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Spano nomine

Perché si è dimesso Francesco Spano, il capo Gabinetto del ministro Giuli

Nuovo colpo di scena al Mic: si dimette Francesco Spano dopo le anticipazioni della trasmissione Report

“Egregio Signor Ministro, Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnarLe le mie dimissioni dal ruolo di Capo di Gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi”, con queste parole il neo, ma ormai già ex, capo di Gabinetto del ministero della Cultura, Francesco Spano, ha rassegnato le dimissioni dal proprio incarico.

Un vero e proprio colpo di scena che arriva dopo le anticipazioni della trasmissione Report, con il conduttore Sigfrido Ranucci che ha annunciato nuove rivelazioni riguardanti il ministero della Cultura, dopo il caso Boccia che portò alle dimissioni dell’allora ministro Gennaro Sangiuliano. Secondo il Fattoquotidiano.it “il passo indietro” sarebbe stato dettato anche “dalle pressioni politiche degli ultimi giorni dopo la sua nomina al posto di Francesco Gilioli”. La decisione di dimettersi sarebbe avvenuta “insieme al ministro Giuli ed è stata informata anche la premier Giorgia Meloni”.

LA LETTERA DI DIMISSIONI DI SPANO AL MINISTRO GIULI

La lettera di Spano prosegue così: “Il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante. Nell’esclusivo interesse dell’Amministrazione, pertanto, ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimerLe la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione. Con osservanza, Francesco Spano”.

GIULI: “SU SPANO BARBARICO CLIMA DI MOSTRIFICAZIONE”

A stretto giro arriva la nota dello stesso ministro Alessandro Giuli: “Con grande rammarico, dopo averle più volte respinte, ricevo e accolgo le dimissioni del Capo di Gabinetto, Francesco Spano. A lui va la mia convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore. Non da ultimo, ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il ministero della Cultura”.

LE POLEMICHE SULLA SUA NOMINA DOPO LE DIMISSIONI DI GILIOLI

La nomina di Francesco Spano a capo di Gabinetto, avvenuta il 14 ottobre – neppure dieci giorni fa, era stata seguita da una serie di polemiche tutte interne al centrodestra. Vari retroscena hanno riportato nei giorni successivi l’irritazione del presidente del Senato La Russa per la decisione di imporre il passo indietro di Gilioli, un funzionario dello Stato proveniente da Palazzo Madama.

E, inoltre, mal di pancia si erano registrati all’interno di Fratelli d’Italia, riaccendendo vecchie polemiche e attirato le critiche di alcuni esponenti della destra conservatrice e dell’associazionismo pro-vita.

LE CRITICHE DELL’AREA VICINA ALLA DESTRA

L’ex parlamentare leghista Simone Pillon aveva apertamente criticato la scelta di Giuli, ricordando lo scandalo Unar e accusando Spano di rappresentare una linea progressista non in linea con i valori del governo attuale. Critiche si sono intensificate dopo l’annuncio della sua nomina, con alcune organizzazioni – come Pro Vita e Famiglia – che avevano  addirittura lanciato petizioni per chiederne la revoca. Non solo, articoli molto duri negli ultimi giorni sono giunti da alcuni quotidiani di destra come La Verità di Maurizio Belpietro e con le firme di Francesco Borgonovo e Mario Giordano.

L’ESPERIENZA DI SPANO ALL’UNAR E LO SCANDALO DEL 2017

Il nome di Francesco Spano, infatti, è legato a un controverso capitolo della sua carriera. Nel 2017, Spano era alla direzione dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), organismo governativo. Tuttavia, la sua immagine venne fortemente messa in discussione dopo un’inchiesta della trasmissione televisiva Le Iene. L’inchiesta rivelò che l’Unar aveva finanziato l’Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale (Anddos), la quale era collegata a circoli Lgbt dove si sarebbero svolte attività sessuali a pagamento.

Nonostante Spano avesse difeso il proprio operato, sostenendo di essersi basato su criteri di trasparenza e sulla documentazione presentata dall’associazione, le pressioni politiche e mediatiche lo portarono alle dimissioni. Tra l’altro, a spingere fortemente allora per un suo passo indietro fu proprio Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni, che in merito presentò anche un’interrogazione parlamentare urgente. La Corte dei Conti, successivamente, chiarì che non c’erano stati illeciti nella gestione dei fondi pubblici da parte di Spano, ma l’impatto mediatico dell’inchiesta segnò un momento critico nella sua carriera. E la storia, per lui, oggi si ripete.

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