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Gaza

Diplomazia e preghiera per evitare la guerra totale in Medio Oriente

Dopo i missili dell’Iran si attende la risposta di Israele che rinsalda la sua alleanza con gli Stati Uniti per lottare insieme “contro l’asse del male”. Meloni convoca un G7 straordinario e spera, come il resto del mondo, che una via diplomatica sia ancora possibile. Intanto il Pontefice ha indetto una giornata di digiuno e preghiera per il 7 ottobre

Mentre l’Italia si “spezza in due” per colpa di un chiodo come scrive il Giornale e finisce su “un binario morto” come titola in prima Repubblica con il caos dei treni bloccati e cancellati, il mondo guarda con attenzione crescente a quanto sta succedendo in queste ore in Medio Oriente e alla strategia che potrebbe portare ancora più orrore e guerra perché Stati Uniti e Israele, come titola la Stampa vogliono “fermare l’asse del male”.

IL NUOVO ORDINE MONDIALE DI  NETANYAHU

E ora che l’Iran ha risposto, che succede? E’ questa la domanda che si pongono i quotidiani, che farà  Israele? Perché una cosa appare chiara è che la guerra in Medio Oriente si sta sempre più allargando perché l’obiettivo del premier israeliano è quello di costruire un “nuovo ordine” in Medio Oriente. Lo scrive nella sua analisi Alessia Melcangi su la Stampa: “Netanyahu si sta spingendo oltre: con la guerra a Gaza e l’apertura delle ostilità in Libano, il governo di Tel Aviv pare puntare a smantellare una volta per tutte “l’asse della resistenza” a guida iraniana, che fa di Hamas, già enormemente indebolito, ma soprattutto del movimento Hezbollah, a cui sono stati inferti durissimi colpi, i proxy di quella strategia di difesa avanzata costruita nel tempo dalla Repubblica islamica per accerchiare Israele. Un nuovo ordine, appunto, in cui Israele con rinnovata potenza avrebbe annientato i suoi nemici, cambiando gli equilibri di potere nell’area, invertendo, così, la narrazione nazionale di sconfitta e confusione che si è instaurata dopo il 7 ottobre”.

GLI USA APPOGGIANO “PIENAMENTE” ISRAELE

In questo scacchiere una pedina fondamentale è rappresentata dagli Stati Uniti, forse proprio per questo come rimarca Claudio Cerasa direttore del Foglio nel suo editoriale “il presidente americano Joe Biden da ventiquattro ore non fa che ripeterlo, e l’altro ieri il suo impegno si è rivelato in una parola, “fully”, pienamente, ripetuta per tre volte alle telecamere, poco dopo la fine dell’attacco missilistico iraniano: “Non commettete errori, gli Stati Uniti sostengono pienamente, pienamente, pienamente Israele”, ha detto. Il messaggio è rivolto soprattutto al regime iraniano, che potrebbe aver interpretato come debole l’alleanza fra Washington e lo stato ebraico nella fase più dura della guerra a Gaza”.

MELONI CONVOCA UN G7 STRAORDINARIO

Anche l’Italia si muove e Giorgia Meloni, come riportano sia Libero che la Verità, vuole che l’Italia sia al centro dell’azione diplomatica internazionale sul conflitto in Medio Oriente e per farlo ieri ha convocato un G7 straordinario. La premier  tenta di imporre la sua leadership sfruttando la presidenza di turno con la convinzione che “una soluzione negoziale al conflitto sia ancora praticabile” come riporta il Messaggero. In gioco c’è anche la sicurezza del contingente italiano impegnato in Unifil: 1200 soldati schierati sulla Linea blu ai quali il capo dell’esecutivo vuole fornire la maggior copertura politica possibile e che Antonio Tajani, come riporta la Stampa assicura “che non abbandoneranno il Libano”

L’OCCIDENTE HA PAURA DELLA BOMBA ATOMICA

Se quindi il fronte comune Usa-Israele promette di allargare il conflitto la paura nel mondo occidentale cresce e si può sintetizzare nel fondo che Angelo Panebianco scrive per il Corriere della Sera: “Bomba atomica, la nostra paura più grande”.  “Siamo entrati, per restarci, in un mondo multipolare, dominato dalla competizione fra grandi potenze – scrive il politologo sul quotidiano milanese –  Sono tutte potenze nucleari. La lotta per il primato economico, politico e militare è, e sarà a lungo, intensissima in tutte le aree del mondo. Con tensioni continue. E, purtroppo, c’è da scommettere, ci saranno anche in futuro tante guerre locali con il coinvolgimento diretto o indiretto delle grandi potenze. Sempre ci sarà chi penserà «e se questa volta finisse davvero male?”

IL PAPA: GIORNATA DI DIGIUNO IL 7 OTTOBRE

E allora cosa ci resta? Forse il titolo di Avvenire in prima la dice lunga: “Preghiera e diplomazia” con il Pontefice che aprendo il sinodo ha indetto una giornata di digiuno per il 7 ottobre, anniversario della strage di Hamas, e annunciato che domenica andrà in preghiera a Santa Maria Maggiore. Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace – ha detto il Pontefice – domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica». «Se possibile – ha quindi aggiunto – chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo».

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