Skip to content

la russa

I fuochi d’artificio del presidente La Russa

Le parole dette e non dette del presidente del Senato al centro dei principali temi del dibattito pubblico, dal giornalista aggredito al caso della consigliera del Csm

La tragedia di Scampia sui giornali spinge in basso le notizie legate alla politica. Due morti, tredici feriti, di cui la metà bambini, 800 persone evacuate: questo è il drammatico bilancio a seguito del cedimento di un ballatoio nella Vela Celeste, una di quelle rimaste ancora in piedi. Massima solidarietà dei rappresentanti istituzionali e politici, per una tragedia destinata a lasciare strascichi polemici ancora per molto.

Sul fronte politico, mentre i parlamentari – con la testa già alle vacanze – sono costretti a fare i salti mortali per convertire in legge tutti i decreti al vaglio entro la pausa estiva, ci sono due notizie in risalto sui quotidiani che tirano per la giacca, in entrambi i casi, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ieri ha tenuto un incontro con i giornalisti.

LA RUSSA, LA STAMPA E LA CONSIGLIERA LAICA DEL CSM

Forse sarebbe più corretto dire come sia stato lo stesso La Russa a farsi trascinare sul ring delle polemiche. Partiamo dall’aggressione al giornalista del La Stampa Andrea Joly da parte di militanti di CasaPound a Torino. La Russa ha espresso condanna assoluta su quanto accaduto, ma ha anche aggiunto che “ci vuole un modo più attento di fare le incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista. Non sto giustificando niente. Ma sono sincero: non credo però che il giornalista passasse lì per caso, trovo più giusto se l’avesse detto. Ma questo non può giustificare minimamente l’azione violenta”.

LA REPRIMENDA DEL DIRETTORE DE LA STAMPA A LA RUSSA

Parole che, ovviamente, non potevano essere ignorate dal direttore del quotidiano torinese, il quale in un editoriale commenta così le dichiarazioni del presidente del Senato: “Confesso che Ignazio La Russa mi mette a disagio – scrive Andrea Malaguti – Un limite mio. È un maschio del Novecento che non riesce a uscire dalla grottesca armatura di pece in cui è rimasto imprigionato da bambino. Gli piace fare il bullo. (..) Se non fosse il presidente del Senato derubricherei la cosa a “problema personale”. Invece La Russa è la seconda carica dello Stato. Regala la sua solidarietà pelosa al nostro Andrea Joly per le botte ricevute fingendo sdegno.

(…) C’erano cento fascisti in mezzo alla strada a mezzanotte che cantavano a squarciagola canzoncine mussoliniane riempiendo l’aria di fumogeni. Cercavano privacy? Al numero due dello Stato non la si fa, lui lo ha capito che Joly voleva fare il furbetto e che i picchiatori di CasaPound gli hanno dato una memorabile lezione. Che pena. Come avrebbe detto il mio professore di filosofia del liceo: siamo al di sotto del limite morale inferiore” conclude il direttore de La Stampa.

IL CASO NATOLI AL CSM E IL RIFIUTO A MATTARELLA

Altro tema è quello che riguarda la consigliera del Csm Rosanna Natoli, considerata vicina proprio al presidente La Russa. “La consigliera laica – come scrive Ermes Antonucci sul Foglio – risponde picche al presidente Mattarella, che in un incontro con il vicepresidente del Csm Pinelli aveva auspicato le dimissioni della laica indicata da FdI, scoperta a dare consigli a una giudice sotto processo disciplinare e a rivelare il segreto della camera di consiglio. Convocata ieri mattina dal comitato di presidenza, Natoli ha respinto l’invito del capo dello stato, forte del sostegno ricevuto nelle ultime ore dall’artefice della sua elezione al Csm: il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Può una consigliera del Csm – si chiede il Foglio – autrice di una condotta palesemente incompatibile con la sua permanenza all’organo di governo autonomo della magistratura, fare finta di niente, dire “no” al presidente della Repubblica (che del Csm è capo) e decidere così di mantenere la carica? Evidentemente sì, per quanto lo scenario risulti sorprendente e senza precedenti”.

BELPIETRO: “MATTARELLA DOVREBBE SOLLECITARE LE DIMISSIONI DI TUTTO IL CSM”

Ed è qui che arriva la soluzione suggerita dal direttore Maurizio Belpietro su La Verità: “In pratica, i giudici che dovrebbero decidere dei comportamenti scorretti dei magistrati rischiano di finire imputati. Da censori a probabili censurati. E siccome non si possono aspettare i tempi della giustizia per sapere se chi deve giudicare è al di sopra delle parti o invece direttamente coinvolto, Mattarella dovrebbe fare l’unica cosa possibile, ovvero sollecitare le dimissioni di tutti, invitando il Parlamento a varare una seria riforma del Csm, che ponga fine al gioco delle correnti della magistratura. Avrebbe dovuto farlo tempo fa, con lo scandalo sollevato dal caso Palamara, ma è ancora in tempo per rimediare”.

Leggi anche: Se anche il Giornale (di Angelucci e Berlusconi) bacchetta Salvini e Tajani

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su