Primi migranti verso l’Albania, in base al progetto fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni. Sono bengalesi ed egiziani. Intercettati su barchini in acque internazionali
Si parte. La prima nave di migranti, la Libra della Marina Militare, è salpata. Direzione Albania, verso i centri allestiti per sottoporli alle procedure accelerate di frontiera. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti: provenienza a Paesi sicuri, maschi, non vulnerabili. È il ministero dell’Interno a curare l’iniziativa. Sono bengalesi ed egiziani i primi migranti verso i centri di Schengjin e Gjiader, diventati operativi la scorsa settimana e che dovranno accogliere, a partire dalla mattinata di mercoledì, i migranti trasferiti.
Questo progetto è parte integrante di un protocollo d’intesa siglato tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama il 6 novembre 2023, con l’obiettivo di contrastare l’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani.
L’ACCORDO ITALIA-ALBANIA: OBIETTIVI E DURATA
L’accordo prevede la gestione di migranti salvati nel Mediterraneo dalle navi italiane, escludendo però le imbarcazioni delle ONG. I migranti verranno trasferiti nei centri albanesi, con l’Italia che si fa carico dei costi relativi alla loro accoglienza e gestione. Questo trattato ha una durata iniziale di cinque anni, con la possibilità di proroga per altri cinque, e ha tra i suoi obiettivi principali:
•Contrastare il traffico di esseri umani;
•Prevenire i flussi migratori irregolari;
•Accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale.
LE STRUTTURE: SHENGJIN E GJADER
I centri realizzati in Albania, come dicevamo, sono due: uno a Shengjin, sulla costa nord del Paese, e uno a Gjader, situato in un’ex base dell’Aeronautica albanese, a circa venti chilometri dal primo. Le strutture dovevano essere operative già dal 20 maggio 2023, ma ritardi nei lavori hanno posticipato l’apertura.
Il centro di Shengjin è una struttura di prima accoglienza dove verranno svolte le procedure di ingresso, come l’identificazione e la registrazione dei migranti, evitando così il sovraffollamento dei centri italiani. La struttura, a gestione italiana, ha una capacità di circa 200 persone e si occuperà della verifica dei requisiti per l’accoglienza o il rimpatrio. Realizzata con un costo di 3 milioni di euro, richiederà ulteriori 200mila euro per gli allacci nel 2024.
Il centro di Gjader, consegnato per i collaudi il 9 ottobre, è una struttura più complessa che ospiterà fino a 880 richiedenti asilo in attesa di risposta, 144 persone destinate al rimpatrio e un penitenziario da 20 posti per chi commetterà reati all’interno del campo. Il sito è stato fortemente ristrutturato dai militari italiani, che hanno realizzato infrastrutture come strade, fognature, serbatoi e muri di cinta. Il costo stimato per il 2024 è di 20 milioni di euro, a cui si aggiungono 8 milioni per gli allacci delle reti.
Nei centri vigerà la giurisdizione italiana e le forze di polizia italiane garantiranno l’ordine e la sicurezza, supportate dalla presenza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che avrà il compito di monitorare il rispetto dei diritti umani. Le domande di asilo verranno processate entro quattro settimane, con udienze di convalida tramite collegamenti in videoconferenza con il tribunale di Roma.
I COSTI PER L’ITALIA, TEMPISTICHE E I RITARDI
L’Italia si farà carico di tutte le spese necessarie per il funzionamento delle strutture, inclusi vitto, cure mediche e altri servizi necessari per garantire condizioni di vita dignitose. Complessivamente, si stima che il costo per l’Italia fino al 2028 sarà di circa 600 milioni di euro. Questo impegno finanziario rappresenta una parte fondamentale del piano per esternalizzare le frontiere, un modello che sta ricevendo attenzione anche da altri Paesi europei.
Nonostante l’iniziale previsione di apertura dei centri per maggio 2024, una serie di ritardi ha posticipato il progetto di alcuni mesi. Inizialmente, la presidente Meloni aveva annunciato l’apertura per il 1° agosto, ma ulteriori problemi logistici e tecnici hanno portato all’apertura effettiva soltanto a ottobre.