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Liguria: perde la sinistra giustizialista, “l’ammucchiata” senza Renzi è come un pesto senz’aglio

I quotidiani si dividono sull’esito delle elezioni in Liguria, se quelli vicino al centrodestra cantano vittoria, gli altri mettono in evidenza che sono mancati “un pugno di voti” perché la sinistra vincesse mentre il Pd ha doppiato Fdi. Sarà, ma con questo voto il governo si è rafforzato e il campo largo senza Italia Viva ha perso

Bisogna dargliene atto, come sempre, aveva ragione Massimo D’Alema quando qualche anno fa diceva: “agli italiani della giustizia non importa nulla”. Eh già perché se si è andati al voto anticipato in Liguria lo è stato proprio per un’azione della magistratura che ha smantellato quello che era considerato il “sistema Giovanni Toti“. Eppure il centrosinistra, meno Matteo Renzi ha perso. Sarà pure una “vittoria ai punti” come titola Avvenire ma Bucci ha vinto e la fotografia dei leader del campo largo pubblicata dal Manifesto sotto il titolo “pesti” dice una grande e amara verità.

HA VINTO BUCCI AI PUNTI, CAMPO LARGO FINITO?

Alla fine ha vinto Marco Bucci, lo dicevano fin dalla apertura delle urne gli exit poll. Il risultato è stato di  48,8% contro 47,3, di Andrea Orlando, ex ministro e candidato del campo largo, meno di 9 mila voti di scarto tra i due. Per questo i giornali vicini al governo brindano al successo si va dalla Verità che titola “i pm hanno perso le elezioni” al Giornale che parla di “schiaffo a sinistra, pm e Report” a Libero che scrive: “l’Orlando penoso (Elly e Conte di più”. Già perché se c’è un dato incontrovertibile in questa tornata elettorale ligure è che il campo largo ne esce a pezzi, come scrive Federico Geremicca sulla Stampa “il centrosinistra è a rischio irrilevanza politica. Elly Schlein può essere soddisfatta solo del risultato del Pd, per la coalizione c’è poco da gioire”.

IL M5S SI STA EVAPORANDO, NEANCHE GRILLO HA VOTATO

Quello che è mancato ad Orlando, sottolinea il Messaggero, è l’apporto del M5S, un partito che è sceso sotto il 5%, iniziando forse quella evaporazione invocata dal suo storico leader, Beppe Grillo che – lo sottolineano tutti i giornali – nella su Liguria non ha nemmeno votato. Scrive Massimo Franco sul Corriere della Sera: “Senza un cambio di schema e di riferimenti, difficilmente il Pd riuscirà a scalfire il primato del destra-centro. Se non ci è riuscito questa volta in Liguria, a livello nazionale diventerà quasi proibitivo. Detto questo, Meloni, Lega e FI hanno il compito di resistere alla tentazione di sfruttare la rendita di posizione di un fronte avversario slabbrato e diviso. E non solo perché l’affermazione di ieri è arrivata di misura, grazie a un candidato civico in mancanza, come sempre più spesso capita, di un accordo tra alleati”.

E’ UN SI’ ANCHE AL GOVERNO

Sarà ma al governo si festeggia, dopo tutta la campagna mediatica contro, certamente questa vittoria tiene alto il morale della truppa. Lo dice chiaramente Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia al Corriere della Sera: “E’ un sì anche al governo” e sui voti in meno al partito sottolinea: “c’erano le liste civiche”. ” Vittoria importantissima, perché la Liguria è una Regione storicamente di centrosinistra – spiega a Paola di Caro che lo intervista – che ha visto finire la legislatura in modo drammatico, tra grida, accuse, manifestazioni inneggianti alle manette, in un clima di delegittimazione continua contro il centrodestra”.

LE DIVISIONI A SINISTRA SONO UN REGALO ALLA DESTRA

Certo, bisogna vedere quello che succederà tra venti giorni quando si vota anche in Emilia Romagna ed Umbria ma la sconfitta pesa, lo sottolinea nella sua analisi Francesco Bei, vicedirettore di Repubblica che parla di un “regalo alla destra”. ” Una doccia fredda su cui, da ieri sera, è partito il rosario delle accuse reciproche. Se Italia Viva fosse stata in coalizione quegli ottomila voti sarebbero andati a Orlando anziché a Bucci? La domanda è legittima e la risposta probabilmente è positiva. Ma forse il danno più grande che i Cinque Stelle hanno prodotto è stato quello di dare l’idea di una coalizione rissosa, concentrata sulle proprie beghe interne e non sui problemi delle persone in carne e ossa”. Insomma è il Foglio con l’articolo di Simone Canettieri a sintetizzare il dramma del centrosinistra: “Da un rigore a porta vuota si è passati ad un autogoal” con una catena di errori che poi sono “i veti di Conte a Renzi senza voti, il limite del Pd di Schlein che supera il 28% ma non riesce a federare la coalizione. Il campo largo che non esiste e l’Umbria che ora fa paura”.

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