Gli occhi del mondo e della stampa sono puntati sul Libano dove è iniziata la fuga della popolazione. Netanyahu minaccia una risposta severa ad Hezbollah, il premier turco Erdogan si dichiara pronto “a invadere Israele” e quest’ultima risponde: “finirai come Saddam”. Stati Uniti e Italia provano a “spegnere i fuochi”
Una polveriera pronta ad esplodere, quella che fino ad ieri era la guerra di Gaza sta diventando una guerra totale che infiamma l’intero Medio Oriente. La stampa internazionale e anche quella nostrana danno grande risalto alle ultime prese di posizione con lo scontro oramai aperto tra Turchia e Israele, mentre sul fronte Libano, proprio in previsione di una escalation la Farnesina, come riporta La Stampa in prima pagina invita “gli italiani a lasciare il Paese”.
SI PUO’ EVITARE UNA GUERRA TOTALE?
Sono le inevitabili ricadute dell’ultima strage, quella dei dodici ragazzi che giocavano a pallone in un campetto sul Golan, colpiti da un razzo di Hezbollah. La minaccia iraniana di una “guerra di annientamento”, che include “tutte le opzioni”, compresa la mobilitazione di tutte le milizie filo-iraniane in Medio Oriente, nel caso di un attacco di Israele in Libano, non suona più come pura retorica. Lo scrive in un editoriale in prima pagina su Repubblica, Paolo Garimberti che aggiunge: “dall’altra parte, la dichiarazione del ministro degli Esteri israeliano Katz che il suo Paese è «molto vicino al momento di decidere un cambio di strategia verso Hezbollah e il Libano» suona a sua volta come estremamente realistica. Stati Uniti e Germania hanno già invitato i loro cittadini a lasciare il Libano più in fretta possibile”.
ITALIA PRONTA, CROSETTO: “NON C’E’ TEMPO DA PERDERE”
In questa situazione c’è il timore che le truppe Unifil (10 mila soldati) possano finire sotto il fuoco incrociato di Israele ed Hezbollah ed essere colpite per errore. Il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto lo ha detto chiaramente, come riporta il Messaggero: “Siamo di fronte a una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale deve applicare la risoluzione 1.701 del Consiglio di Sicurezza. È l’unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano: una fascia fra la Linea blu e il fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle forze armate libanesi. In questi anni così non è stato. Ora non si può più far finta di nulla. Abbiamo avuto garanzie che i militari di Unifil non dovrebbero essere toccati, ma ci sono cose imprevedibili che dobbiamo prevedere”.
TAJANI, ALLARGARE IL CONFLITTO “NON CONVIENE A NESSUNO”
Insomma “l’escalation è a un passo” annota il Corriere della Sera. Sembra che alcune compagnie aeree non facciano più base all’aeroporto di Beirut per motivi di sicurezza. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato con gli omologhi israeliano e libanese, Israel Katz e Abdallah Bou Habib. “Bisogna evitare una nuova guerra” ha detto il titolare della Farnesina, ribadendo la richiesta italiana “di un cessate il fuoco immediato e di una de-escalation in tutta la regione. Proseguire e allargare il conflitto non conviene a nessuno”.
SOLO IRAN E USA POSSONO FERMARE L’ESCALATION
Come finirà è presto per dirlo, è come una partita a scacchi, si attende sempre la mossa dell’avversario che potrebbe essere la miccia definitiva. Eppure, per spegnere i fuochi, come scrive in una bella analisi Stefano Stefanini su la Stampa, Iran e Usa possono fermare l’escalation. “L’uscita di Erdogan va presa con molto beneficio d’inventario – scrive l’editorialista del quotidiano torinese – Ha fatto il parallelo con la Libia, dove la Turchia è effettivamente intervenuta, e con il Nagorno-Karabakh dove ha sempre negato di essere intervenuta. Suona come una messa in mora di Netanyahu sul cessate il fuoco a Gaza perché la situazione umanitaria dei palestinesi è intollerabile. Il primo ministro israeliano ne ha sicuramente ricevute di simili a Washington da Joe Biden e da Kamala Harris. Ma da Donald Trump? Se l’ex-Presidente gli avesse detto «aspettami», non fare un piacere a quest’amministrazione democratica? Per la tregua a Gaza, Bibi non chiede di meglio che aspettare”. E a noi di sperare…