Von der Leyen è stato rieletta alla guida della Commissione europea, Fratelli d’Italia ha votato contro dopo il sostegno garantito dai Verdi e per la nostra stampa si preparano tempi duri per l’Italia e la Meloni che è fuori da tutto
Alla fine i giochi si sono chiusi come sapevano tutti fin dall’inizio, bisognava solo capire la “portata” della riconferma di Ursula von der Leyen. La sua vittoria, a favore 401, contro 284 e 15 astenuti, scrive Adriana Cerretelli sul Sole24ore “appare più figlia della cintura sanitaria europeista eretta nell’emiciclo attorno ai gruppi di estrema destra, riedizione del fronte repubblicano che ha stoppato il lepenismo in Francia, che di politiche convincenti e credibilità personale e istituzionale guadagnate sul campo a Bruxelles”.
QUELLA DI MELONI UNA SCELTA CHE SA DI RESA
Sarà, ma di fatto, per cantarla come Caparezza oggi Giorgia è fuori dal tunnel del divertimento. Eh sì perché la scelta della leader di Fdi di non condividere “il merito e il metodo” della rielezione di Ursula “è piuttosto una resa, la presa d’atto che quanto richiesto non è stato ottenuto” come scrive Marco Iasevoli nel suo commento per Avvenire che aggiunge: “la confusione degli ultimi giorni e delle ultime ore di Fratelli d’Italia è lì a testimoniare una reale indecisione della premier Giorgia Meloni, rimasta vittima di una strategia di cui tanti amici l’avevano messa in guardia: non si possono giocare le partite europee sovrapponendo i due cappelli della posizione di governo e della leadership politica”. Perché appunto il rischio è di restare fuori dai giochi, dal “divertimento”.
ITALIA TAGLIATA FUORI DALLA CABINA DI REGIA EUROPEA
E’ stata una “vittoria della normalità”, così l’ha definita nella sua analisi Paolo Valentino sul Corriere della Sera e anche qui, più che concentrarsi sulla proposta di Ursula, si prende di mira e si giudica la leader di Fdi. “Messa di fronte a un bivio, Meloni ha deciso di non varcare il Rubicone” – scrive l’editorialista del quotidiano diretto da Luciano Fontana “ha scelto, cioè di non entrare definitiva-mente nel mainstream europeo, pur di non sganciarsi dal fronte sovranista che ha puntato tutto sull’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca”. Una scelta “identitaria” che per il Corriere della Sera è “piena di rischi e incognite. Non solo e non tanto nella partita dei commissari: l’Italia resta l’Italia e comunque alla persona designata da Roma von der Leyen affiderà un portafoglio significativo, anche se non c’è più spazio per una vicepresidenza esecutiva. Il problema vero è che in questo modo l’Italia si taglia fuori dalla cabina di regia, dove invece la fragilità politica di molti governi europei, dalla Germania alla Francia, ci offriva spazio di manovra”.
TAJANI SI SMARCA E RIVENDICA LA COERENZA DI FORZA ITALIA
Insomma la scelta di Meloni di non essere della partita è letta in modo quasi univoco dai quotidiani italiani, La Stampa titola che “Meloni sta a guardare”, la Repubblica “L’Europa è di Ursula, Meloni le vota contro e si isola” e il Messaggero parla di “un bis senza Meloni”. E la leader di Fdi deve stare attenta anche sul fronte interno, infatti è Antonio Tajani, ministro degli esteri e segretario di Forza Italia in un’intervista a La Stampa a rivendicare la stabilità e la coerenza del suo partito. “Se Von der Leyen non fosse stata rieletta – ha spiegato – sarebbe stato il caos, i mercati ci avrebbero punito e i cittadini ne avrebbero pagato il prezzo”. E sull’altra sponda c’è anche chi irride alla Meloni è il generale Roberto Vannacci che intervistato dal Foglio dice: ““Ci ha messo un po’, ma finalmente la premier si comporta come noi patrioti”.
A VIA DELLA SCROFA SI PUNTA SULLA COLLABORAZIONE, COME CON DRAGHI
E lei, Meloni, che ne pensa di tutto ciò? A leggere la stampa più filogovernativa la lettura è politica. Libero titola sul “bidone verde” ovvero sul fatto che Ursula si sia venduta alla sinistra così come il Giornale e con Alessandro Sallustri scrive: “non è entrata ma non ha rotto completamente i ponti con il nuovo esecutivo”. Sarà ma se per Claudio Velardi direttore del Riformista quello commesso da Meloni è “peggio di un crimine, è un errore” alla fine per capire come si sente la leader di Fdi non restano che i retroscena politici come quello di Repubblica: “Ora a via della Scrofa c’è chi dice: «Saremo collaborativi. Faremo come con Draghi». Ma non è certo così che la premier sognava di ritrovarsi dopo le Europee. Perché nonostante il 28 per cento guadagnato in Italia, i suoi Conservatori hanno perso pezzi e su von der Leyen hanno votato in ordine sparso. FdI diventa marginale”. E si apre tutta un’altra partita, quella delle nomine dei commissari, forse li si vedrà se Giorgia potrà rientrare nel tunnel del divertimento.