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Trump

Il trionfo di Trump affonda l’Europa, per gli Usa sarà “l’età del l’oro” e per noi?

La reazione dei mercati alla vittoria di Donald Trump è netta. In flessione le Borse europee, con Milano in calo dell’1,54% e lo spread in risalita a 132 punti. Brillano le azioni americane con Tesla, balzo del dollaro mentre iniziano le vendite sui titoli di Stato e ci sono possibili dazi in arrivo. In Italia il centrosinistra si divide ancora mentre “il vento della destra non si ferma più”

E va bene, Donald Trump ha trionfato. Forse il titolo più giusto lo ha fatto ieri sera la trasmissione Otto e mezzo su La7: “Trump 2, la vendetta” perché la vittoria del leader repubblicano potrebbe trasformarsi in un boomerang per l’Europa per via delle sue idee in economia a partire dalla politica dei dazi che potrebbe colpire proprio il nostro made in Italy e non solo. “Non lo hanno visto tornare” titola in prima il Fatto Quotidiano denunciando in pratica il mainstream di una politica che non capisce “la pancia della gente”.

“SONO TORNATO”…E ADESSO SONO CAVOLI AMARI PER L’EUROPA

Il tema del “ritorno” a distanza di 8 anni domina i giornali. Ci apre Repubblica, lo fa anche la Stampa che sottolinea “l’ansia di vendetta 8 anni dopo” e come “con la sconfitta di Harris tramontano Obama e i Clinton” mentre il Messaggero sceglie di dedicare il titolo in prima su un altro aspetto, quasi messianico di Trump: “Fermerò le guerre”.  La verità è che nessuno, sondaggi alla mano (maledetti sondaggi direbbe qualcuno) poteva prevedere una vittoria così netta, una cavalcata così trionfale. Come scrive Lina Palmerini sul Sole24Ore, “quello che colpisce della vittoria di Trump – ma è così anche per Giorgia Meloni – è che è sostenuta dal voto popolare e dal ceto medio ma contestualmente festeggiano le banche, la Borsa americana”.

SCONFITTA DELLE ELITE, LEZIONE CHE VALE PER TUTTI

Diciamo la verità c’è una sorta di dicotomia tra quello che la politica immagina e poi come la gente va a votare. Lo annota Federico Rampini sul Corriere della Sera: “Nuova débâcle dell’establishment, sconfitta delle élite, sconfessione dei guru. Lo shock di otto anni fa non è bastato, la lezione non è stata appresa. Il mondo reale non è altrettanto depresso o sgomento, forse lo interpretano più cinicamente i mercati: indice Dow Jones alle stelle, forte rialzo del dollaro. Donald Trump deve tanta gratitudine al partito democratico”. Insomma, sembra che a destra non ci sia quella contrapposizione di cui si discute da anni, tra Wall Street e Main Street, finanza contro gente comune. “Invece la sinistra americana e quella nostrana hanno smarrito entrambe le strade” chiosa la Palmerini sul quotidiano di Confindustria.

SINISTRA DIVISA: PD IN LUTTO, M5S “FELICE” PER TRUMP

Purtroppo è proprio così, basta vedere come ha reagito il centrosnistra nel nostro Paese “diviso” come sempre e come sottolinea la Stampa. Lo scrive nel suo articolo Francesca Schianchi: ” ci è voluto pochissimo perché le reazioni segnassero una distanza evidente tra chi – Pd e Avs – salutava il ritorno del tycoon alla Casa Bianca con l’angoscia con cui si accoglie una «brutta notizia» e chi, come il Movimento cinque stelle, si congratulava col neopresidente e, attraverso una nota della delegazione europea, si concentrava piuttosto contro i «finti progressisti». Lasciando interdetto qualche alleato qui in Italia, e facendo irritare il gruppo di sinistra The Left a cui i Cinque stelle a Bruxelles sono iscritti per sei mesi “in prova”.

IL VENTO DI DESTRA SOFFIA FORTE, SCHLEIN SI SVEGLIERA’?

Divisioni che segnano però un cambiamento di clima che oramai è in atto da diverso tempo e che ha portato Giorgia Meloni due anni fa a Palazzo Chigi. “Per Schlein e il Pd, schierati con Kamala Harris, si tratta di fare i conti con un vento contrario di destra che non accenna a calare e produrrà ulteriori avversità sul piano internazionale – annota nella sua stanza Marcello Sorgi – Ma in particolare per la segretaria, che ha cercato finora di tenere insieme le posizioni più movimentiste da cui proviene con le radici “governative” del partito, un problema in più sarà rappresentato da Elon Musk. Non tanto dal suo potere mediatico e sulla rete, ma dall’iniezione di futuro che il visionario inventore dell’auto elettrica cercherà di Introdurre nella presidenza Trump”. “Per certi versi la sinistra si ritrova nelle stesse condizioni in cui era quarant’anni fa – conclude Sorgi – di fronte all’irruzione di Reagan, Thatcher e del cambiamento accelerato del capitalismo sulla scena mondiale. Non accorgersene, o peggio rinnegarlo, sarebbe un errore perfino più grave di quello compiuto negli Anni Ottanta”.

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