza un modo per votare lontano dalla propria residenza.
ELECTION DAY CON LE AMMINISTRATIVE PER FAVORIRE L’AFFLUENZA
Nella lettera firmata da Maurizio Landini (Cgil), Riccardo Magi (+Europa), Deepika Salhan e Daniela Ionita, i promotori suggeriscono di far coincidere i referendum con le elezioni amministrative e regionali.
Un election day, spiegano, potrebbe contrastare infatti il crescente astensionismo, che da anni mina la partecipazione popolare alle urne. La legge stabilisce che il voto referendario debba tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, ma una decisione ancoa non c’è. Anzi, il governo starebbe valutando di posticiparlo a giugno, dopo la chiusura delle scuole. Un’ipotesi che, però, ovviamente non piace tanto ai comitati, considerato che un tale scenario rischierebbe di ridurre ulteriormente la partecipazione.
I QUESITI DICHIARATI CONFORMI
I quesiti referendari al voto sono:
•Contratto di lavoro a tutele crescenti: proposta di abrogazione delle norme sui licenziamenti illegittimi introdotte dal Jobs Act.
•Licenziamenti nelle piccole imprese: proposta di abrogazione parziale delle norme su indennità e tutele per i lavoratori.
•Contratti a termine: abrogazione parziale delle regole sulla durata massima, proroghe e rinnovi.
•Responsabilità solidale negli appalti: proposta di abolizione delle norme che escludono la responsabilità congiunta di committenti, appaltatori e subappaltatori per gli infortuni sul lavoro.
•Cittadinanza italiana: riduzione da 10 a 5 anni del periodo di residenza richiesto agli stranieri extracomunitari per ottenere la cittadinanza.
IL NODO DEI FUORISEDE: “CINQUE MILIONI DI ELETTORI A RISCHIO”
Altro tema centrale è il diritto di voto per i fuorisede, stiamo parlando dei cittadini che studiano o lavorano lontano dalla loro città di residenza. Ad oggi, circa cinque milioni di italiani rischiano di essere esclusi dal voto perché impossibilitati a recarsi nel proprio comune d’iscrizione. I promotori anche in questo caso rivolgono un appello al governo, chiedendo di intervenire con urgenza per garantire loro la possibilità di votare a domicilio o in seggi speciali, evitando così il fenomeno del cosiddetto “astensionismo involontario”.
IL PARERE DEL VIMINALE E IL NODO LEGISLATIVO
Sul tema del voto per i fuorisede, il ministro dell’Interno Piantedosi ha spiegato che, al momento, non esiste una copertura legislativa per applicare un sistema di voto a distanza. C’è da dire, allo stesso tempo, che è attualmente in discussione un provvedimento di delega sulla materia, approvato alla Camera nel luglio 2023. Il governo, ha assicurato lo stesso Piantedosi, sta valutando il dossier.
PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA: IL MONITO DEI COMTATI
Nella lettera alla premier Meloni, i comitati sottolineano che garantire la massima partecipazione al voto è una responsabilità istituzionale. Per questo chiedono al governo di rimuovere ogni ostacolo alla partecipazione, di garantire un’informazione capillare ai cittadini e di scegliere una data che non favorisca l’astensionismo. La questione potrebbe essere affrontata già nel prossimo Consiglio dei ministri.