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Il passo (tardivo) di Biden nel luna park Usa

La decisione di Biden viene giudicata da tutti ormai obbligata e inevitabile, pesano invece i dubbi sulla tempistica e sul nome di Kamal Harris. Basterà per sconfiggere Donald Trump?

“Addio”, “Bye bye”, “Biden si arrende”. I quotidiani italiani sono concordi, anche nei titoli, sulla decisione del presidente americano in carica di rinunciare alla corsa alla Casa Bianca, lanciando allo stesso tempo la sua vice Kamala Harris nella sfida contro Donald Trump. Una scelta “inevitabile”, come scrive Massimo Gaggi nel suo editoriale sul Corriere della Sera, “una decisione attesa, ma che ha lasciato per troppo tempo non solo il partito democratico, ma tutti gli Stati Uniti alla mercé dell’umanissima reticenza di un leader planetario divenuto — non sappiamo quanto gradualmente o se per un crollo improvviso — un anziano ancora in grado di intendere e volere, lucido per la maggior parte del tempo, ma mentalmente sempre più lento. E forse non più in grado di valutare pienamente la conseguenza delle sue esitazioni”.

PASSO INDIETRO DI BIDEN “INEVITABILE”, FORSE TROPPO TARDI?

Adesso i democratici non possono che guardare avanti, con il dilemma se non sia ormai troppo tardi. Lo sottolinea lo stesso Gaggi, spiegando che “al di là delle forzature e dell’enfasi del momento, rimane tutto da vedere se, partendo con tanto ritardo e con la difficoltà di trovare un accordo sul vice da inserire nel ticket di Kamala Harris, i democratici riusciranno a imbastire una campagna efficace”. E lo ribadisce anche Vittorio Sabadin nell’editoriale sul Messaggero ‘Scelta obbligata, forse tardiva’: “II ritiro di Joe Biden è arrivato con grande ritardo, a meno di un mese dalla Convention del partito democratico. Lo avesse deciso prima, ci sarebbe stato il tempo di trovare un candidato con maggiori probabilità di sconfiggere Donald Trump”.

KAMALA NON CONVINCE. SU BIDEN IL DERBY OBAMA-CLINTON

Kamala Harris quindi non convince del tutto, né i democratici e né i sondaggisti. Nonostante l’endorsement di Biden la sua candidatura non è scontata. E già impazza il toto mister X. Che potrebbe essere anche una lady. Il sogno sarebbe Michelle Obama. E proprio loro, gli Obama, sono al centro delle varie ricostruzioni della stampa mondiale.

Il Giornale, che titola il suo editoriale ‘Il centro del mondo è un luna park’,  scrive poi in un retroscena che “poco prima dello storico passo indietro di Joe Biden come candidato democratico nella corsa per la Casa Bianca, sulla sponda sinistra del Potomac era in corso un derby dei pesi massimi: Barack Obama e Nancy Pelosi contro Bill e Hillary Clinton. Un derby incentrato proprio sul futuro politico dell’attuale comandante in capo, dove il 44esimo presidente americano e l’ex speaker della Camera si sarebbero uniti al coro di chi chiedeva che il presidente in carica si ritirasse dalle elezioni per avere più possibilità di battere Donald Trump”. Il 19 agosto alla convention dei democratici sapremo come andrà a finire.

IN ITALIA MAGGIORANZA IN FIBRILLAZIONE E ARRIVA IL WARNING DI FDI

Non vanno meglio le cose sul fronte italiano. Sono ancora evidenti le scorie tra i partiti di maggioranza per il voto che ha portato al bis di von der Leyen alla Commissione europea. Continuano le tensioni tra Forza Italia e Lega, con i due rispettivi capigruppo alla Camera – Barelli e Molinari – che da un lato provano ad abbassare i toni e dall’altro rivendicano le scelte fatte.

In un’intervista al Corriere della Sera il capogruppo della Lega premette che il governo è solido per poi dire basta alle punzecchiature, replicando alle critiche dell’alleato forzista Antonio Tajani sull’irrilevanza della Lega in Ue dopo il voto dei nuovi vertici. “Faccio io una domanda” a Tajani, afferma Molinari, “quanto conta FI dentro il Partito popolare se la scelta finale è andata nel segno della continuità, per di più con l’allargamento ai Verdi, e non c’è stato lo spostamento a destra con il coinvolgimento dei Conservatori?”.

A mezzo stampa gli risponde Barelli, in un’intervista sul Tempo. Il capogruppo di Forza Italia minimizza (con qualche stoccata) le polemiche con la Lega (“Noi siamo per l’interesse dell’Italia”) e poi rivendica che “le nostre richieste sono già entrate nel programma di von der Leyen”.

In tutto ciò è arrivato il warning del vicecapogruppo di FdI Raffaele Speranzon, con parole nette e inequivocabili: “Registriamo una certa fibrillazione determinata dalla campagna elettorale per le europee, con qualche straccio che è volato per la scelta della presidente della commissione. Noi faremo il possibile affinché ci sia la piena disponibilità da parte degli alleati a realizzare il programma elettorale per cui siamo stati eletti nei tempi previsti. Abbiamo un calendario d’Aula fittissimo e delle riforme da portare avanti. Se dovessimo riscontrare una direzione diversa da questa, porremo una questione politica all’interno della coalizione”.

A buon intenditor…

Leggi anche: Chi è Kamala Harris, la sfidante (?) di Trump nella corsa alla Casa Bianca

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