Cosa è accaduto nelle ore precedenti le operazioni di voto che hanno portato alla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue?
Ursula von der Leyen ce l’ha fatta. Grazie a 401 voti ottenuti dal Parlamento europeo, guiderà la Commissione Ue per altri cinque anni. E questo nonostante Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa ed espressione della premier Giorgia Meloni, abbia votato contro.
5 more years.
I can’t begin to express how grateful I am for the trust of all MEPs that voted for me. pic.twitter.com/d9n3yfIVtS
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 18, 2024
Negli ultimi giorni tutti i riflettori erano puntati proprio su FdI, che fino all’ultimo non ha rivelato come avrebbero votato i propri eurodeputati. La maggior parte degli addetti ai lavori dava per scontato che alla fine i meloniani avrebbero dato il proprio placet per l’Ursula bis.
LA PRIMA VOLTA CHE IL PRINCIPALE PARTITO ITALIANO, AL GOVERNO, VOTA CONTRO IL PRESIDENTE DESIGNATO
E’ la prima volta che il principale partito italiano, al governo, non vota a favore del presidente designato.
Per la prima volta nella sua storia, la maggioranza di governo italiana vota contro la candidata Presidente alla Commissione Europea
— Marco Castelnuovo (@chedisagio) July 18, 2024
La premessa, d’obbligo, è che a livello governativo nel corso dell’ultimo Consiglio europeo Giorgia Meloni, in qualità di presidente del Consiglio, non si era opposta alla candidatura di von der Leyen. Non l’aveva neppure sostenuta, ma si era astenuta.
Oggi al Parlamento a votare erano le singole delegazioni all’interno delle rispettive famiglie politiche. Per cui Forza Italia, perno del Ppe, ha votato convintamente a favore della conferma di von der Leyen, mentre la Lega ha votato convintamente contro.
COSA E’ AVVENUTO NELLE ORE PRECEDENTI LE OPERAZIONI DI VOTO?
Cos’è avvenuto quindi nelle ore immediatamente precedenti le operazioni di voto che ha portato FdI a schierarsi contro la candidata tedesca del Ppe? “Le ragioni del clamoroso strappo nei 24 eurodeputati di Fdi sono tutte da analizzare” scrive Monica Guerzoni sul sito del Corriere della Sera. “Di certo – aggiunge – Giorgia Meloni fino all’ultimo non ci ha messo la faccia, ha deciso di non decidere e poi, quando finalmente ha rotto gli indugi, ha preso ancora tempo prima di comunicare la sua scelta (…) L’imbarazzo ai piani alti del governo è forte e palpabile. Antonio Tajani, prima di far votare convintamente per «Ursula» i parlamentari di Forza Italia, ha mediato tra la premier italiana e la presidente uscente e ha sperato fino all’ultimo in un si dei meloniani. Ma questa partita l’ha vinta Matteo Salvini, il cui pressing contro ogni «inciucio» è riuscito a mettere in grande difficoltà la leader della destra italiana”.
IL NO DI FDI A VON DER LEYEN NEL NOME DELLA “COERENZA”..
“Nel nome della coerenza – prosegue Guerzoni -, Giorgia Meloni ha spostato il suo partito nell’area di attrazione dei sovranisti che strizzano un occhio a Putin e l’altro a Trump, schierandolo tra il Ppe e i Patrioti: i parlamentari di Fdi hanno votato come quelli di Orbàn, di Salvini, di Le Pen”.
Stesso richiamo alla “coerenza” fatto da Lorenzo De Cicco su Repubblica.it: “Non era questa la prospettiva che sognava Meloni prima delle Europee. L’accordo tra von der Leyen e i Verdi l’ha resa marginale, nonostante l’alto tasso di franchi tiratori previsto e puntualmente verificatosi nel pallottoliere strasburghese. Il rischio era l’irrilevanza. E così è stato. Alla fine, alla premier è rimasta solo la “coerenza”. Dunque votare no, come suggeriva il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, contro altri big del partito, restava l’unica opzione per non farsi scavalcare a destra da Salvini. Anche l’idea di una vicepresidenza esecutiva per l’Italia – in pole per la commissione c’è sempre Raffaele Fitto – pare definitivamente tramontata”.
…E NEL NOME DI TRUMP
A pesare molto probabilmente è stato anche quanto sta accadendo negli Usa, con Donald Trump lanciato verso il ritorno alla Casa Bianca. Un appoggio acclarato alla maggioranza Ursula II, con socialisti e Verdi, avrebbe voluto dire lasciare ai Patrioti (da Orban a Le Pen fino a Salvini) l’esclusività del filo diretto col probabile futuro presidente degli Stati Uniti d’America.
Sintesi: ha scelto Trump
— nomfup (@nomfup) July 18, 2024
PROCACCINI (FDI), IL SI’ A URSULA CONTRARIO AI NOSTRI PRINCIPI
A metterci la faccia, quindi, sono stati in prima battuta i colonelli di FdI a Strasburgo, Nicola Procaccini e Carlo Fidanza. “Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro ad alcuni dei nostri principi. Alcune tematiche ci hanno reso impossibile votare a favore” ha spiegato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente di Ecr, Nicola Procaccini “D’altra parte vogliamo avere un rapporto estremamente costruttivo”, ha aggiunto Procaccini evidenziando che nel corso della legislatura “la partita si giocherà sui contenuti”.
“APERTURA AI VERDI MOTIVO PER NO A VON DER LEYEN”
“E’ chiaro che questo tentativo che c’è stato alla fine di portare a bordo i Verdi ha sbilanciato ulteriormente la narrazione di von der Leyen, quei Verdi che son stati i principali sconfitti di queste elezioni. Il fatto che Ursula von der Leyen si sia messa in mano ai più grandi sconfitti delle ultime elezioni racconta che qualcosa non ha funzionato” ha rilevato Procaccini, precisando allo stesso tempo che “ovviamente auguriamo buon lavoro a von der Leyen e cercheremo di collaborare nella maniera più efficiente possibile, mantenendo grande attenzione ai contenuti”.
FIDANZA (FDI): “LA SCELTA DEL VOTO IN STRETTO CONTATTO CON GIORGIA MELONI”
– “La delegazione di Fratelli d’Italia, in stretto contatto anche con il presidente Giorgia Meloni, dopo un’approfondita analisi dei passaggi degli ultimi giorni, dopo aver ascoltato il discorso della presidente candidata questa mattina, ha deciso di non sostenere la rielezione di Ursula von der Leyen” ha rivelato il capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, in un punto stampa.
“Lo abbiamo fatto pur avendo apprezzato in questi mesi lo spirito collaborativo che ha caratterizzato il rapporto tra Ursula von der Leyen, il governo italiano, il presidente Meloni su alcuni temi. In particolar modo pensiamo all’attuazione del Pnrr e anche alla svolta che c’è stata grazie all’impulso del Governo italiano sulle tematiche migratorie, l’attenzione alla dimensione esterna, agli accordi che sono stati realizzati con i paesi del Nord Africa per contenere l’immigrazione irregolare.
E ciononostante le scelte che sono state fatte in questi giorni la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra allargato fino ai Verdi che sono arrivati addirittura ad annunciare un loro voto a favore della presidente von der Leyen hanno reso impossibile un nostro sostegno a una sua riconferma perché riteniamo che non venga dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno e che non viene recepito in alcun modo dagli impegni programmatici della presidente von der Leyen e della maggioranza che oggi l’ha sostenuta in quest’Aula”, ha aggiunto.
IL FIATO SUL COLLO DI LEGA E PATRIOTI E L’INDIGERIBILE ESULTANZA DEI VERDI
Al netto dei possibili accordi diretti tra Meloni e von der Leyen sulla futura composizione della Commissione europea, è importante riavvolgere il nastro per capire come all’interno di Fdi si sia arrivati a questa drastica decisione.
Alcuni elementi sono indicativi, ovviamente non determinanti. Basta ad esempio evidenziare il crescendo di tweet nel corso della mattinata di Claudio Borghi, tra i leghisti più vicini a Matteo Salvini, che giudicava letteralmente “invotabile” von der Leyen. Le parole di VDL sul Green deal hanno fatto infuriare anche il presidente di Confedilizia, associazione da sempre vicina al sentiment della destra.
#vonderLeyen #NOURSULA #Invotabile https://t.co/LXEv1d6kLx
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) July 18, 2024
Mentre hanno esultato i Verdi (il cui annuncio di entrare in maggioranza potrebbe essere stata la goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso).
— Michael Bloss (@micha_bloss) July 18, 2024
Per finire con il lepenista Bardella, leader dei Patrioti, nella gara a chi è più coerente, più a destra: “Parte dell’Ecr” ha “consentito insieme ai Verdi e ai Macronisti, la riconferma di Ursula von der Leyen. I Patrioti per l’Europa saranno durante questo mandato l’unico gruppo patriottico ad opporsi risolutamente al Green Deal, al Patto sulla Migrazione e alla dissoluzione delle nostre Nazioni”, ha concluso.
Une partie d'ECR et le PPE, dont font partie les LR, ont permis, main dans la main avec les Verts et les macronistes, la reconduction d'Ursula von der Leyen.
Les @PatriotesEurope sera, au cours de ce mandat, le seul groupe patriote à s'opposer résolument au Green Deal, au Pacte…
— Jordan Bardella (@J_Bardella) July 18, 2024