Se ne è andato a 76 dopo una lunga malattia l’allenatore svedese che aveva portato la Lazio a vincere lo scudetto nel 2020. Non solo il mondo sportivo ma anche la politica e i reali inglesi lo piangono. Grande spazio dei quotidiani alla scomparsa dell’allenatore gentiluomo che “apparteneva a tutti noi”
Dopo il giorno di ordinaria follia tra Israele e Libano, oggi sarebbe la volta di Putin che scarica missili sull’Ucraina. I quotidiani ovviamente ne danno notizia con ampio rilievo: “Pioggia di razzi su Kiev” titola il Corriere della Sera, “la vendetta di Putin” scrivono Repubblica e la Stampa. Ma tutti i giornali in prima pagina con una foto di un uomo sempre sorridente, con le mani alzate e lo sguardo intenso, riportano la notizia della scomparsa di Sven-Göran Eriksson, “il signore del calcio che voleva solo essere perdonato” come scrive il Foglio in un bel ritratto firmato da Giovanni Battistuzzi.
ALLENATORE GENTILUOMO CHE APPARTENEVA A TUTTI NOI
Nonostante le notizie terribili sull’escalation della guerra, dei focolai sempre più accesi in Medio Oriente, i quotidiani e forse anche i loro lettori è come se avessero voluto “prendersi una pausa” e dedicare il giusto spazio alla scomparsa, tra l’altro annunciata dallo stesso allenatore che in questi mesi aveva fatto il giro degli stadi dove aveva allenato, ad un uomo che oggi rimpiangono tutti: “lo sport, la politica, i reali inglesi” scrive il Corriere della Sera. Una pausa a testimonianza del “buono del calcio” che unisce tutti, perfino i tifosi romanisti eterni rivali dei laziali dovettero riconoscere la forza di questo allenatore che portò la Lazio nel 2000 a vincere il suo scudetto forse più bello. Come scrive Jacopo d’Orsi su la Stampa: “Eriksson apparteneva a tutti noi. Non stupisce la valanga di ricordi, emozioni e lacrime scatenata nel momento in cui a 76 anni se n’è andato, preciso e puntuale come al solito, pochi giorni dopo l’ultimo saluto lasciato nel documentario Sven, girato per Amazon Prime: «È stato un viaggio fantastico, ho avuto una buona vita, forse troppo. Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Sorridete e vivete la vostra vita».
LA LEZIONE DI SVEN: “LA MORTE CHE DIVENTA IL SENSO PROFONDO DELLA VITA”
Lo scrive anche Maurizio Crosetti nel suo ricordo su Repubblica: “Grande comunicatore di sé stesso, Eriksson aveva deciso che la condivisione dell’ultimo tratto di strada andava fatta proprio così. E allora l’annuncio della malattia, serenamente, e poi quei viaggi, i video (indimenticabile quello con Nesta), i messaggi, persino un documentario per lasciare non solo una traccia ma un solco profondo”. Insomma “il senso inevitabile della morte che diventa il senso profondo della vita”, Eriksson ci ha ricordato quanto sia importante prenderci cura delle nostre vite, questo a volte sa fare il calcio, veicolo di mondi e di cuori. Per questo, era scontato si dirà, le prime pagine dei quotidiani sportivi si inchinano all’allenatore svedese dal Corriere dello Sport con una prima pagina titolata “Un amore di Sven” alla Gazzetta dello Sport che lo definisce, giustamente, “Il Signore del calcio”.
ERIKSSON E DYBALA, QUANDO IL CALCIO MANDA I SEGNALI GIUSTI
La notizia della morte di Eriksson arriva qualche giorno dopo quella della rinuncia di Paulo Dybala ai 75 milioni di euro che gli arabi gli avevo offerto in pompa magna per portarlo a giocare nel loro campionato. Una scelta non scontata, anzi. Di fronte a tutto quel denaro, il calciatore argentino ha scelto di restare alla Roma che lo aveva accolto come un principe e amato come un figlio, nonostante i trascorsi juventini. Una dimostrazione che il calcio è passione, certo, ma è ancora veicolo di segnali giusti che arrivano soprattutto ad una platea quasi infinita e con una forza dirompente. Che è in fondo quello che ha voluto lasciare l’allenatore svedese ai suoi tanti tifosi nel mondo mostrando ai suoi tifosi la malattia che poi lo ha ucciso. Come ha ricordato Marco Cherubini sul Corriere della Sera: “La grande consolazione per chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, è che quel suo desiderio di essere ricordato come una persona a posto, corretta, onesta, diventa — in questa calda fine estate — una assoluta certezza. Il calcio mondiale perde un grande allenatore, un uomo per bene, che la malattia, spietata e puntuale, non ha trasformato. Sven-Göran Eriksson è stato, è e sarà sempre non solo una «brava persona», ma un grande signore del calcio mondiale”.