Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Matteo Renzi: con i tre ex premier Elly Schlein dovrà fare i conti per disegnare il nuovo centrosinistra
Un trattino può fare la differenza. In politica soprattutto. La pensa così Paolo Gentiloni, ex premier e commissario europeo uscente e il cui campo di gioco è sempre stato quello del centrosinistra. Senza trattino, appunto. Dalla Margherita rutelliana al Pd veltroniano fino a quello di Elly Schlein.
COSA FARA’ IL COMMISSARIO USCENTE GENTILONI FINITO IL MANDATO?
In tanti si chiedono cosa farà Gentiloni una volta concluso il suo mandato. Domande che partono da lontano. Basti pensare a cosa scriveva più di un anno fa, il 2 luglio 2023, Francesco Verderami sul Corriere della Sera: ‘…c’è chi vorrebbe Gentiloni in un ruolo squisitamente politico, come “federatore di un nuovo centrosinistra”, capace di raccogliere il testimone lasciato da Romano Prodi e destinato a guidare un rassemblement competitivo nella sfida con il centrodestra’. Le settimane passano, le elezioni europee si sono svolte, ed eccoci arrivare al dunque: cosa farà Gentiloni? Federatore? Presidente del Pd?
Intanto due concetti chiave: spirito unitario e cultura di governo. Così Paolo Gentiloni dipinge il futuro del centrosinistra italiano, traendo ispirazione un po’ dalla Francia del Nouveau front populaire e un po’ dalla Gran Bretagna di Keir Starmer. Il commissario europeo all’Economia, a poche settimane dalla scadenza del suo mandato, non si sottrae dal confronto sulla rotta che Pd e alleati sono chiamati a tracciare per sfidare il centrodestra. “Quello che serve è la convergenza intorno a un programma di governo di centrosinistra”, spiega. Dove il “centrosinistra” è inteso assolutamente “senza trattino”. Alle voci che si rincorrono su un suo ipotetico ruolo di federatore della coalizione che verrà o su un possibile avvicendamento alla presidenza del partito, l’ex premier non risponde.
NO A CONTRAPPOSIZIONI CON ELLY SCHLEIN
Nessuna intenzione di entrare in contrapposizione con Elly Schlein, dunque. Né di mettere in discussione la guida di un campo largo in divenire. La posizione che potrà assumere Gentiloni resta una questione aperta per il Pd, ma per ora il commissario europeo uscente preferisce volare alto. Ha preso posizione, sì. Ma sulle linee di indirizzo. Per Gentiloni “è il momento di tornare a parlare di centrosinistra”.
Con riferimento alla situazione francese, l’unità del Nuovo fronte popolare è stata indispensabile, ma non sufficiente. “Non affido grandi prospettive a questa alleanza, fatico a vedere convergenze tra socialisti e Melenchon”, ha spiegato il commissario. Secondo cui delle chance, in Francia, si aprono solo se nello schieramento di sinistra prevarrà una leadership riformista. La lezione inglese, invece, è chiara: “prima il Paese del partito”. Cultura di governo, insomma. Ma non solo. “I laburisti inglesi hanno messo la questione del lavoro al centro, disconnettendosi dal legame con i sindacati”, ha chiosato Gentiloni.
RIPARTIRE DAI TEMI, LA BATTAGLIA SULLA QUESTIONE SALARIALE
Che rilancia la battaglia sulla questione salariale, “al di là del salario minimo”, e quella sui livelli di occupazione femminile. “L’ispirazione di governo comporta avere a che fare anche le questioni aperte dell’immigrazione e della sicurezza”, chiosa. “La convergenza c’è”, secondo Gentiloni. Il programma di governo, invece, è ancora tutto da costruire.
RENZI: “VOGLIO FARE L’ALA BLAIRIANA DEL CENTROSINISTRA”
Poi c’è Renzi, il premier che portò il Pd al 40 per cento alle Europee del 2014, che sta vivendo una nuova stagione politica. Fallito, a detta sua, il progetto o la scommessa del Terzo polo, secondo il leader di Italia Viva non ci sono altre alternative – in questa fase politica – dall’essere l’ala riformista del centrosinistra.
“Poiché ho fondato Italia Viva nel 2019, l’ho portata alla crisi di governo del 2021, ne ho assunto la presidenza in assemblea nel 2022, ho vinto il congresso del 2023 ebbene ho il dovere di fare una proposta, non solo il diritto”. Matteo Renzi ha confermato che “per me essere riformisti significa incidere nella realtà” ribadendo che “per incidere bisogna stare a destra o a sinistra”. “Io voglio fare l’ala blairiana della coalizione di centrosinistra. Rispetto chi non la pensa come me, ma intanto dico la mia, forte e chiaro”, ha confermato il leader Iv.
Su una cosa di sicuro c’è piena assonanza del Pd con alcune delle ultime riflessioni fatte da Renzi e cioè che l’indicazione del premier spetta al leader del primo partito. E tra i dem, non sembrano esserci tentennamenti né dissidenze sul punto.
CONTE E RENZI, IL GATTO E LA VOLPE
Infine c’è Giuseppe Conte, da sempre alti e bassi con Elly Schlein più per necessità e tattica politica che altro. Schlein e Conte sono stati la coppia d’attacco titolare della Nazionale dei rappresentanti politici durante la Partita del Cuore. Coppia che a tratti è diventata anche un tridente con l’aggiunta del trequartista Matteo Renzi. Proprio quel Renzi che si è sempre vantato di aver mandato a casa durante la pandemia l’allora premier Conte per consentire l’arrivo di Mario Draghi. Non a caso fasi storiche della politica di qualche anno fa ricordate proprio dal leader del M5S per rimandare al mittente (ovvero Renzi) qualsiasi ipotesi di avances politica.