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Legge capitali

A che punto è la riforma introdotta dalla legge Capitali?

“Dialogo sulla legge Capitali, ma decide la politica” sottolinea il sottosegretario Freni. Nel frattempo la Consob avvia una consultazione sulle liste cda

La riforma del mercato dei capitali, introdotta dalla Legge Capitali, mira ad aggiornare la governance societaria italiana e a rafforzare il sistema finanziario nazionale nel contesto europeo. La normativa, che include una delega per modificare il Testo unico sulla finanza, punta a bilanciare le regole europee con le peculiarità locali. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha sottolineato l’importanza di affrontare il processo riformatore attraverso il dialogo, evitando tensioni e polemiche inutili.

IL RUOLO DELLA POLITICA

Freni ha chiarito che la riforma deve essere il risultato di un confronto costruttivo, ma che le decisioni finali spettano alla politica. “Non possiamo eliminare le specificità del mercato italiano, ma dobbiamo lavorare nel rispetto della normativa UE,” ha affermato, ribadendo che le riforme non si fanno con annunci sui giornali, bensì con una collaborazione concreta tra istituzioni e mercato.

LA CONSULTAZIONE CONSOB SULLE LISTE CDA

In linea con la delega prevista dalla Legge Capitali, la Consob ha avviato una consultazione preliminare sul contenuto delle nuove regole per le liste dei consigli di amministrazione uscenti. Questo passaggio, essenziale per garantire trasparenza e stabilità, si concluderà entro il 2025, in tempo per il rinnovo degli organi sociali.

UNA RIFORMA TRA PECULIARITA’ ITALIANE E SGUARDO RIVOLTO ALL’EUROPA

Tra i punti chiave della riforma figura il voto di lista, uno strumento che Freni considera cruciale per valorizzare le peculiarità italiane. Sebbene non sia una prassi universale, il voto di lista rappresenta un elemento distintivo del nostro sistema, che permette di conciliare le esigenze di rappresentanza con quelle di efficienza decisionale.

La riforma deve guardare all’Europa, ha evidenziato Freni, utilizzando il benchmark comunitario come base di partenza. Tuttavia, l’Italia non può limitarsi a importare regole dall’estero senza adattarle al contesto locale. “Siamo in Europa, ma dobbiamo valorizzare le nostre specificità,” ha dichiarato il sottosegretario, ricordando l’importanza di una visione strategica autonoma per il futuro del mercato italiano.

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