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Dai meloniani agli ormai ex grillini, tutte le faide e “le risse parallele”

Fibrillazioni continue all’interno di FdI sul caso Giuli (con il ministro che avrebbe evocato le dimissioni), mentre il leader del M5S Conte liquida il fondatore Grillo. Sulo sfondo le proteste sulla manovra economica e il voto di domenica in Liguria

‘Meloniani e 5 stelle: le risse parallele’, possiamo prendere in prestito il titolo de l’Unità per riassumere il leitmotiv delle prime pagine nella rassegna stampa odierna. Da un lato gli strascichi tutti interni a FdI sul caso Giuli dopo le dimissioni del suo capo di Gabinetto, dall’altro lo strappo all’interno del M5S con Giuseppe Conte che “licenzia Grillo” come titolano gran parte dei quotidiani, a partire dall’apertura di Repubblica.

LA “MANOVRA DI PRESTIGIO” (BY GIANNELLI) E L’INCOGNITA MALTEMPO SULLE REGIONALI IN LIGURIA

Sullo sfondo rimane il tema della manovra economica, con annesso il “fronte delle proteste” scrive in apertura il Corriere della Sera. Il riferimento è alle delusioni tra medici e infermieri, tanto che il 20 novembre ci sarà lo sciopero, e tra i pensionati e il mondo della scuola. Anche in questo caso previste mobilitazioni, ‘insufflate’ dalle opposizioni. Emblematica su quale sia il sentiment sulla Legge di Bilancio approdata in Parlamento è la vignetta di Giannelli.

Oggi, tra l’altro, si chiude la campagna elettorale in Liguria, dove si voterà domenica e lunedì per il rinnovo delle cariche regionali. A Genova si ritroveranno i leader delle coalizioni che sostengono Bucci e Orlando. Ma, come titola Il Secolo XIX, c’è “l’incognita maltempo sul voto”. Situazione inedita e dubbi sul da farsi in caso di allerta rossa.

IL MINISTRO GIULI AVREBBE MINACCIATO LE DIMISSIONI, LO STOP DELLA PREMIER MELONI

Tornando all’ennesimo caso del giorno nella famiglia dei Fratelli d’Italia, da alcuni retroscena emerge che il ministro Giuli avrebbe anche minacciato le dimissioni, ma “la premier lo stoppa” scrive Francesco Olivo su La Stampa. Anche perché, come osserva Monica Guerzoni sul Corriere, “le dimissioni del secondo ministro innescherebbero la crisi di governo, con la manovra aperta e lo spettro dell’esercizio provvisorio”.

Ieri mattina il colloquio con Giorgia Meloni, con “l’inquilina di Palazzo Chigi” che – riporta il Messaggero – viene “descritta come irritata da chi ci ha parlato nelle ultime ore” e “dal canto suo avrebbe in sostanza avanzato una richiesta al suo ministro: quella, d’ora in avanti, di «condividere le scelte», specie «quelle politiche». Nessuna imposizione dall’alto, dunque, sul nuovo capo di gabinetto, incarico centrale per il funzionamento del ministero (…) Ma stop alle fughe in avanti in solitaria, anche per evitare nuovi guai. Giuli, pur condividendo, avrebbe però ribadito quanto già fatto presente al sottosegretario Alfredo Mantovano: per assolvere al mio ruolo devo poter contare su un certo margine di autonomia”.

Rimane sempre il punto interrogativo su ciò che emergerà dalla puntata di Report, con il conduttore Sigfrido Ranucci che a un Giorno da Pecora ha chiosato: “Domenica chi non ama Giuli in FdI lo amerà ancora meno”.

LA VERSIONE DI FRANCESCO SPANO SU REPUBBLICA E LA STAMPA

Come se non bastasse, spiccano le interviste su La Stampa e Repubblica al capo di gabinetto dimissionario Francesco Spano, il quale rivendica le proprie scelte, la figura da tecnico, e punta il dito verso gli “attacchi incivili contro di me”, spiegando come la consulenza legale al compagno derivi dalla regolare vincita di un bando.

Da evidenziare poi da un lato il commento sul La Stampa di Flavia Perina (ex direttrice del Secolo d’Italia) dal titolo “Se l’egemonia culturale è nelle mani dei Pro Vita” e dall’altro il trattamento tutt’altro che tenero rivolto da La Verità in questi giorni al ministro Giuli, dando ampio risalto proprio alle posizioni dell’associazione Pro Vita.

Nel frattempo è partito il totonomi sul possibile sostituto di Spano: oltre a quello dell’avvocato Cristiana Luciani, come anticipato da PolicyMaker, si fanno i nomi di Valentina Biso, moglie dell’ex parlamentare di destra Basilio Catanoso (La Stampa e il Fatto quotidiano) e quello di Valentina Gemignani, dirigente generale del Mef (Repubblica).

E CONTE “LICENZIA” GRILLO.. COSA ACCADRA’ ADESSO?

In casa ormai ex grillina la notizia che potrebbe anche far deflagrare tutto è l’annuncio, come dicevamo, da parte del leader Conte del mancato rinnovo a Beppe Grillo del contratto da 300mila euro l’anno. Scrive Stefano Folli su Repubblica: “Comunque sia, Conte ha dimostrato di essere un politico spregiudicato, senza dubbio opportunista al massimo grado, ma capace di navigare nel mare insidioso dell’Italia di oggi, incagliata nel suo bipolarismo sfrangiato e contraddittorio. Per cui la domanda che ci si pone adesso è una sola: cosa intende fare Conte del suo partito personale? Verso dove farà rotta con la sua imbarcazione?”.

Gli fa eco Marcello Sorgi su La Stampa: “Che farà – si chiede – adesso il fondatore e ormai ex-garante? È prevedibile che la sua azione di disturbo della metamorfosi contiana del M5S continuerà, fino a un eventuale scissione, minacciata già più volte anche dagli esponenti più vicini a Grillo, che avrebbe come effetto rendere ancora più complicato, soprattutto sul piano elettorale, il destino del Movimento”. Per capire cosa accadrà davvero, non basta che attendere i prossimi giorni.

Leggi anche: Chi sarà il prossimo capo di Gabinetto del ministro Giuli?

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